CAPITOLO 8

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*La mattina seguente*
La mattina fui svegliata da Taylor. Non avevo molta voglia di alzarmi, ma lo feci lo stesso.

Dopo essermi preparata, con molta difficoltà, raggiunsi i miei genitori in cucina.
-Ecco la tua colazione preferita: bacon e uova strapazzate- disse mia madre mentre me la mise nel piatto. Spillunzicai qualcosa di malavoglia, giusto per farla contenta.

-Michelle, stai bene? Mi sembri strana- mi disse mio padre. Non mi piaceva essere chiamata con il mio secondo nome e lui lo sapeva bene.
-Chi mi accompagna a scuola?- chiesi ignorando del tutto la sua domanda.
-Vengono a prenderti le ragazze. Cosi non ti creerò più imbarazzo di quello che già non hai- disse mia madre.
-Grazie mamma.- dissi sinceramente. Già che sarebbe stato imbarazzante ritornare a scuola in sedia a rotelle, figuriamoci se mi avesse accompagnato mia madre.

Fui distolta da quella conversazione con me stessa dal suono del campanello. Stava a indicare che erano arrivate.

Mi fiondai verso la porta, ma una volta resami conto che non ce l'avrei fatta ad aprire, mi fermati. Mia madre aprì al posto mio, e la cosa mi urtò molto il sistema nervoso.

Non ero più capace di fare nulla per conto mio, dipendevo interamente dagli altri.

-Dov'è la nostra novellina preferita? Andiamo e muoviamoci che se no si fa ritardo e chi chi li sente i prof!- disse Ally ridendo.
-Amore, oggi pomeriggio andremo insieme dalla psicologa, quindi niente impegni- disse mia madre. Io annuì. Era già da un po che andavo dalla signorina Jessett, ed ero riuscita ad aprirmi molto e a dirle cose che non avevo detto nemmeno a mia madre.

Arrivammo a scuola dieci minuti in anticipo cosi le ragazze mi accompagnarono nella classe di letteratura inglese. Appena entrai la professoressa si mise a fissarmi.
-Scusi prof le potrei chiedere come mai mi fissa?- le chiesi parecchio scocciata.
-Scuai signorina Jauregui, ma non sono abituata a vederla così ferma- disse la professoressa. Io la capii immediatamente; di solito ero sempre in piedi, che saltellavo da una parte all'altra. Era strano anche per me vedermi in questo modo.
- Scusi professoressa se le ho fatto questa domanda. Non dovevo essere cosi maleducata.- le risposi io. Lei fece un segno di noncuranza e mi fece accomodare al primo banco.

Nel mentre che la prof mi aiutava a sedermi sulla sedia suonò la campanella.
Le ragazze mi salutarono e si avviarono nelle loro classi, tranne Normani che rimase con me, visto che avevamo lezione insieme, e si mise accanto a me.

-Come stai Lern? Ti vedo parecchio taciturna.- mi disse abbracciandomi.
-È che non me ne va una giusta. Prima l'incidente che mi ha fatto perdere la memoria e poi questo che mi ha fermata su una maledetta sedia a rotelle!- dissi piangendo a dirotto. La prof mi vide e mi fece uscire insieme a Normani.

Si rimase a giro per i corridoi fino alla fine dell'ora, visto che non riuscivo a calmarmi. Piansi per tutta la mattinata, e Mani rimase sempre al mio fianco.

-Lauren lo sai che non ti fa bene tutto questo stress. Ti devi calmare.- mi disse Mani. Io la guardai e sospirai.
-Lo so Mani ma non ce la faccio a sopportare tutta questa merda. E i miei genitori non aiutano purtroppo.- dissi -E anche a scuola mi sento lo zimbello di tutti. Vorrei ritornare indietro nel tempo e evitare di tornare a casa a piedi, entrambi quei maledetti giorni- dissi iniziando di nuovo a piangere.

Alla fine saltai anche l'ora successiva e andai direttamente in mensa. Ci trovai Perrie e Jade che stavano chiacchierando allegramente. Mi avvicinai per prendere il mangiare, ma mi cadde il vassoio a terra.

-Aspetta. Ti aiuto io. Che cosa vuoi prendere?- mi chiese Jade.
-La pasta con l'uovo e l'insalata. Comunque grazie per l'aiuto Jade- le dissi. Lei scosse la testa. Andai al mio solito tavolo, sperando che non arrivasse nessuno ma non fu così.

-Ehi ragazza! Sei ancora viva vedo!- urlò Camila venendomi incontro. Io rimasi senza parole. Era dal giorno del mio incidente che la vedevo, visto che stamattina non era venuta con le altre a prendermi.
-Perche stamattina non sei venuta anche te? Ti aspettavo.- le dissi
- Perche ero in ritardo. E avrei fatto fare ritardo anche a voi. Ma se vuoi oggi pomeriggio mi posso far perdonare.- disse lei facendomi l'occhiolino.
-Amore oggi sono dalla psicologa. Ma se vuoi dopo le cinque posso venire da te cosi si sta fuori.- le risposi. -Che ne dici di sederti sulle mie gambe?- le chiesi sapendo già la risposta.
-Ma ti faccio male così. Non posso.- disse lei guardandomi terrorizzata.
-Se te lo dico non pensi che non mi farai nulla? Dai vieni così ti porto al tavolino.- le dissi prendendola e tirandola verso di me.

Wait! Don't Leave Me NowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora