Capitolo 9

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La giornata inizia nel migliore dei modi: la colazione a letto.

Vedo mio padre entrare nella mia stanza con un vassoio con una bella tazza di cappuccino e un croissant al cioccolato dall'aspetto molto invitante.

"Buongiorno tesoro" mi dice, appoggiandomi il vassoio sulle gambe.

"Buongiorno papà. Grazie per la colazione" gli dico, dandogli un bacio sulla guancia.

"Io e tua madre avevamo intenzione di andare al centro commerciale. Vieni anche tu? " domanda, sperando in una mia risposta positiva.

"Certo che vengo!" rispondo entusiasta.

Conclusa la colazione, vado in bagno per darmi una sistemata alla faccia e ai capelli, che sono in uno stato che considerarlo pietoso è dire poco.

Apro l'armadio e prendo un bel paio di Jeans e un maglioncino color cipria.

Esco dalla stanza e vedo mia madre che prende in mano il giubbetto di Antonio, con la faccia da interrogatorio.

"Di chi è questo?" mi chiede sospettosa.

"Di un collega. Avevo freddo e me l'ha prestato. Dopo glielo riporto" dico, imbarazzata per quella situazione.

"Ok" dice mia madre, non soddisfatta della mia risposta.

Mi metto le scarpe e il giubbetto e scendiamo le scale.

Arriviamo davanti l'auto e mio padre mi da le chiavi.

"Guida te" afferma, porgendomi le chiavi dell'auto.

Non è mai successo che mio padre mi facesse guidare la sua auto da quando ho preso la patente. Non si fida di nessuno, nemmeno di mia madre e di Jackson.

"Grazie" dico, salendo nel posto del guidatore.

Arriviamo al centro commerciale e trovare parcheggio è un impresa.

Dopo ben venti minuti che giro in tondo per il parcheggio, finalmente trovo posto e così mi metto lì.

Entriamo in questo posto, che è enorme e pieno di negozi. Il paradiso di ogni amante dello shopping: ci sono negozi di tutti i tipi e di tutti i marchi possibili.

Io e mia mamma ci fiondiamo subito dentro uno dei primi negozi, con mio padre che già inizia perdere ogni speranza di tornare a casa con qualche dollaro nel portafoglio.

Vedo un bel vestito, di pizzo rosso, con le maniche lunghe, adatto per il ritrovo del liceo di Sabato, al quale preferirei non andarci, se solo Macy non mi avesse inplorato.

Macy è l'altra mia migliore amica, il terzo componente del trio, di cui faceva parte anche quella traditrice di Claire.
È una ragazza minuta e di statura media, con una bella chioma di capelli castani ondulati e gli occhi azzurri come il cielo.
Non era molto amata a scuola, visto che faceva parte del club di Scienze e del corso avanzato di Chimica. Un piccolo genio incompreso, in parole povere.
Ci conosciamo dai tempi dell'asilo e, da quel momento, abbiamo fatto tutto insieme, fino a quando lei non è dovuta partire per frequentare Stanford, una delle più prestigiose università del Paese, che si trova a 1365 km da qui, a Cambridge (Massachusetts).

Entro in camerino e mi provo il vestito.

Devo dire che mi sta davvero bene e, detto da me, è quasi un evento.

Esco per farlo vedere a mia madre ma, davanti a me, mi compare Sean davanti e mi spavento.

"Che cosa ci fai qui?" domando, ancora spaventata.

"Facevo un giro da queste e ho visto tuo padre fuori che stava aspettando. La sua espressione parlava da sé" dice, alludendo al fatto che quando facciamo shopping, noi donne ci mettiamo sempre una vita, cosa che non è assolutamente vera, almeno per quanto riguarda me.

CHICAGO || #Wattys2016Where stories live. Discover now