It's not important

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Quando arrivammo al Barattolo, stavano già tutti discutendo. Marcello, Anna e Vittoria seduti sul divano ascoltavano Lara e Jacopo che in piedi appoggiati al tavolo muovevano il discorso, interrompendosi e accavallandosi di continuo.

Lo chiamavamo il Barattolo, ma non ho mai saputo, né capito il perché. Era un rudere di campagna, un casolare abbandonato, appartenuto alla famiglia di Anna.

Si trovava a ridosso della ferrovia, subito dopo la città, circondato da faggi e sterpaglie. L'estate profumava tutto attorno di rosmarino, si sentivano i grilli cantare e chi voleva poteva portarci il fidanzato o la fidanzata. Si stava bene lì in silenzio, abbracciati, sotto la luce delle stelle. Ogni tanto passava un treno.

Qualche sera ci beccavamo lì tutti insieme con il gruppo.

Quando io e Stefano entrammo, Anna si alzò, andò in cucina prese due birre, ce le passò e riprese il suo posto. Lara e Jacopo stavano discutendo. Si parlava di Raffaella e Lino, di Erasmus, di corna, di prese di posizione.

"è andata sempre così e questa è la vita di Lino e io tu e gli altri non siamo nessuno per dirgli che questo va bene e questo va male. Se Raffaella gli ha messo le corna e a lui sta bene, l'ha perdonata e sono di nuovo felici nessuno deve fiatare"

"se un amico si fa prendere per il culo, io glielo devo dire: guarda Lino che quella ragazza ti sta prendendo in giro, che tutti lo sanno che ti ha messo le corna, che lo ha fatto dopo due settimane di Erasmus, a Siviglia e che lo farà ancora, ancora, ancora e che tu non sei più innamorato ma solo abituato a starci con quella persona"

"Beato tu Jacopo che hai tutte ste certezze. È successo solo una volta, in discoteca. Lei era un po' ubriaca e.."

"ed è andata con quello spagnolo"

"era ubriaca"

"e ci è andata"

Per un po' non parlò più nessuno. Io e Stefano avevamo raggiunto gli altri sul divano e Vittoria si allungò verso di me per sussurrarmi qualcosa all'orecchio:

"Jacopo dice che noi dovremmo dire a Lino di non perdonare Raffaella, che non è la prima volta che succede e che lei lo prende in giro e che lui è buono, troppo buono. E che Anna la difende solo perché è una sua amica".

Feci di sì con la testa, lanciai un'occhiata a Stefano. Sorridemmo. Non ne potevamo già più.

" ehi, facciamoci una pausa"

Dissi a Stefano di sì. Finimmo le birre, arrotolammo un paio di sigarette e uscimmo fuori. Faceva freddo, tirava un brutto vento e il cielo rossiccio di nuvole si era mangiato tutte le stelle. Passai l'accendino a Stefano.

"Come va con Claudio?"

"Male. Non riusciamo più a capirci. Litighiamo su tutto."

"Forse è solo un periodo"

Stefano sorrise e scosse la testa.

"a volte le cose finiscono. Non è colpa di nessuno. Finiscono e basta e noi dobbiamo imparare a lasciare andare le persone. Non si può essere egoisti. Sempre egoisti"

"ma, buttare tutti quegli anni insieme..."

"meglio che buttare anche quelli a venire"

Stefano stette a fumare un po' in silenzio, appoggiato a un faggio. Guardava il cielo e sembrava non pensare a nulla.

"e comunque ne vale sempre la pena. Se è andata bene, anche se finita male non hai mai buttato nulla. Ne vale la pena. Ne vale sempre la pena"

"e di Lino e Raffaella che pensi?

"tu che pensi?"

Sorrisi. Non me ne fregava niente. Mi sentivo stanca. Rientrammo dentro. La discussione continuò ancora un paio d'ore.

Little girl blueOn viuen les histories. Descobreix ara