-07 ospedale(secondo atto).

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-07 ospedale(secondo atto).
20:10 04/06/2014

Nulla aveva senso.
Era come se tutto quello che mi era successo si stesse piano piano collegando,ma allo stesso tempo il vero nesso mi sfuggiva.
Cosa voleva dire che ero stato in coma?

Le parole di Martina mi erano giunte come un macigno sulla schiena,una folata di vento gelido da far tremare le osa anche quando cessa.
Lo stesso vento gelido che era entrato dalla finestra, nel momento in cui realizzai quello che mi aveva riferito.

L'aria era entrata di forza nella stanza,dove lei era ancora a cavalcioni su di me.
L'atmosfera sembrò congelarsi,lei iniziò a tremare e a coprirsi il viso affondando la testa nel mio petto,io dal mio canto,ero rimasto immobile,con le mani sul suo capo,fisso a guardare la finestra che dava a quello scenario estivo.
Non riuscivo a capire quello che mi aveva detto,come non riuscivo a capire il veloce cambiamento,apparente,cambiamento climatico.

Mi sentivo come n campana di vetro esule di fronte a quella che si presentava riflesso di una verità di cui non ero a conoscenza.

Quando il vento cessò e i miei pensieri ritornarono a fluire come se fissero spinti loro,adesso,da corrente d'aria.
Martina non smetteva di tremare,con lei pure io stavo fermo,cercavo di consolarla e di infonderli calore col contatto dei nostri corpi,ma sembrava tutto inutile,non smetteva di tremare,batteva i denti e respirava a fatica.
Sembrava in preda alla morsa di un freddo invernale.
Gli alzai la testa e la feci appoggiare tra il collo e la spalla e,una volta che era eretta con la schiena,l'abbracciai.
Stranamente non era fredda,sembrava che avesse solo la sensazione di avere freddo,per cui provai a tranquillizzarla con le parole.

Io:- Martina,calmati è passato sono qui,le senti le mie braccia intorno alla tua vita? Ecco io non andrò da nessuna parte.
Non detti freno al mio lato più "scuro",quello romantico.
Non diedi freno alla lingua,volevo che uscisse da quello stato,quindi dovevo giocare ogni mio singolo asso nella manica.
-Martina tranquilla non fa più freddo,è passato anche questo.
Sentivo che pian piano il suo corpo riacquistava sensibilità e lei controllo su esso,iniziava ad allenare la sua presa sulla mia tenuta da paziente.

Passarono un paio di minuti di frasi sdolcinate,pacche e strofinii vari sulle spalle per farle capire che qualunque cosa fosse successa,adesso era passata e non doveva preoccuparsi,prima che lei si tranquillizzasse.
Mentre lei si tranquillizzava la mia attenzione era caduta,oltre la sua schiena,sul pavimento azzurro, su un piccolo rettangolo bianco che spuntava da sotto il comodino.
Sembrava un piccolo fogliettino piegato su se stesso.
Mi guardai le mani,con la sensazione di disagio iniziò a propagarsi tra i nervi di quest'ultime,come se avessi mollato la presa su qualcosa di importante,come se stessi perdendo qualcosa di più importante.
E con gli occhi puntati sul foglio,mi apparve l'immagine di una ragazza:
sorriso candido e occhi eterocromati.

Subito mi rivenne in mente il momento in cui,quella stessa ragazza,mi consegnava quello stesso foglio tra le mani prima di svegliarmi.
Ma come aveva fatto ad apparirmi tra le mani?
Dopotutto lei mi aveva detto che ci trovavamo in un'altra dimensione,e comunque essendo,se fosse stato tutto un sogno,come si spiegava quel foglio fosse arrivato nel mondo reale?

Cercai di non mostrarmi scosso,anche perché avevo scelto il momento peggiore per farmi sopraffare da dubbi e paure,poiché Martina stava iniziando a tornare in se e da un momento all'altro sarebbe arrivato il dottore per non so farmi cosa.

Feci un profondo respiro,sperando che nessuno si accorgesse di quel foglio,in fondo non sapevo cosa c'era scritto e "conoscendo" c'era qualcosa di strano difficile da spiegare a persone normali,oppure qualche insulto in latino.
Martina si tirò su con la testa e mi guardò con uno sguardo vacquo,come se non capisse dove fosse,cosa che cappi quando mi disse:
-Cos'é successo?
La voce era roca,come se si fosse appena svegliata dopo una lunga dormita,aveva gli occhi pieni di lacrime,sicuramente quelle di prima che non era riuscita a far uscire sgorgare.

~Le cronache di un Deus Mortis.Where stories live. Discover now