Capitolo 3

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NB: la storia non è mia, ma di due autrici (a una delle quali è dedicato il prologo).


- Allora signorina - l'uomo anziano davanti a me poggiò una mano sulla scrivania. - Mi dica come era questo ragazzo - chiusi gli occhi velocemente.

- Beh - torturai le pellicine delle mie mani. - Era alto. - La donna accanto a me cominciò a disegnare una sagoma con la matita. - Carnagione scura, forse era straniero - ammisi pensierosa.

Lo sceriffo annuì coinvolto dalla situazione.

- Capelli scuri, quasi corvini - cercai di indicare l'altezza della cresta. - Gli occhi marroni, anzi ... - mi soffermai un secondo per ripensare di nuovo a quella scena - neri, scuri ... paurosi - .

La donna accanto a me passò il foglio allo sceriffo.

L'anziano signore sembrava quasi uno di quei personaggi usciti da un fumetto, con i baffi lunghi e bianchi, i capelli dello stesso colore, il viso magro, la gentilezza di un cucciolo di panda.

- Bene, abbiamo il nostro criminale - sollevai gli occhi, fissando attentamente quel disegno. Era identico, forse un po' più robusto del reale, ma c'era una domanda che ancora vagava tra i miei pensieri.

- Posso sapere cosa ha fatto? - l'unica cosa che sapevo, era la paura che mi aveva procurato puntandomi una pistola alla testa.

L'uomo si girò dalla mia parte, regalandomi un sorriso. - Nulla di grave, ha tentato di rubare in un supermercato con scarsi risultati - si soffermò un minuto. - Ma era armato, e stiamo cercando di capire se quello che aveva tra le mani era un giocattolo tanto per spaventare o qualcosa di serio - venne interrotto dalla collega.

- In caso contrario, abbiamo l'obbligo di sbatterlo dentro immediatamente, anche perché aveva tra le mani un possibile ostaggio - sospirai, stanca.


- C'è nessuno in casa? - scuoto la testa cacciando via quei brutti pensieri, notando solo allora le ragazze ridere al mio fianco per il gesto di Harry.

Sposto la mano del riccio che continua a muoversi davanti ai miei occhi, come se volesse svegliarmi dal mio stato di trance.

- Va tutto bene? - chiede premuroso avvicinandosi con la sedia alla mia.

- Posso parlarti? - chiedo speranzosa. Il ragazzo si alza ed io lo copio prontamente.

Ci allontaniamo di poco dal tavolo dove tutti stavamo cercando di ordinare qualcosa da mangiare.

- Dimmi tutto - dice quando ci fermiamo al bordo della strada.

- Beh ecco ... ho un problema - ammetto rossa in viso. Sono sicura che mi prenderà per pazza.

- Si, ho notato che eri completamente da un'altra parte con la testa. Sai che di me puoi fidarti, soprattutto se c'è qualcosa che non va - mi rivolge un sorriso caloroso. Sospiro, cercando di trovare le giuste parole.

- L'ho visto - inarca le sopracciglia non capendo di cosa stia parlando. - Cioè, credo - gesticolo in modo nervoso. - Oggi, accidentalmente, mi sono ritrovata nella biblioteca. Mi stavo guardando intorno, cercando dei possibili libri che mi potessero servire in futuro, magari - dalla sua faccia, capisco che ancora non gli è nulla chiaro. Ha ragione. Sospiro ancora una volta. - Voglio dire, forse mi sbaglio, forse ho mangiato troppe cose in questi giorni, ma io l'ho visto - dico convinta, passandomi una mano sul volto.

She's not afraid || Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora