Prologo

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Come al solito ero sola in casa. Mentre stavo lì, sdraiata sul mio comodo letto decisi di sbloccare il display del cellulare per controllare l'ora: erano solamente le 16.30 del 16 luglio, ed io oltre a morire di caldo, rischiavo di morire a causa della troppa noia. Le mie amiche erano fuori città ed i miei genitori non sarebbero tornati prima delle 19.00, fantastico, no?

Per spezzare la noia, decisi di inviare un messaggio ad Ed, Edward, il mio migliore amico.

'Hei, Ed. Lavori?' Inviai. Ed aveva 25 anni, otto anni in più rispetto a me. I miei genitori inizialmente facevano fatica ad accettare la nuova figura maschile nella mia vita, ma quando scoprirono che lavorava presso la polizia della mia piccola cittadina, iniziarono a stravedere per lui.

'Sì, piccola. Mi dispiace.. :(.. magari ci sentiamo dopo.' La sua risposta non tardò ad arrivare e sorrisi come un'ebete al soprannome che mi aveva affidato. Bloccai il display del telefono e desiderai intensamente che lui fosse accanto a me. Amavo quando con le sue forti braccia muscolose cingeva i miei fianchi, mi sentivo protetta ed al sicuro.

Purtroppo, i miei pensieri su di lui furono interrotti dall'odiosa suoneria del telefono fisso. Controvoglia abbandonai momentaneamente il mio comodo letto ed andai cucina.

"Pronto?" Chiesi, alzando la cornetta scura del telefono.

"Ciao Blaire, sono la mamma. Oggi io e papà torneremo più tardi del previsto, okay?" Rispose.

"Okay" Sbottai infastidita, prima di chiudere la chiamata. Erano sempre e costantemente al lavoro, quindi la cosa non mi soprese più di tanto. 

Con passi larghi e veloci tornai nella mia camera e mi buttai di peso sul letto. Ma purtroppo, la mia pace venne interrotta nuovamente pochi minuti dopo, dalla stessa odiosa suoneria. Borbottando tra me e me, tornai in cucina.

"Pronto?" Chiesi.

"Blaire, sono di nuovo io -" Alzai gli occhi al cielo "Non torneremo per cena. Ricorda che devi chiamare la nonna Rose, dare da mangiare al gatto ed accendere la lavabiancheria alle 17 in punto. Chiaro?"

"Sì" Risposi, anche se avevo ascoltato solamente la metà delle cose che aveva detto.

"Perfetto! Io devo andare, ci sentiamo dopo." Disse, ma non risposi e riattaccai.

Tornai a letto, ma quando il telefono fisso ricominciò a squillare decisi di non rispondere, ma il mittente della chiamata era insistente e nonostante i miei vani tentativi di far finta di niente, lei o lui continuava insistente a chiamarmi. Alla fine, esasperata abbandonai il letto e mi diressi in cucina.

"Cosa c'è ancora?!" Chiesi, con un tono scontroso, sicura che mi stesse chiamando mia madre.

"Ragazzina, non osare parlarmi in questo modo." Ringhiò una voce roca, maschile.

"Chi parla?" Chiesi, sicura di non aver mai sentito prima d'ora quella voce.

"Non importa chi io sia. Importa dove io sia." Rispose.

"Cosa?" Chiesi confusa. "Cerca forse i miei genitori? Non sono in casa al momento.." Continuai.

"No, piccola. Sono interessato a te. So bene che al momento sei in casa da sola. Dio, quei pantaloncini neri ti stanno così bene.." Rispose, con lo stesso tono rauco e distaccato. Il sangue mi si gelò nelle vene. Chi era costui? E come diavolo faceva a sapere che indumento stessi portando?

"Chi sei? E cosa diamine vuoi da me?!" Chiesi, alzando il tono di voce, con il respiro affannato. L'uomo si limitò a scoppiare in una fragorosa risata.

"Lo scoprirai presto, tesoro." Disse, dopo interminabili secondi di silenzio. Quella fu l'ultima cosa che mi disse, poi riattaccò.


*Spazio Autrice*

Eccomi alle prese con una nuova storia! Se vi va, ditemi cosa ne pensate e ditemi se volete che continui la storia :).. alla prossima! :)

-Gsxx


My Stalker.[In revisione]Where stories live. Discover now