Salsa - Capitolo 32-

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Cammino tra le vie di Londra, ma i miei pensieri sono in tumulto.

Ho così tante cose per la testa, il continuo rimuginare e l'incessante sensazione di dolore al ventre mi lacerano.

Lucia, Claudio, la mia famiglia lontana. Tutto mi sta sfuggendo, quando credo di essere arrivata ad un fine, ad una sorta di conclusione, ecco che tutto di nuovo scalpita per andarsene.
L'unico punto fermo rimane mio marito. Lontano alcune volte ma vicino in molte altre.

Domani avremo la serata di gala presso il CentreBloom, locale molto In dove verrà presentata la campagna per il marchio di intimo, per il quale io e Marni abbiamo posato. E questa casella si aggiunge al complicato quadro che si delinea nella mia vita. Non so come potrò gestirla e non so neanche come saprò affrontare tappeto rosso, fotografi e domande. Ma per qualche motivo la mia mente abortisce questa situazione . Troppi problemi irrisolti per potersi concentrare su altri.

L 'imbrunire arriva sui tetti bigi della città inglese, cammino svelta per poter arrivare velocemente al Bar dove terrò un'ulteriore lezione relativa ad un quadro di Giotto.

Sotto al cielo la pioggia comincia a farsi palese, cadono gocce dal tessuto blu, come zucchero a velo su di una torta.
Alzo il viso lasciandomi esposta all'acqua. Mi sento strana, come se qualcosa mi fermasse. Dovrebbe essere istintiva la voglia di proteggersi, ma l'intrinseca natura umana in questo momento non ha la meglio su di me. Ferma sul marciapiede fisso il cielo. Gronda lacrime.

Perché piangi cielo? Per ciò che hai fatto a Claudio? Per la disperazione del mondo?

Chiudo gli occhi respirando, ascolto il battito del mio cuore nella solitudine di una strada che non è casa. Strisce di sostanza rigano il volto, si aggrovigliano alle ciocche, coprono le spalle, si divincolano sul collo.
Ritrovo lucidità in breve tempo, ma qualcosa dentro di me sta urlando. Ma cosa?

Entro nel locale salutando oramai tutta l'equipe di camerieri che conosco. La sala è già predisposta, le sedie e la copia che verrà proiettata sono già pronte.

Mi dirigo in bagno per sistemarmi ma oramai sono bagnata da capo a piedi.

Con i fazzoletti cerco di presentarmi al meglio. Lego i capelli, pongo attenzione al viso dando  qualche colpetto alle guance per arrossarle, mi ripasso l'eye-liner, tolgo il cappotto ed esco.

Sorrido a chi si è preso la briga di uscire con questo tempo per ascoltarmi. Prendo il respiro e parto. Inizio con la vita dell'autore come sempre, delineando anche una linea massima di orizzonte politico-sociale del periodo nel quale l'artista si pone come esponente, in questo caso capostipite di ciò che sarà, dopo 100 anni, il culmine del Rinascimento italiano, tanto amato dagli anglosassoni. Opere, ideologie, colori. Dono la prospettiva generale al pubblico lasciando sempre aperta la possibilità di domande. Dopo un'ora di inteso colloquio, mi congedo augurando a tutti una buona serata. Un timido applauso ed in poco tempo sono pronta per raggiungere Claudio. Solitamente ci vediamo ogni tre, massimo quattro giorni, ma ieri mi ha contatta chiedendomi se potevo raggiungerlo.

Dopo tre fermate di metro, suono al citofono. Apro il portone arrivando nel suo micro appartamento. In tuta, con i biondi capelli legati ed il corpo smagrito coperto di tatuaggi , il mio amico mi accoglie con entusiasmo. Mi accomodo in salotto non prima di averlo baciato sulla guancia: " Tutto bene?" domando accarezzandogli la mano: " Si grazie Sofy. Scusami se ti ho fatta venire qui ma volevo parlarti di una questione. " prende il tempo necessario a ciò che suppongo non sarà qualcosa di positivo:"Già lo scorso giorno volevo accennartelo ma purtroppo non ne ho avuto il coraggio. Sai che sto facendo una terapia abbastanza importante. Mi debilita a e mi rendo sempre più conto che vivere solo sta diventato quasi impossibile, mi serve sostegno e, purtroppo , devo ammettere che qui non posso averlo. Sia chiaro che Tu sei essenziale, che sei la migliore amica che si possa immaginare, ma tesoro mio, qui non ho supporti. Sono poco energico, a volte non riesco nemmeno ad alzarmi dal letto . So che è l'effetto delle pastiglie ma capita anche che non abbia forze per giorni. Ho quindi deciso di tornare a Roma dai miei. Loro sono preoccupati e vogliono che per qualche tempo io rimanga a vivere in famiglia. Mia madre mi telefona e piange, mio padre insiste così come mia sorella. E pian piano mi sono reso conto che è ciò che voglio anch'io" termina di parlare con il mio mondo che crolla ma non lo do a vedere, sorrido e gli regalo sostegno, dicendo che anche per me è la scelta migliore: " Non sei arrabbiata?" sorrido ancora sfiorando la sua gamba: " Sono arrabbiata che tu non lo abbia fatto prima. Dovresti stare effettivamente con i tuoi cari, loro sapranno darti tutto l'amore di cui hai bisogno".
" Grazie Sofy, sapevo che avresti capito" respiro osservandolo: " Quando parti?" serio mi risponde di getto: " Tra una settimana" abbassa lo sguardo ed io lo seguo con le dita, portando il mento ancora a livello con il mio:" Tutto bene Claudio?" perplessa rimango in attesa: " Volevo anche dirti un'altra cosa".

Il silenzio si dilaga nel piccolo salotto: " Tu, volevo dire, tu Sofy..." scuoto la testa non capendo: " Cosa Claudio?" inspira poi una valanga mi investe: " So che potrebbe essere strano, so che non te lo saresti mai aspettato da me, ma ho il terrore del volo e nelle mie condizioni avrei bisogno di una persona accanto durante il tragitto. Tu saresti disposta ad accompagnarmi? Se non vuoi non fa nulla, veramente".

Dovrei pensarci, dovrei dirlo a Riccardo, dovrei fermarmi e chiudere le labbra ma i suoi occhi, i suoi dannati occhi azzurri e tutto il bene che mi lega a lui, me le fanno aprire:" Si certo, un volo Londra Roma non è poi così lungo" sorride e sul suo volto torna il sereno: " Grazie amica mia, potresti rimanere una notte per conoscere almeno i miei" annuisco ma la promessa che gli ho appena fatto mi terrorizza. " Sei speciale, ringrazierò per sempre Dio di averti  fatta entrare nel locale quel giorno" gli tiro un pugnetto sulla spalla: " Sono certa che Dio abbia fatto un regalo a me e non a te" le sue mani afferrano le mie spalle tirandomi su di se in una frazione di secondo:"Ti amo Sofia, ti amo come un fratello ama la propria sorella. Sei un pilastro di bene".

Lo saluto dicendo che domani lo chiamerò non appena sveglia. Gli ricordo le pastiglie da prendere, baciando la sua fronte.

Sul taxi del ritorno mi ripeto che è stata la scelta giusta, che Riccardo capirà la situazione, che sarà solo per una massimo due notti. Però poi più ci ripenso  e più possibilità si delineano. Potrei andare a salutare i mei, potrei tornare da Lucia per poter almeno vedere cosa le sta succedendo .

La nostra villetta ha le luci accese quando varco la soglia. " Amore sei a casa?" chiedo appoggiando il cappotto : " Si Sofy, sono in cucina, stasera filetto alla Marni" arrivo alle sue spalle abbracciandolo, odiando il fatto di avere un segreto con Lui, così su due piedi, ancora senza riflettere, gli spiego la storia. Con la guancia sulla sua schiena e le braccia intorno alla sua vita, racconto di ciò che è appena successo e di quanto ho promesso. Riccardo continua a cucinare, ascoltando attento. Alla mia ultima parola si volta, regalandomi il suo volto perfetto, la sua barba così sensuale e le sue iridi nocciola che mi spogliano ogni volta: " Ti prego portami dei tortellini fatti in casa, te ne prego" il sollievo e' padrone del mio corpo: " Sei d'accordo?" Annuisce e le mie mani lo avvolgono completamente: " Grazie per essere come sei amore mio" ride prendendo un poco di salsa verde appoggiandola sull'indice facendomela poi assaggiare: " Intendi un cuoco impeccabile?" mi mordo il labbro alzando un sopracciglio: " Intendo Un marito unico".

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