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Stefano aveva la voce incerta e gli occhi svelti, non stava più nella pelle. Quella sera era andato a tirare boxe e fuori dalla palestra aveva trovato Claudio. Stava in vespa. Si guardarono un po' così e lui gli aveva detto che adesso era davvero finita. Stefano lo sapeva, lo sapevamo tutti eppure faceva male uguale. Iniziò a piangere.

A me piacque. All'epoca credevo che bisogna avere il coraggio di piangere. Il coraggio di riconoscere la propria fragilità, i propri limiti. Sbagliavo. Serve più coraggio per ridere, per essere felici.

Uscimmo un attimo fuori, per non dar spettacolo. Accesi una sigaretta e la fumammo in silenzio. Poi Stefano ne accese un'altra e fumammo pure quella. Iniziò a piovere quando Angelo ci raggiunse e disse che ci stavamo trasferendo tutti a casa di una tizia che si chiamava Carolina.

Ci raggiunsero anche Lino e Raffaella e salimmo tutti su una macchina. Stefano mi strinse la mano, faticava a trattenere le lacrime. Guardai Lino e Raffaella e pensai che forse a volte è meglio ripartire da capo che far finta di niente ed andare avanti.

Little girl blueWhere stories live. Discover now