Capitolo 37 [Jack]

3.8K 288 3
                                    

Il mattino seguente mi svegliai con dei forti giramenti di testa. Mia madre mi stava chiamando già da un po' di tempo e quando la raggiunsi nella cucina si arrabbiò molto.

Io, però, non l'ascoltai.

Ero ancora parecchio scosso, ma sapevo con certezza che i miei non mi avrebbero ascoltato. Nessuno, mi avrebbe ascoltato.

Non sapevo cosa avrei fatto quello domenica. Non sentivo la voglia di studiare che avevo quasi ogni giorno, evidentemente anche il mio carattere era cambiato.

-Cosa farai oggi?- chiese la donna davanti di me.

-Credo che studierò...- mentii.

Aveva dimenticato ciò che era capitato durante la notte? Non poteva aver dimenticato il modo in cui la avevo svegliata ed il modo in cui mi ero comportato.

-Va tutto bene?- 

Ecco la fatidica domanda. Avrei potuto rispondere di sì e chiudere il discorso, ma non potevo.

-Perché non mi hai creduto questa notte?-

Lei sorrise, come se sapesse già tutto.

-Io e tuo padre sappiamo per certo che è tutto uno scherzo progettato con i tuoi amici- stava asciugando una tazza e notai che la aveva cominciata a stringere con i insicurezza.

Mi alzai di scatto facendo cadere la sedia a terra. Lei prese paura e si allontanò avvicinandosi al lavello. Smise di strofinare la tazza con il canovaccio e mi guardò impaurita.

-Lo sai che non è uno scherzo! Come potrebbe esserlo? Come potremmo organizzare uno scherzo così bene?...-

La tazza cadde a terra, gettata con forza. I pezzi di ceramica si sparpagliarono per tutta la cucina, raggiungendo anche i miei piedi.

-Non rivolgermi così la parola! Vattene subito da questa stanza!-

Presi una fetta di pane e arrabbiato salii le scale.

Sapeva qualcosa, sapeva qualcosa ancora prima che tutto ciò mi succedesse eppure non voleva ammetterlo. Avevo visto la paura nei suoi occhi quando mi ero alzato così di scatto, quella paura che hai quando un cane ti guarda ringhiando.

Forse è questo che sono diventato, un licantropo.


Passai la mattinata ad ascoltare musica e ad usare il computer, finché un ululato non mi chiamò.

Anche attraverso le cuffie ero riuscito a sentirlo. 

Con la mente inebriata da quel suono infilai velocemente le scarpe ed uscii  dalla finestra atterrando sulla terra in piedi.

Corsi il più velocemente possibile: attraversai la strada e per poco non feci un incidente; attraversai il piccolo bosco procurandomi dei piccoli tagli alle braccia quando i ramoscelli mi toccavano ed infine raggiunsi un branco.

Era stato lo stesso uomo che mi aveva morso, ad ululare. Preso dal panico provai a scappare, ma lui mi fermò.

-So che non sono stato di buone maniere ieri sera, ma sono anche certo che non mi avresti ascoltato se ti avessi proposto il morso. Molto piacere, novellino, io sono Andreas-

Mi porse la mano.

Io lo squadrai dall'alto al basso e mi girai. C'erano altre persone: uomini, donna, vecchi ed anche ragazzi della mia età.

-Siamo davvero sicuri che questo cucciolo spaventato potrà essere allo stesso livello dell'altra?- riconobbi la voce del ragazzo che aveva appena parlato. 

Sapevo che era stato lui a tenermi bloccato mentre procedevano con la trasformazione.

Andreas mi spinse avanti -Vai a presentarti, cucciolo spaventato- 

Mi stavano prendendo in giro ed io li stavo lasciando fare standomene zitto.

Lentamente raggiunsi il ragazzo -Mi chiamo Jack- dissi a voce alta, cercando di farmi sentire da tutti.

-Molto piacere, Jack cucciolo spaventato. Io sono Jeremy-

Rimasi con il branco fino a sera. Mi dissero che ora ero un licantropo e che quindi facevo parte in un branco il cui capo era Andreas. Tra tutti i componenti mi affiancarono un lupo anziano, uno che avrebbe potuto insegnarmi come gestire la mia rabbia ed il nuovo potere. Lui sarebbe stata la mia guida ogni pomeriggio subito dopo scuola. 

Essere un licantropo, essere qualcosa di mitico, mi piaceva. Almeno finché non venni a scoprire di cosa dovevano fare per sopravvivere a tutti i pericoli che ogni giorno li minacciavano. 

È stata quella notte che ho scoperto che anche Mia era qualcuno, o qualcosa, di speciale.

Quando mi dissero che i cacciatori erano la peggior minaccia non ci diedi molto peso, ma quando quel giorno morirono delle persone capii perché erano così tanto temuti.

Dovevo parlare con qualcuno ed il vecchio che mi faceva da guida non mi ascoltava. Per lui tutto quello che succedeva era giusto, ormai era un lupo da più tempo di me e io non potevo cambiare i suoi ideali.

Così pensai che Mia mi avrebbe potuto aiutare, ma a giudicare dai suoi battiti cardiaci non sembrava felice di vedermi. 


La nuova lupa [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora