11.

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Mi sforzo a rivolgergli un sorriso, mentre si avvicina e prende posto su una sedia vicina al letto sul quale mi trovo.
Ricambia il sorriso e mi prende la mano, stringendola forte, guardandomi poi intensamente negli occhi.
Sotto il suo sguardo non riesco più a trattenere le lacrime, che iniziano a scorrermi sulle guance calde e copiose.
Stefano mi avvolge tra le sue braccia in un gesto istintivo e familiare, ed io mi rendo conto di quanto questo contatto mi mancasse.

Dopo poco si stacca dolcemente, ritornando a guardarmi, ed io noto il suo volto preoccupato e perso.
Nonostante questo, mi accarezza una guancia come a rassicurarmi.

«Em, ci sono io qui. Andrà tutto bene, okay?»

Tipico di Stefano, ha sempre fatto così. Ogni volta che qualcosa va storto, lui corre subito in mio soccorso, l'ha sempre fatto, fin da bambini. Ma questa volta non si tratta di un ginocchio sbucciato o di un taglio su un dito.
Ho il cancro.
E nessuno può aiutarmi, tanto meno lui.
Però, in fondo, averlo qui mi dà un po' di pace.

«Mi sei mancato.», mormoro, scacciando le lacrime con una mano, «Come stai?»

Ci siamo incontrati parecchie volte ma non ci siamo mai fermati a parlare sul serio.

«Anche tu mi sei mancata.», afferma, abbozzando un sorriso, «Come sto? Beh, Emma... Fino a ieri la mia vita era la solita da quando, sai, ehm.. Da quando ci siamo lasciati. La mie giornate si dividevano fra scuola e le uscite con gli altri del gruppo. Poi oggi mi han chiamato i tuoi, e...», si ferma un secondo, passandosi una mano fra i capelli, cercando di riordinare le idee.
«Non ho capito più nulla. Mi sono precipitato subito qui, senza pensarci due volte. Dovevo, volevo, starti vicino. E mi dispiace di aver aspettato questo momento per riallacciare i rapporti.», lo vedo arrossire, mentre i suoi occhi diventano lucidi.

No, basta lacrime. Non si sa ancora quanto sia grave la situazione e... E io la supererò.

«Se la cosa dovesse risultare più... grave di quanto già non sia, ho deciso una cosa.», comincio con tono sicuro.

Lo vedo scrutarmi con curiosità, cercando di capire a cosa mai mi stia riferendo.
Prendo il suo sguardo come un invito a continuare.

«Ho deciso di vivere ogni giorno, ogni attimo, come se fosse l'ultimo.»

Sposto lo sguardo da lui, fissando un punto casuale di quel soffitto bianco ed anonimo, mentre Stefano ritorna ad accarezzarmi la mano.

«Dio, Em... Non dire così, ti prego.», sussurra, deglutendo, «Andrà tutto per il meglio. Ho bisogno che tu ti faccia forza con questo pensiero. Uscirai presto da qui e ritornerai alla vita di sempre.», conclude sicuro.

«Forse questo ospedale è il meglio che possa avere in questo momento.», rifletto a voce alta. «Ho perso tutto quello in cui credevo: Bea, Christian, i miei sani principi. Che senso avrebbe uscire da qui?», mi volto di nuovo verso di lui ed alzo il braccio destro. «L'hai visto il mio braccio? Maledizione, come ho fatto a non accorgermene!», sbotto, con un sorriso amaro. Si vede bene la protuberanza, ora che lo so. «Non è una sciocchezza, e sono terrorizzata dal non poter più cucinare. Tutto quello che avevo l'ho perso, Stefano. Tutto!», e la voce mi s'incrina, rischiando di sfociare in un ennesimo pianto.

«Ehy...», replica lui, avvicinandosi a me e tirandomi in un altro abbraccio. «Io sono qui. Forse non hai perso proprio tutto,no?», ed è vero, lui è qui.
Mi chiedo cosa ci faccia al mio fianco, dopo averlo lasciato, ma crogiolandomi nel suo abbraccio decido di non farmi troppe domande. Stefano è l'unica persona realmente amica che mi sia rimasta, l'unica persona che, nonostante tutto, so che non mi abbandonerà. Forse ho bisogno di lui più di quanto creda.

Il mio destino - La mia rivincita [ Moments Series]Where stories live. Discover now