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Mi sono ridotta uno straccio.
Non ho idea di quanto abbia bevuto, ho perso il conto dei cocktail, ma guardando l'espressione di Bea capisco di aver esagerato.
Menomale che dovevo divertirmi.

Verso le tre di notte ci dirigiamo verso casa a piedi, barcollando: per fortuna abitiamo a pochi passi dalla discoteca.
In più prendere un po' d'aria fresca mi aiuta con la sbornia, alleviando di poco il micidiale mal di testa.
Saluto Bea quando arriviamo davanti a casa sua, e poi proseguo verso la mia, raggiungendola poco dopo.

Giro molto lentamente la chiave nella serratura, assicurandomi di non svegliare i miei, e mi tolgo le scarpe per evitare di fare rumore.

Salgo le scale che portano al piano di sopra a piedi nudi, ed entro in camera richiudendomi la porta alle spalle.

Mi svesto maldestramente e lancio tutto sul pavimento, riesco a recuperare una canottiera dal cassetto e mi butto sul materasso.
Il sonno non tarda molto ad arrivare, e non mi sorprendo, dopo tutto quello che ho bevuto.

Mi sveglio quasi ad ora di pranzo, ancora stordita e con un mal di testa che non ha intenzione di abbandonarmi, al contrario, resta imperterrito a ricordarmi come mi ero divertita la sera precedente a bere come una spugna.
Decido subito di buttarmi sotto la doccia, per riprendermi almeno in parte, ed il getto dell'acqua calda riesce a darmi un po' del sollievo che cercavo.
Una volta fuori m'infilo nel morbido accappatoio e raccolgo i capelli in un asciugamano, prendendo subito dopo il cellulare controllando l'arrivo o meno di messaggi da parte di Bea.
Non ce n'è nessuno da parte sua, ma ne trovo uno da un numero sconosciuto.

«Ehy, ciao. Ieri sera sei svanita dal nulla. Non vorrei sbagliarmi, ma mi sembra di averti già vista. È possibile? Ah, dimenticavo, sono Christian.»

Resto a guardare il telefono per qualche secondo, poi mi balenano in testa due domande principali: per prima cosa, come fa ad avere il mio numero? Ma a quel pensiero mi viene subito in mente Bea, glielo avrebbe dato senza alcun problema.

Secondo: si ricorda di me, quindi?

Ti muovi o no a rispondere?, mi incita il mio subconscio.

«Ciao Christian, scusami, sono dovuta andare via. Comunque non ti sbagli, ci siamo già incontrati a Genova. Anzi, utilizzare il termine scontrati sarebbe più opportuno... Ti sono venuta addosso in biblioteca, ricordi?»

Risponde poco dopo.
Perché tutto questo interesse quando ha una ragazza?, penso. Forse non è la sua ragazza...

«Ah, ecco! Mi sembrava di aver già visto quegli occhi. Ora ricordo. Scusami, ma quel giorno andavo di fretta, altrimenti come minimo ti avrei offerto un caffè.»

Tralascio volutamente quel complimento, e continuo a dargli corda. Vediamo dove vuole arrivare.
Infondo per messaggio è tutto più semplice ed io, in questo momento, mi sento particolarmente sicura di me.

Rispondo veloce:

«Beh... Al massimo avrei dovuto offrirtelo io!»

«Avresti accettato?»

Me lo stava veramente chiedendo?Dio, ma si è visto? Lo avrei fatto senza nemmeno pensarci!

Ma decido di rispondergli con meno entusiasmo:

«Perché non avrei dovuto?»

Dopo poco, il telefono squilla ancora.

«Allora facciamolo adesso. Ti va di andare a bere un caffè?»

Ok, Emma. Stai sognando!

«Devo ancora pranzare. Facciamo nel pomeriggio?», scrivo, anche se sono talmente agitata da essere sicura di riuscire a mangiare ben poco a tavola, ma almeno avrò il tempo di prepararmi.

«Alle 16:00 da Break Cafè?», propone nel messaggio successivo. Ci sono già stata molte volte con Bea a fare colazione prima delle lezioni.

«Perfetto. Ci vediamo lì.»

«A dopo, Emma.», e leggendo quell'ultimo messaggio inizio a rendermi realmente conto di quello che sarebbe accaduto da lì a meno di tre ore.

Sento bussare alla porta del bagno, e subito dopo compare mia madre, che mi guarda attenta come a cogliere qualche dettaglio della sera precedente.

«Emma, è pronto, scendi a mangiare?»

«Sì, certo. Mi metto qualcosa e arrivo.»

Prendo al volo una maglietta e degli shorts e li indosso, scendendo subito al piano di sotto.

Come immaginavo la fame è davvero poca, ma aspetto comunque che i miei genitori finiscano di pranzare per poter sparecchiare. Per fortuna mamma mi informa di non avere bisogno di me per sistemare la cucina, ed io ne approfitto per correre di sopra a prepararmi.
Scelgo una camicetta bianca senza maniche ed un paio di jeans aderenti e semplici, con ai piedi le immancabili Converse bianche. Per la prima volta sento il bisogno di prendere la mia trousse, usando quei trucchi praticamente nuovi. Non esagero, faccio qualche passata di mascara e con un blush rendo le mie guance rosate, concludendo con del lucidalabbra.

Inaspettatamente sono in anticipo, l'orologio segna le 14:30.

Decido di chiamare Bea per chiacchierare un po' ed approfittarne per raccontarle di Christian.

Appena le accenno dell'incontro, mi obbliga a passare da lei prima di recarmi al luogo dell'appuntamento.

Perché è un appuntamento, vero? Oddio Emma, ma quanti film mentali ti fai!

Quando arrivo da Bea, capisco il motivo per il quale mi ha chiesto di vederla prima: deve metterci del suo nel mio look.

Mi raccoglie i capelli con l'aiuto di qualche forcina, e devo ammettere che il risultato non è niente male.

Come al solito il tempo con lei vola, e dopo un caloroso saluto mi incammino verso il bar.

Lui è già lì, lo vedo attraverso la vetrata.

Entro al Break Cafè e saluto Luca, il proprietario, andando poi verso Christian, mentre le mani iniziano a sudare e le gambe a tremare.
Devi calmarti, Emma.

«Ciao, Emma.», mi saluta, e si alza per porgermi un bacio sulla guancia, cogliendomi di sorpresa. Ricambiai il bacio, salutandolo a mia volta.

Ci sediamo uno di fronte all'altra.
Lui non smette di guardarmi, ed io mi sento parecchio in imbarazzo, come mai prima d'ora.

Il mio destino - La mia rivincita [ Moments Series]Where stories live. Discover now