Capitolo 6

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"Buongiorno!" Esclamai sorridente, facendo irruzione nella stanza e interrompendo momentaneamente il loro dialogo. 

"Buongiorno, tesoro" Rispose Edward, rivolgendomi un caloroso e sincero sorriso, capace di farmi sciogliere il cuore. Ricambiai il sorriso e mi avvicinai a lui, andando a sedermi sulle sue gambe, come al mio solito. Solo quando mi sedetti vidi un'espressione contrariata e preoccupata aleggiare sul volto di mia madre. Le rivolsi una sguardo interrogativo, come per chiederle spiegazioni e lei con un semplice cenno del capo mi fece capire che me ne avrebbe parlato in seguito, quando fossimo rimaste sole, probabilmente. 

"A che punto è arrivata l'indagine?" Chiese mia madre sospirando, dopo alcuni istanti di silenzio.

"Ad un ottimo punto, direi. Ieri notte una pattuglia ha avvistato un uomo sulla quarantina aggirarsi nei paraggi della casa. L'uomo è stato condotto nella centrale, a breve sarà soggetto ad un interrogatorio." Rispose prontamente. Sussultai lievemente a quelle parole. Possibile che quell'uomo potesse essere la causa dei miei tormenti? Non sapevo, ma non m'importava più di tanto. L'unica cosa che desideravo, e che m'importava realmente, era che qualcuno ponesse una fine a quell'incubo tremendo ed irreale. 

"Ora devo andare, vorrei assistere all'interrogatorio." Ci congedò, dopo alcuni secondi di silenzio intrisi di alta tensione. Annuii distrattamente, confusa dalle nuove informazioni appena ricevute, e mi alzai in piedi, permettendogli dai alzarsi. Lui salutò mia madre cordialmente con una calorosa e rassicurante stretta di mano e successivamente salutò me con un semplice bacio a stampo sulle labbra. Quando se ne andò sulla stanza calò un freddo e fastidioso silenzio carico di tensione, ansia, rabbia e preoccupazione. Ricordo bene che fu mia madre a spezzare quel silenzio, con delle fredde e dure parole. 

"Non mi fido dei suoi atteggiamenti, non mi fido delle sue parole. Oggi pomeriggio andremo nella stazione centrale della polizia e chiederemo delle spiegazioni." Tacque per un attimo ed alzando un sopracciglio le rivolsi uno sguardo interrogativo. Lei se ne accorse e continuò. "Non posso affidare la vita di mia figlia nelle mani di una persona senza controllare la situazione generale. E comunque vorrei controllare personalmente il lavoro che sta svolgendo." Disse, concludendo il suo breve discorso. Annuii semplicemente perché mi accorsi che aveva ragione. In fondo, dov'era il problema? Voleva solo controllare il proseguimento delle indagini. 

Il resto della giornata proseguì tranquillamente, non ricevetti nessuna chiamata e mia madre fortunatamente non riprese più l'argomento, non fino alle 17.30, ora in cui mia madre venne nella mia camera per dirmi che da lì a poco saremmo andate in centrale. Mi limitai ad annuire ed in pochi minuti cambiai il mio abbigliamento, indossando dei semplici pantaloncini di jeans, una maglia bianca con delle scritte nere e delle semplici converse grigie. Un abbigliamento molto semplice ma adatto alla mia personalità. 

"Blaire, possiamo andare?" Mi chiese sbuffando mia madre pochi minuti dopo. Odiava aspettare ed un questo ho preso da lei. Infatti anch'io odio aspettare ed odio maggiormente le persone ritardatarie, per questo ne stavo quasi sempre alla larga. 

"Arrivo!" Risposi sorridendo. Infilai il cellulare nella tasca posteriore dei pantaloncini ed andai in cucina, dove mi aspettava mia madre. 

"Andiamo in macchina o a piedi?" Chiesi, mentre mia madre chiudeva a chiave la porta d'ingresso. 

"A piedi, camminare non ci farà male." Rispose semplicemente. Annuii silenziosamente e m'incamminai al fianco di mia madre. Di tanto in tanto le rivolgevo qualche occhiata e notavo sul suo splendido  volto un'espressione seria e preoccupata. D'altronde, sul mio volto albergava la stessa espressione. 

Circa una ventina di minuti dopo arrivammo davanti alla stazione centrale della polizia. Rilasciai un profondo respiro prima di entrare e strinsi forte la mano di mia madre, poiché da quando ero piccola mi trasmetteva un senso di sicurezza che solo lei sapeva darmi. 

Non ricordo esattamente cosa mi aspettavo di sentirmi dire. Forse mi aspettavo un interrogatorio, non ricordo. Mi sarei aspettata di tutto, ma non le parole che quel giorno Paul, un poliziotto, nonché il migliore amico di Edward, mi disse. 


*Spazio Autrice*

Heii! Ne è passato di tempo, vero? 

Scusate se non ho aggiornato le mie due storie, ma non avevo una connessione internet.. ma ora sono tornata!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che stiate trascorrendo una bella estate :)

Votate e commentate se vi va :)

Alla prossima! :)

-Gsxx



My Stalker.[In revisione]Where stories live. Discover now