Forza - Capitolo 28 -

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Resto senza coraggio quando lui corre fuori dalla porta

Fermalo Sofia.

Grido dentro di me una supplica che non trova voce in gola. Perché Lui deve sobbarcarsi le mie colpe? E perché con Lei non so reagire? Affronterei la morte pur di non vederla compiacersi nelle mie disgrazie.

Ricordati Sofia che Lei è una minaccia e ricordati pure che sei in grado di sconfiggerla. Ho abbastanza aria nei polmoni ed una quantità infinita di sangue nelle vene che potrebbe spingermi alla conclusione decisiva.

Mi sento frustrata perché oggi è il primo mattino del nostro matrimonio ma ho un fuoco che arde all'interno e devo farlo uscire, in qualsiasi modo, nella forma più potente ed aulica che posso.

Piedi sul terreno e seguo Riccardo. L'aria è ancora gelida ma lo è più il mio cuore. Grido di fermarsi, si volta non capendo, arrestando il movimento cosi aggraziato del corpo statuario: " Vado io" respira con decisione: " Perché ?" chiede come se non capisse: " Perché devo affrontarla, ora o mai più" scuote la testa ma non può fermarmi: " Te ne prego amore mio" sbarro gli occhi e l'ira assale la schiena: " Posso farlo, ne sono in grado" .

Non è convinto, glielo si legge in faccia. Ancora insisto ed ancora lui me lo nega.

Davanti al cancello inizio la mia guerra che lui non vuole farmi vincere: " Ci devo provare almeno" appoggia la mano sopra alla mia nuca, fermandosi proprio accanto al muro: " Devo andare io Sofy, deve capire che è l'ora di finirla". Sono bloccata con Lui di fronte senza via d'uscita.

Poi un'idea.

Con un bacio degno di Giuda, avvicino le labbra alle gote di mio marito, inspirando il profumo che amo, ma tradendolo nel medesimo instante. Con la gola in fiamma pronuncio un: " Scusami" prima di sgattaiolare al di fuori del suo abbraccio, chiudendo il cancello automatico: " No Sofy".

Abbandono lo sguardo arrabbiato e le imprecazioni che riempiono il brusio della mattinata, incamminandomi a gran velocità verso il centro.

La moltitudine di persone mi blocca più volte il passaggio ma non mi do per vinta. Devo trovarla e farle vedere chi sono, chi è questa donna che ama follemente l' uomo che quella stronza mai avrà.

Alzo gli occhi al cielo intravedendo Santa Maria sullo sfondo.

Fammi essere forte come te.

Prego un monumento, ecco a che punto sono arrivata, ad una richiesta di comprensione verso l'immaterialità.

Ma ora le mie speranze poco importano. Decisa mi divincolo tra le mani, i corpi e le braccia dei fiorentini, con l'ingordigia verso la vendetta.

Scontro molti e mi scuso con pochi, ma lei è nei miei pensieri. Il punto focale delle mie digrazie, se non tutte la maggior parte.

Cerco ma nulla trovo e l'odio cresce sempre più dentro al mio corpo in combustione.

Dove sei, dove sei.

Mi ripeto questo mantra prima di sentire le risa acute che la sua voce insolente fa risuonare.

Di scatto mi giro e con la coda dell'occhio la vedo entrare in un negozio chic di piazza della Signoria. Stringo le dita nella carne seguendola all'istante.

Un cappotto, dei leggins e degli stivali. Sono una disadattata nella boutique più in dell'intera città.

Digrigno i denti e faccio la mia comparsa tra marmo rosa ed oggetti dai prezzi strabiglianti. Placo per un secondo il mio fervore facendo il primo passo all'interno. Un uomo possente in completo nero mi sorride squadrandomi.

Vorrei dirgli che oggi non è giornata, ma a Lui cosa importerebbe?

Lascio il suo sguardo perché il collo segue automaticamente il risuono fastidioso della voce acuta di Lucrezia. Il respiro aumenta e tutto ciò che mi ha fatto passare, le cattiverie gratuite, le ingiurie, le provocazioni, si materializzano di fronte ai miei occhi.

Ma ora cosa vorresti fare Sofia?

Andare li e tirarle un pungo? Dire che Riccardo , lei non se lo è mai meritato?

Penso ma non ho un comportamento da tenere, né idee da pronunciare.

Stupida Sofia, sei sempre al solito punto. Distruggi tutto mentalmente ma poi cosa rimane? Incertezza e disorientamento.

Perché io non so come Lei.

Sto per andarmene ancora una volta ma Lucrezia mi vede.

Ride, tanto e forte.

Muove la bocca domandandomi se ho sbagliato negozio, che qui non vendono vestiti per ciccione. Alza l'angolo della bocca schifata per tutto ciò che rappresento per Lei. Una donna curvy sposata con l'uomo che lei ama, o cosi crede di fare.

Ho oramai le unghie che premono sulla pelle dei palmi, un cuore in iperventilazione ed una stanchezza nella mente.

Ancora la bocca spalancata ed ancora ingiurie. Ma ora basta, ora deve finire!

Mi avvicino alzando il mento muovendo l'indice per farla avvicinare. Lo prende come uno scherzo accostandosi leggermente al mio profilo.


Con tutta la dolcezza del mondo, pronuncio ciò che ho sempre pensato: " Puoi fare tutto ciò che vuoi, puoi farmi cadere, puoi calpestarmi e puoi anche divertirti, ma sappi che la notte Marni viene a letto con me, che ama me e che ha sposato me. Io mi rialzerò continuamente tesoro mio. Punterò le nocche a terra, e per quanto cercherai di distruggermi, sarò più forte di prima, più viva e sempre più innamorata" si allontana come colpita da un gran masso: " Sei solo una balena!" urla attirando l'attenzione di tutte le persone presenti nel negozio: " Sarò pure una balena, ma una balena felice".

Esco senza voltarmi, soddisfatta per il mio comportamento per nulla violento. Cammino tra la piazza quando lei urla qualcosa alle mie spalle. Con molta disinvoltura alzo il braccio mostrando un bellissimo dito medio.

Non meriti più attenzione, non più. Lucrezia 0 Sofia 1000.

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