Capitolo 25

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Suono il campanello della casa di mio padre alle 21 in punto e ho paura che non mi apra nessuno per via dell'ora. ‹Silvia?› dice mio padre. Forse crede di star sognando.
‹Si, sono io, posso entrare?› domando
Lui annuisce facendomi passare in casa. ‹Non sei scappata di casa› dice
‹No, non sono scappata di casa, solo che sono successe delle cose e ho bisogno di pensare, posso rimanere per qualche giorno?›
‹Certo sa che questa è anche casa tua›
Peccato che non la sento come casa mia.
‹Tua madre lo sa che sei qua?›
‹Le ho lasciato una lettera e tua moglie è a letto immagino›
‹No, abbiamo avuto una piccola crisi› dice
Un'altra separazione.
Nell'arco di dieci anni.
‹Quindi è finita?›
‹No, solo una piccola discussione›
Alzo le spalle. Sono fatti loro e non mi va di mettermi in mezzo in cose che non mi riguardano, ho già i miei casini da risolvere. ‹Sicuro che non disturbo?› dico
‹No però vorrei sentire tua madre per tranquillizzarmi› dico
‹Fai come ti pare› dico salendo le scale.
Sono così stanca che non disfago la valigia, la metto sulla scrivania e mi butto sul letto. Che giornata veramente di merda.
Ho chiuso con la mia migliore amica, che conosco da tantissimi anni e pensavo che non mi avrebbe mai mentito mettendosi con mio fratello alle mie spalle sapendo qual è il mio rapporto con lui e ho chiuso con l'unico ragazzo che abbia mai amato veramente. Forse ho preso troppo in maniera esagerata la mia decisione ma non ci ho capito nulla, mi sono messa nei panni di Jasmine e ho sentito il suo dolore.
Vorrei addormentarmi e rendermi conto che è stato tutto un sogno. ‹Silvia, hai cenato?›
‹Ho preso un pezzo di pizza alla stazione di Roma› dico
‹Allora buonanotte› dice ma prima di chiudere, ‹sono contento che sei venuta a stare da me, anche solo per riflettere›
‹Anch'io sono contenta› dico e mi sorprendo di averlo detto.
Sorride poi mi lascia dormire.

Non riuscivo ad addormentarmi e non ho fatto altro che girarmi nel letto. Stavo riflettendo di trasferirmi qua da mio padre e concludere l'anno scolastico in Abruzzo, così posso anche approfittarne per recuperare il rapporto con mio padre.
Così la mattina seguente dopo colaziono ho chiamato mia made per dirle la notizia e lei ovviamente si è arrabbiata.
‹Mamma sono maggiorenne posso decidere da me› dice
‹Ma ci hai pensato bene a questa decisione? Stai passando un brutto periodo ma non prendere decisioni affrettate› dice
‹Ci ho pensato bene e voglio terminare la scuola qua› dico
‹Come vuoi› dice
Ho dato uno sguardo ad alcune scuole che ci sono qua e ho trovato quella che fa il mio indirizzo, scienze umane. Si chiama Alessandro Manzoni e non sta neanche troppo lontano da casa. Decido di andarci a fare un salto.
‹Papà sto uscendo› dico ed esco.
‹Mi ha appena chiamato tua madre dicendo che vuoi trasferiti qua a studiare›
‹Si› dico
‹Sono contento di questa decisione ma ci ha pensato bene? Lasciare i tuoi amici?›
‹L'unica amica che avevo mi ha tradito fidanzandosi di nascosto con Giovanni›
Non dice niente.
Lo saluto e vado alla ricerca della mia futura scuola, intanto Martina mi riempiva la chat di note vocale e messaggi chiedendomi perdono perché crede che bastano dei semplici messaggi per farsi perdonare.



‹Sei sicura di trasferiti qua?›
‹Si, mi ha molto convinto› dico alla segreteria della scuola dopo avermi fatto fare il tour della scuola.
‹Bene, questi sono i fogli dell'iscrizione›
‹Grazie› dico
Prendo i fogli e in quel momento giunge dal corridoio un ragazzo con jeans strappati, felpa e cappello con visiera all'indietro. ‹Mattia che cosa ci fai fuori dall'aula?›
‹La prof mi ha cacciato› dice poi mi sorride, ‹nuova allieva?›
‹Può darsi› dico, ‹mi piace›
‹Comunque Mattia piacere›
‹Silvia›
‹Bel nome, ti si addice›
Perché tutti mi dicono che mi si addice? Pensano di farmi un complimento?
‹Classica battuta per conquistare le ragazze› dice la segretaria alzando gli occhi facendomi ridere.
Peccato che con me non funziona.
Non serve solo una semplice battuta per conquistarmi, deve avere anche un ciuffo biondo e occhi celesti. E non dimentichiamoci un microfono.
Li saluto e ritorno verso casa di mio padre e e qua mi aspetta una sorpresa
‹Che cosa ci fai qua?› domando
‹Dobbiamo parlare›
‹Io con te non voglio parlare› dico.


Portarmi Con Te, Decido Io La Rotta!Where stories live. Discover now