9.

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Una volta salita sulla sua Giulietta, il breve tragitto ci porta davanti ad una villetta circondata da un giardino curato. Capisco che mi ha portata a casa sua, e comincio a sentirmi irrequieta.
Il mio respiro si fa corto e cercai in tutti i modi di calmarmi. Mi sto agitando troppo.

Christian spegne il motore e si toglie la cintura di sicurezza guardandomi sorridente.
«Siamo arrivati.», mi informa, ed io lo guardo cercando di non far trasparire il turbine di emozioni che mi sta attraversando in questo momento.
Se ne accorge comunque, però, quando mi prende per mano per farmi scendere dall'auto e nota il mio strano tremore.

«Ehy, guarda che non ti mangiano lì dentro, okay?», mi sorride rassicurante, «Stai tranquilla.»

Annuisco, lasciandomi poi guidare fino alla soglia di casa, dove seguo attentamente ogni suo movimento mentre prende le chiavi dalla tasca e le infila nella serratura, spalancando subito dopo la porta d'ingresso.

Entra prima di me, a suo agio, mentre io faccio il primo passo incerto, sussurrando un timido: «Permesso...»
Ma nessuno risponde.

Christian si volta verso di me, sorridente: «Pensavo ci fossero ancora i miei, ma evidentemente sono usciti per qualche impegno. Contenta? Non dovrai incontrarli!», dice, pensando di rassicurarmi.

In realtà, l'idea di essere da sola a casa con lui mi mette ancora più agitazione rispetto all'incontro con i suoi genitori.

Mi limito a sorridergli, per paura che la mia voce possa tradire il mio nervosismo.

«Accomodati pure!», esclama, indicandomi il lussuoso sofà bianco davanti a noi, «Io arrivo subito.»

Sparisce salendo le scale, ed io ne approfitto per guardarmi intorno.

Tutto in questa stanza è curato nei minimi dettagli, tanto che l'arredamento sembra fittizio: ricorda le foto che si trovano sulle riviste di interior design.
Il piccolo ingresso diventava subito un salotto non troppo elaborato: il sofà ha cinque posti e prende una parete intera, ed è sormontato da un bellissimo quadro, dov'è ritratto il mare. Davanti al sofà, un tavolino di cristallo è abitato da diversi soprammobili dalla forma astratta, sulle tonalità del bianco e del nero, di uno stile davvero ricercato. Sulla parete di fronte è adagiato un mobile composto che racchiudeva l'enorme televisione, il tutto incorniciato da una ricca libreria.

Mi muovo piano sul parquet impeccabile ed intravedo la cucina: l'arredamento è in acciaio e scuro, riprendendo i colori del soggiorno. Sullo spazioso tavolo nero lucido si trova un elegante vaso bianco pieno di rose rosse, ed in un gesto mosso dall'istinto mi avvicino ad annusarle, chiudendo gli occhi. Devono essere state appena raccolte.

«Eccoti qui!», ed il profumo delle rose abbandona subito le mie narici, appena mi volto verso di lui, che è andato a cambiarsi indossando degli abiti più comodi: una canotta bianca e dei semplici pantaloncini neri.

«Scusami...», balbetto, impacciata, «Non volevo curiosare!»

«Non mi offendo mica.», dice, stiracchiandosi. Poi sorride e domanda: «Che ne dici di ordinare cinese?»

«Ne vado matta!»

Sorride ancora. «Ottimo. Qualche preferenza?»

Nego con la testa. «Ordina pure quello che preferisci.»

«Agli ordini!», scherza, e si allontana in salotto prendendo il cellulare.

«Christian!», lo richiamo, prima che si porti il telefono all'orecchio.

Si ferma e si volta di nuovo verso di me.

«Posso usare il bagno?», domando timida.

«In fondo a sinistra. Fai come fossi a casa tua!», mi risponde gentile.

Il mio destino - La mia rivincita [ Moments Series]Where stories live. Discover now