-05 Scintille tra la folgore (secondo atto)

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-05 Scintille tra la folgore (secondo atto)

Nella mano stringevo la fredda pelle nera che ricopriva l'impugnatura della falce,ancora avvolta in uno strato di luce bianco-azzurra.

Ancora non avevo capito com'era possibile che mi fosse apparsa tra le mani,o come fosse possibile che quella falca,lunga quasi due metri,fosse uscita dal ciondolo che avevo al collo o come fosse possibile che io avessi sentito la voce di una ragazza e che questa mi avesse dato vigore.
Domande a cui non avrei mai saputo dare una risposta,ma una cosa la sapevo:
ormai ero in pista e dovevo ballare.

L'essere era di fronte a me,con espressione di confusione e stupore miste a una scintilla di paura negli occhi,data dal tremolio di tutto l'occhio,era davvero difficile riuscire a capire cos'avesse in testa.
Era di fronte a me con le ali spiegate mentre tutto il siero colava da esse,le mani stringevano una falce uguale alla mia,ma molto più usurata dal tempo:
la lama era tutta sporca di chiazze scure che avevano tutta l'impressione di essere sangue secco,diverse crepe nel metallo che percorrevano il profilo dell'arma visto che erano presenti anche nel manico, la punta era spezzata e la pelle dell'impugnatura era usurata.
Quell'arma doveva aver visto dei giorni migliori di quelli

Durante il nostro gioco di guardi,il temporale infuriava fuori:
La pioggia batteva sul cemento del porto e sul metallo delle navi,mentre i tuoni rimbombavano nel cielo fino a un momento prima azzurro,specchio del mare,che adesso veniva squarciato dalle onde di luce dei lampi.

Ormai mancava poco prima che la battaglia infuriasse.
Prima che io firmassi la mia condanna a occhi aperti.
Prima che segnassi la parola "fine" al mio destino.

L'inizio della fine fu segnata dal boato di un tuono.
Un fulmine scaricò sul mare,illuminando tutta la stazione,ma quando il bagliore perse luminosità ormai era già iniziata un'altra pioggia:
Una pioggia di scintille provocata dal contatto delle nostre lame.

Il rumore dei nostri colpi era coperto solo da quello della pioggia,colpi che infuriavano e si facevano sempre più cruenti a ogni tuono.
Non avevo mai usato una falce,in combattimento almeno,ed utilizzarla mi portava a provare una strana sensazione:
avevo utilizzato molte armi fino a quel momento,mi era anche capitato di doverle usare per difendermi,ma quell'arma,quell'arma era qualcosa che di infernale.
Il taglio e la curva della lama era perfetto e bilanciato,come se fosse un'estensione dell'arto,se la si sapeva usare era un'arma di distruzione di massa.
Se incappavi in essa, l'ultima cosa che avresti visto sarebbe stato il tuo riflesso nella lama,prima che quest'ultima si ma macchiasse del tuo sangue.

La battaglia con quell'essere era tutt'altra che facile,riusciva a prevedere ogni mia mossa,poi il fatto che lui fosse a mezz'aria non aiutava,riusciva a muoversi velocemente senza il mio sforzo,mentre io,per parare i fendenti della sua lama dovevo muovermi in continuazione.
Il raggio d'azione della mia falce era ridotto da tutti gli elementi urbani presenti nella stazione,era difficile muovermi e difendermi allo stesso tempo,lui si librava in aria senza preoccuparsi di tutte le crepe nel terreno,le colonne o la ringhiera,menava fendenti in continuazione senza fermarsi un attimo,mentre io dovevo stare persino attento a non cadere tra i binari e soprattutto al suo maledetto liquido che perdeva a ogni suo movimento avventato.
Lui era a mezzo metro da terra con la schiena ricurva verso di me,con le braccia stringeva e dirigeva la gelida e lurida falce che tagliava il vento al suo passaggio,io invece mi muovevo attraverso gli ostacoli per non farmi intercettare dai suoi colpi,dirigevo e mi difendevo con la falce:
col bastane mi difendevo dai suoi attacchi,il metallo di cui era composto reggeva bene all'impatto,poi passavo al contrattacco ruotando velocemente le braccia e sferrare due fendenti rapidi alle sue braccia,ma lui era talmente agile da evitarli portandosi in posizione eretta muovendo le lattiginose ali e riniziava il ciclo,fino a quando non riuscì a colpirmi.
Ero dietro a una colonna,con la schiena appoggiata a esse per riprendere fiato,erano ormai una decina di minuti che cercavo di non farmi mozzare la testa da quell'essere immondo ma mi risultava sempre più difficile,la falce iniziava a pesare,le braccia iniziavano a farmi male perchè lottare dovevo tenerle sempre alte per colpa sua visto che non aveva il coraggio di affrontarmi a terra.
I muscoli tremavano sottopelle,lo sforzo era veramente tanto,senza contare il fatto che dovevo sempre muovere l'arma visto che la usavo sia per difendermi sia per attaccare.
Lui invece era lindo,almeno sembrava,era difficile capire come si sentisse visto che non aveva una vera e propria espressione,tralasciando le ingenti quantità di materia che perdeva da ogni parte del corpo a ogni suo gesto.
La mia mente era come bloccata dalla paura,infatti avevo veramente paura di morire,l'impeto d'inizio battaglia ormai era scivolato via della mia mente come il sudore sul mio corpo.

~Le cronache di un Deus Mortis.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora