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Dopo l'attacco di panico iniziale mi sono lasciata andare, riuscendo a chiacchierare tranquillamente con quel ragazzo che era riuscito ad entrare nel mio cuore con un semplice sguardo, in estate.

Christian ordina disinvolto due caffè, per lui normale mentre per me macchiato, e poco dopo Luca decide di portarci al tavolo anche due porzioni di crostata alla frutta offerti dalla casa, un gesto molto carino, ed entrambi ringraziamo gentili.
Christian prende parola raccontarmi di Genova e scopro che anche lui e la sua famiglia sono abituati ad andare lì, avendo dei parenti nei dintorni. Mi racconta che il giorno del nostro incontro-scontro in biblioteca era di corsa perché sarebbe dovuto partire nel pomeriggio, e si era ritrovato con ancora una marea di cose da fare.
Che coincidenza, penso, entrambi lì a passare le vacanze ed entrambi a vivere nella stessa città, quante probabilità avevamo di incontrarci in una biblioteca lontano da casa?

Fra le chiacchiere gli parlo della mia passione per i libri e per la cucina, mentre lui mi parla della sua per la musica. Non riesco ancora a credere di essere davvero qui, davanti a lui, a mangiare una crostata ed a parlargli ad un centimetro dalle labbra.
Dopo quelli che mi sembravano solo pochi minuti, mi riaccompagna a casa e mi saluta sorridente, lasciandomi un altro bacio sulla guancia. Lo guardo allontanarsi e poi, con un sospiro, entro in casa.
Menomale è vuota, altrimenti i miei genitori avrebbero sicuramente notato il sorriso da ebete stampato sulla mia faccia e avrebbero cominciato con le loro mille domande.

Salgo in camera e cerco di distrarmi con della musica, ma non riesco.
Non riesco a smettere di pensare ad ogni dettaglio del suo corpo, ai suoi occhi, alle sue labbra, alle fossette che gli si formano ai lati della bocca quando sorride. È diventato un pensiero costante, una droga di cui sono già in astinenza, nonostante ci fossimo salutati soltanto pochi minuti fa. Sono davvero messa male.

Si fanno le 18:00 ed io sono ancora persa nei miei pensieri, quando la vibrazione del cellulare mi riporta alla realtà, e leggendo il suo nome sullo schermo il mio cuore accelera per qualche secondo.

«Grazie per il pomeriggio trascorso insieme.»

«Grazie a te per avermi invitato a bere quel caffè.»

«Forse dovremmo rifarlo...»

«Bere il caffè?», gli rispondo, sarcastica.

«No, intendo uscire. Usciresti con me?»

Ok. Ora mi stava davvero chiedendo un appuntamento!

«Certo. Hai già qualcosa in mente?»

«A dire il vero, sì. Passo a prenderti alle 19:00, va bene?»

Tra un'ora! Cioè, io pensavo domani, dopodomani, settimana prossima. E invece no, vuole vedermi già tra un'ora.

Ok Emma, devi darti una mossa e andarti a preparare.

«Ok. A dopo.»

«A dopo, Em.», risponde, ed io sorrido. Mi piace il fatto che si sia appropriato di quell'abbreviazione del mio nome, senza avermi chiesto il permesso.

Mi butto velocemente sotto il getto della doccia, e ne esco poco dopo rigenerata e profumata. Decido di lasciare i capelli mossi, non ho decisamente tempo per lisciarli, e raccolgo qualche ciocca con delle forcine. Sistemo il make up in qualcosa di semplice come nel pomeriggio, in una routine tutta nuova per me.

Subito dopo apro l'armadio: opto per un vestito a tre quarti nero con dei dettagli in pizzo, ed aggiungo un bracciale ed una collana all'outfit per smorzare un po' tutto quel nero. Niente tacchi, degli stivaletti andranno più che bene.
Prendo la borsa pronta per uscire e controllo l'ora: dieci minuti alle sette. Ancora in anticipo. Sento il cellulare vibrare e controllo il mittente del messaggio.

«Cinque minuti e sono da te.», mi ha scritto Christian.

«Va bene, arrivo!»

Saluto velocemente i miei genitori dicendogli che uscirò a cena con Bea, ma non sono sicura mi abbiano creduta. In ogni caso mia mamma mi fa un occhiolino e mi saluta con la mano, come a dimostrarsi dalla mia parte.

Quando apro la porta lo trovo già qui.

È venuto con la sua macchina, una bellissima Giulietta bianca.

Abbassa totalmente il finestrino e mi saluta con un sorriso: «Ciao, Em!»
Scende subito dopo, salutandomi con un bacio e aprendomi la portiera del passeggero. Salgo in auto e subito dopo mi raggiunge.

Mi giro a guardarlo, chiedendogli quale fosse la destinazione, e lui ricambia lo sguardo raggiante: «Ora vedrai, Em. È una sorpresa!», e non so né come né perché ma la mia mano finisce sulla sua, restando in quella posizione per tutto il tragitto, e non credo gli abbia dato fastidio.

Il mio corpo reagisce a lui senza nemmeno chiedermi l'autorizzazione, ed è una cosa che mi preoccupa e mi piace allo stesso tempo. Io che, normalmente, sono così razionale, con lui perdo facilmente il controllo delle mie azioni.

Christian ferma la macchina davanti ad un enorme edificio, che dall'aspetto sembra molto antico. In un gesto cavalleresco esce dall'auto per primo, venendomi ad aprire la portiera ed aiutandomi a scendere.

Dopo aver chiuso la macchina mi porta davanti a quella sontuosa struttura, prendendo delle chiavi dalla tasca dei jeans e infilandole nella grande serratura.

Appena la porta si apre resto incantata dall'immagine che si presenta davanti ai miei occhi.

Un'enorme biblioteca si estende davanti a noi, intorno migliaia di libri adagiati su spaziosi scaffali in legno illuminati da una luce soffusa, rendendo quell'ambiente quasi magico. Al centro si trova un tavolino apparecchiato in modo impeccabile ed accurato, con qualche petalo di rosa sparso qua e là sulla tovaglia candida e sul parquet sottostante.

Mi volto verso di lui esterrefatta, sorpresa.

«Non è tutto!», mi dice soddisfatto dalla mia reazione. Mi prende per mano ed in un angolo del salone vedo montata una graziosa cucina elettrica, con un mucchio di ingredienti appoggiati da un lato.

«Ti andrebbe di cucinare per me?»

Lo guardo emozionata. «Certo! Ma tu mi aiuterai.», affermo, non credendo possa prendere sul serio quella proposta.

In realtà accetta di buon grado, e mentre cuciniamo si dimostra anche un abile assistente.

Ho deciso di preparare un delizioso risotto al radicchio, degli involtini di carne ripieni di prosciutto e scamorza ed infine, come contorno, dell'insalata mista, e quando tutto è finalmente pronto ci sediamo soddisfatti a tavola.
Christian si improvvisa cameriere, portando la prima portata e versando del vino rosso nei nostri calici, e fa lo stesso con la seconda.

Il tutto è reso unico dalla musica che ha cominciato a risuonare in quel luogo colmo di libri, note delle sue canzoni remixate, ma stranamente calme e passionali, probabilmente create apposta per l'occasione.

La cena passa tranquilla, chiacchierando di tutto e ridendo, soprattutto ridendo. Il vino ha fatto il suo effetto, sciogliendo i nostri nervi e rendendoci più disinvolti.

Improvvisamente la biblioteca viene riempita da un dolce lento, che spinge Christian ad alzarsi dal tavolo ed invitarmi a ballare.

All'inizio ci pestiamo maldestramente i piedi per qualche minuto, ridendo divertiti, poi riusciamo a trovare il nostro ritmo.

Siamo vicini, troppo vicini, ed io mi appoggio alla sua spalla per sussurrargli all'orecchio: «Grazie per la meravigliosa serata.»

Lui mi guarda dritto negli occhi: «Grazie per essermi venuta addosso quest'estate, da quel momento non più scordato i tuoi occhi.»

Le sue labbra si avvicinano piano alle mie, fino a sfiorarle, ed io non aspettavo altro.
Il nostro bacio è passionale e non riesco a trattenermi dal mordergli il labbro, contenta di averlo qui.
Questo momento è solo nostro ed io voglio viverlo al meglio.

Il mio destino - La mia rivincita [ Moments Series]Where stories live. Discover now