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Le mie orecchie non mi hanno ingannato, la voce appartiene alla mia ex migliore amica.

«Ciao Beatrice», dico seccata. La mia idea di non rivedere più la sua faccia, sembra essere sfumata nel momento in cui ho deciso di venire di nuovo a scuola. 
Era ovvio che l'avessi incontrata, non poteva sparire dalla mia vita con un battito di ciglia, sarebbe stato troppo semplice e al quanto impossibile.

«Vieni con me ti accompagno in classe», come poteva essere così calma dopo l'ultima discussione in cui ci siamo lasciate malamente.

Mi limito ad annuire e la seguo lungo il corridoio. Rimaniamo in silenzio fino a quando non arriviamo davanti alla porta della mia classe 3ª C, busso la porta, la voce del professore Bianco mi invita ad entrare. Aprendo la porta ed entrando all'interno della classe riscopro le mura biancastre imbrattate da alcuni segni lasciati dai vecchi alunni del liceo, parole e simboli che hanno utilizzato per rendere indelebili i ricordi delle loro giornate tra quei banchi di scuola.

Prendo posto al mio banco che noto con stupore vuoto, poco dopo al mio fianco si siede la mia compagna di banco, Beatrice.

Decido di non guardarla, voglio ascoltare con attenzione il professore mentre spiega le nozioni di chimica, anche se avendo perso le lezioni precedenti, non collego molto i concetti con gli ultimi studiati.

Il suono della campanella ci avvisa che l'ora di chimica si è conclusa.

Mi alzo dal banco e mi dirigo verso la scrivania salutando il Prof. Bianco, saluto i miei compagni e mi incammino verso l'aula dei professori, così avrei avuto la possibilità di salutare anche gli altri.

Essendo il cambio dell'ora ho poco tempo da dedicare ai miei professori, purtroppo non ci sono tutti, all'interno della sala incontro solo il Professor Colombo, il mio insegnante preferito, appena alza lo sguardo su di me si precipita ad abbracciarmi, non immaginavo tanto entusiasmo da parte sua, anche se sono la più brava nella sua materia: Cucina , durante le lezioni invece di elogiarmi mi sprona sempre a fare di più.

Si sono una pazza! Come può essere il mio Prof preferito se è quello che mi urlava dall'inizio alla fine dell'ora? Sarà che a me piace sempre dare il meglio di me stessa, quindi i suoi richiami mi davano quella carica in più.

Il mio obiettivo è solo uno: diventare una grande cuoca e ci riuscirò o almeno spero.

Ci perdiamo a chiacchierare sul programma, ho perso quasi due mesi di scuola, quindi mi devo rimettere in pari se voglio essere ammessa all'esame di qualifica.

Mancano solo tre mesi prima dello scrutinio finale, il professor Colombo è così gentile da stamparmi il programma, così da mettermi in pari, nel frattempo arriva anche il professor Bianco e mi porge anche lui il programma.

Dopo la tac di Mercoledì, saprò come devo affrontare tutto, se i risultati non saranno preoccupanti potrò decidere di tornare regolarmente a scuola se no valuterò di tornare lo stesso facendo assenze solo per eventuali esami.

Saluto i professori e percorro di nuovo il corridoio per poi arrivare all'uscita.

Mi volto di nuovo verso la scuola, non mi sono mai soffermata sulla struttura dell'istituto, è davvero grande e imponente, l'esterno è stato disegnato meticolosamente, l'interno e altrettanto meraviglioso. Un'insieme di semplicità ed eleganza.

Dopo tutto parliamo di cucina, una delle più belle arti del nostro paese, ancora sovrappensiero mi ritrovo a pochi passi da casa mia, cerco le chiavi nella tracolla ed apro la serratura.

Getto la tracolla e il giacchetto sul divano e mi fiondo in cucina, in cerca di qualcosa da mangiare.

Emozionata dall'idea di cucinare qualcosa mi accorgo che al mio pranzo ci ha già pensato mia madre, il mio umore precipita all'istante.

Cerco di non pensarci ogni giorno, ma il problema è sempre qui, osservo il colpevole: il braccio.

Il tumore è sempre qui, come posso pensare di dimenticarmene ed andare avanti? 

Ti prego Dio fai che non si sia diffuso, sopporterei addirittura la cura con la chemioterapia ma non credo che sopporterei mai l'idea dell'esportazione dell'arto.

Scaccio quei pensieri, accendendo la TV sul canale della musica e mi rilasso.

Apparecchio il tavolo per me, tiro fuori l'insalata mista preparata precedentemente da mia madre e degli involtini di bresaola avvolti in una morbidissima e freschissima ricotta.

Le giornate si stanno scaldando e la voglia di mangiare cose fredde si fa sentire sempre di più.

Lavo le posate e il piatto che ho sporcato, così da far trovare tutto apposto a mia madre per quando torna da lavoro, dopo quel piccolo ma enorme sforzo per me, mi accomodo sul divano facendo zapping con il telecomando, annoiata cerco il cellulare nella tracolla che ho lanciato prima poco più in là, mi allungo per prenderla e tiro fuori il telefono quando inizia a squillare.

Leggo il nome sul display "Stefano" sul mio viso si apre un sorriso.
Che fa? Mi legge nel pensiero, stavo proprio pensando di scrivergli, mi ha anticipato.
Rispondo alla chiamata, felice di sentire la sua voce dopo la lunga mattinata ci voleva proprio.

«Ciao pulce, come stai?»

«Ciao!! Tutto bene, sono da poco tornata a casa. Sono stata a scuola oggi».

«Bene, come è andata?»
«Bene, dai. Sono riuscita ad incontrare solo due professori però.»

«Stai così solo perché non sei riuscita ad incontrare tutti i professori? Non mi sembri tanto convinta, E' successo qualcosa?»

Come fa a capire il mio stato d'animo da dietro ad un telefono, non lo so proprio.

E' diventato un sensitivo e io non lo sapevo?
Devo dirglielo o no dell'incontro con Christian? Si arrabbierà di certo, ma se glielo dico, mi toglierò questo groppone dallo stomaco.

Si, glielo dico. Dopo di sicuro sarò più tranquilla.

«In realtà, la mattinata non è iniziata così bene come immaginavo»

«Cioè? Cosa non mi stai dicendo?», sento la preoccupazione trapelare dalle sue parole.

Dai Emma diglielo.

«Ho incontrato Christian...e..», come reagirà al fatto che mi ha minacciato?

«E..? Cosa è successo Emma..»

«Mi ha seguito, gli ho chiesto di lasciarmi stare, ma lui..»

«Lui.. cosa? Cosa ha fatto? Sto venendo da te.», ecco lo sapevo che lo avrei fatto preoccupare, mannaggia a me non avrei dovuto dirgli nulla.

«..lui.. mi ha minacciato, mi ha detto che non si arrenderà che prima o poi sarò sua..», ripetendo quelle parole ad alta voce mi accorgo di quanto realmente mi han sconvolto, trovandomi a balbettare e singhiozzare tra l'una e l'altra.

«Sono davanti alla porta, apri.»

Mi alzo di scatto, apro la porta.

Stefano è qui, stacca la chiamata mettendosi il cellulare in tasca e mi prende subito tra le braccia.

«Ci sono io adesso», e solo in quelle grandi braccia riesco a sentirmi al sicuro, a casa.

Lui è la mia casa.

Il mio destino - La mia rivincita [ Moments Series]Where stories live. Discover now