Capitolo 13

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Mi sveglio strana. Dentro di me regna una confusione tale che non riesco a ragionare in modo lucido.

Provo qualcosa per Sean, qualcosa che non ho mai provato prima.
Con lui sto a meraviglia e ieri ne è stata la prova.

Dall'altra parte, però, provo un sentimento molto forte per Antonio, una cosa che non si può spiegare a parole. È quasi impossibile dire a parole ciò che provo per lui.

Ma perché io devo essere così dannatamente complicata? Devo sempre rendermi la vita difficile, eh?

Esco di casa e mi dirigo verso la mia bicicletta. Oggi papà ha preso la macchina perché doveva andare a trovare la nonna che sta poco bene.

Sento il telefono vibrare, ed è un messaggio di Sean.

"Sono stato benissimo ieri sera. Grazie per la bella serata. Ti aspetto al Distretto"

È così dolce quest'uomo! Lo adoro!

"Anche io sono stata benissimo. E questo lo devo a te. Grazie per essere venuto nonostante tutto" rispondo a Roman, in modo così dolce che mi faccio venire il diabete solo a leggere.

Non sono mai stata una ragazza che scrive questo tipo di cose, ma in questo caso ho fatto un'eccezione.

Pedalo tranquillamente, visto che sono in anticipo clamoroso stamattina. Una cosa che bisogna assolutamente scrivere sul calendario, visto che capita raramente.

Arrivo al Distretto e parcheggio la bici.

Vedo Erin in lontananza e la saluto.

"Ehi Val! Andiamo a fare colazione insieme?" mi domanda la Detective.

All'inizio esito, perché ho paura di arrivare in ritardo al turno e la Platt l'altra volta è stata chiara. Poi però penso che mi farebbe bene una chiacchierata con lei, e quindi accetto.

Saliamo nella sua macchina e andiamo nel bar dove faremo colazione.

È un bar molto grazioso, dove le cameriere sono molto gentili e disponibili, specialmente con noi poliziotti.

"Salve Detective" dice una cameriera sulla trentina, rossa di capelli e non molto alta che si chiama Kendra.

Ci accompagna verso un tavolo verso il fondo della sala, attaccato alla vetrata, dove si può vedere bene il traffico mattutino di Chicago.

"Vi lascio cinque minuti e poi torno" dice Kendra, che viene chiamata per servire un tavolo sul quale sono seduti due signori dall'aspetto di due contabili o impiegati.

"Raccontami che ti è preso" comincia Erin, con l'aria molto curiosa.

"Abbiamo risolto tutto" dico, diventando rossa come un pomodoro e sorridendo come una stupida.

"Devi dirmi qualcosa?" domanda la Lindsay, curiosa come non mai, e mi sorride.

In quel momento entra lui, Sean, insieme ad Antonio e Adam.

Perfetto. E ora che faccio? Mi inventerò qualcosa.

Vedo avvicinarsi i tre ragazzi e il mio cuore comincia a battere velocemente.

Il mio sguardo incrocia quello di Sean e mi scappa un mezzo sorriso e divento rossa.

"Ehi" dice Sean, salutando prima Erin con un abbraccio, poi venendo verso di me, baciandomi.

Non mi toglierò mai dalla mente le loro facce. Trattengo la risata, per non sembrare una completa idiota.

"Mi sono persa qualcosa?" domanda Erin, con sguardo molto sorpreso. La stessa domanda, a giudicare dallo sguardo, se la stavano ponendo pure Adam e Antonio.

La faccia di Antonio, però, fa trasparire anche qualcos'altro.

Sembra triste, affranto, come se gli fosse capitata una tragedia. Questo mi fa sentire un vero schifo. Mi fa capire che a lui ci tengo, ma ora sto con Sean. È lui il mio presente, quindi non devo pensare ad altro, altrimenti starò zitella a vita, come mia cugina Karen.

Karen è una delle mie cugine e vive in Nord Carolina. In realtà è una cugina di mia madre, ma è come se fosse mia, da come io e lei siamo legate. Lei non ha ancora trovato nessuno, pur essendo sulla cinquantina. Ecco, io alla sua età non vorrei essere così.

"Beh" incomincio io, trovandomi in difficoltà, ma Roman mi viene in soccorso "è successo per caso. Ieri è andata alla reunion del liceo. Io la dovevo accompagnare, ma abbiamo litigato e ci è andata con una sua amica. Poi, però, ci sono andato lo stesso, perché volevo scusarmi e poi, durante il lento, ci siamo baciati"

Mentre parla, Sean mi fissa con gli occhi da vero innamorato e a me questa cosa piace, ma da un lato mi trovo anche in difficoltà, per ciò che provo anche per Antonio.

Come ho già detto,la vita la devo vivere senza pensare a ciò che provo per Antonio, visto che ora sto con Roman. Sarà difficile ma devo farcela.

Finiamo la nostra colazione e andiamo verso la macchina.

Erin riceve una telefonata e la sua espressione cambia radicalmente.

Conclusa la chiamata, si gira verso me e Roman.

"Oggi sarete con noi. È successo un altro omicidio. È uguale a quello di Jennifer Mason" dice in tono cupo la Detective.

Non ci posso minimamente credere. Il marito non ha ucciso la moglie. Ho sbagliato la mia valutazione. Mi sento veramente una fallita. Non sono in grado di fare la poliziotta. Forse avevano ragione le mie amiche: non sono portata per questo lavoro.

"Voight ha detto che Valerie oggi starà con me" continua Erin, intimandomi verso la sua macchina.

Saluto gli altri e andiamo verso la scena del crimine.

Sono così triste e la Lindsay lo ha capito.

"Che ti succede?" mi domanda, accostando.

"Non penso che questo lavoro faccia per me è questa chiamata ne è la prova. Pensavo che fosse stato il marito e mi sono quasi messa nei guai per questo. Mi sento come se io non valesse nulla" dico alla mia collega, molto triste e sconfortata.

"Ehi! Non pensare con non vali nulla, chiaro?! Sei una bravissima poliziotta enon lo dico solo io; anche Voight è Olinski lo dicono e non lo dicono a tutti" mi dice, infondendomi così autostima e fiducia.

Dopo un tragitto che sembrava durare ha vita, a causa del traffico di Chicago e da persone che sembra abbiano preso la patente al lotto, arriviamo nella scena del crimine.

Appena vedo la scena, mancava davvero poco prima che vomitassi la colazione.

La scena era così raccapricciante e terrificante che un horror sarebbe solamente stato una barzelletta.

Mi prendo coraggio e vado verso il nastro giallo.

CHICAGO || #Wattys2016Where stories live. Discover now