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Non so quanto tempo eravamo rimasti così, sospesi nel tempo.
Ci incamminammo verso casa mia, in silenzio, forse per la tristezza che ci invadeva entrambi, forse perché non c'era nulla da dire, forse perché è vero, il silenzio alle volte vale più di mille parole.
Arrivammo sotto casa mia, avrei preferito cambiare strada, ma prima o poi dovevo rientrare.
Sentivo un vuoto nello stomaco e non sapevo come riempirlo.
Stava succedendo ancora? Sarebbe andata come con Lorenzo, pochi giorni di distacco e tutto finito?
In cuor mio sentivo che il trasporto verso Emi era più intenso e doloroso, ma non potevo sapere da parte sua, anzi, per quello Emi era ancora più complicato da capire. Era come entrare in un tunnel senza luce.
"Emi, non voglio andare a casa. Non stasera..." dissi.
"Non farmi agitare Tiffany, e neppure i tuoi penso che sarebbero tranquilli" a queste parole riuscì a farmi tornare in me.
Non che, non avessi potuto mandare un sms avvisando che mi fermavo da Chiara, mia madre veniva sempre aggiornata dai miei spostamenti, però mi sarei sentita in colpa.
Mia madre diceva sempre. "Non posso impedirti di fare la tua vita, perlomeno però aggiornami con un sms, così almeno so che stai bene."
"Ok, mi hai convinta. Quando sarebbe la partenza?" gli chiesi.
"Domenica mattina parto per Roma, invece domani e sabato farò qualche gara qua intorno."
Ormai ero completamente congelata e quando mi abbracciò forte sentii tutto il suo calore su di me.
Speravo solo che quella strana serata non svanisse in un sogno con l'arrivo delle prime luci del mattino, perché, io non volevo perderlo. E glielo avrei dimostrato in tutti i modi.
Trascorsi una notte insonne, dove, mi girai e rigirai più volte nel letto. Quando la sveglia suonò mi ricordai che sarei entrata due ore dopo e finalmente riuscii a riposare un'oretta.
Mia madre mi aspettava al bancone della colazione e mi chiese di raccontarle tutto.
Incominciai a piangere e tra le lacrime le dissi come stavano le cose.
"Cara la mia Tiffany, al cuore, non si comanda. Vedi, il fatto che tu, avessi scelto un ragazzo come Lorenzo la diceva già tutta. Avevi scelto la strada facile, quella della sicurezza. Ma in amore la sicurezza non arriva mai, ricordatelo. Ed è proprio lì che sta il bello!" mi sorrise.
"Mamma, io non so come si metterà questa volta. Io non voglio perderlo. Non voglio che vada via anche lui." Dissi con le lacrime agli occhi.
"Invece tu, lo lascerai partire senza ansie. E sarà anche per questo che tornerà da te. Fidati."
Queste parole mi rassicurarono e decisi di prepararmi e farmi bella per uscire.
I giorni che seguirono furono strani. Nei momenti in cui Emi mi telefonava stavo bene, anche se non è che poi mi dicesse granchè, però anche solo lo sparare cazzate insieme mi rendeva felice. Poi dopo qualche ora tornavo nello sconforto perché avevo il timore di non sentirlo più.
"Domani sera stiamo insieme" mi disse appena risposi al telefono. "E avvisa pure tua madre che non rientri."
Mia madre mi guardò rassegnata. Non potevamo più raccontarci le favole.
Misi il mio profumo preferito, indossai dei jeans bianchi ed un golf a maglia grande sempre bianco, il super piumino perchè saremmo andati in giro in moto e uscii.
Emi non aveva ancora ne la patente ne l'auto.
Uscivamo da soli e così per rallentare la tensione gli chiesi:"allora dove mi porti di bello?"
"Ti porto sulla luna" e mi strizzò l'occhio.
In realtà andammo a parcheggiare vicino Galleria San Carlo, nelle adiacenze del muretto, e attraversammo il Duomo a piedi.
Mi resi conto che stavamo entrando alla Rinascente.
Mi accompagnò verso l'ascensore e mi portò al settimo piano al ristorante nella terrazza.
I tavolini con le candele e la musica leggera in sottofondo rendevano l'ambiente molto romantico.
Le luci soffuse e tutto l'ambiente mi stupì. Non erano posti dove mi immaginavo con Emi, ma lui aveva voluto regalarmi un'ultima sera speciale.
Avevamo di fronte le guglie del Duomo e il panorama era incantevole.
"Questa è la Milano dove voglio arrivare Tiffany. E vedrai che ce la farò! Se avrai pazienza, sarai con me e la vivremo insieme. Ti va?" mi disse.
C'era bisogno di chiederlo?
Chiacchierammo del più e del meno e sentivo la tensione che si scioglieva con il beneficio dell'ottimo spumante e del cibo buono. Pensavo e sistemavo nella mia mente tutte le cose belle e tutti i progetti ai quali aveva in mente Emi, senza trascurare anche il lavoro che stavo facendo con i suoi appunti e che presto io ed Alessio avremmo trasformato in mixtape.
Era bello fare dei progetti. Era come se il tempo fosse già impegnato e che passasse più veloce.
Forse era per quello che Emi era più sereno e positivo, forse perché sentiva che stava succedendo qualcosa di bello.
La cena fu davvero squisita. Emiliano pagò e ce ne andammo un po' in Vittorio Emanuele a guardare le vetrine.
Ogni tanto guardando una vetrina mi diceva. "Un giorno ti regalerò tutto quello che desideri..."
"Non desidero molto" dissi. Pensando che in realtà desideravo solo lui...prepotentemente.
Il suo sguardo malizioso mi fece intendere che non avevo segreti per lui.
Dopo qualche giro con la moto arrivammo a casa sua. Parcheggiò nel box ed entrammo direttamente da li.
Non feci in tempo a togliere il piumino che eravamo già incollati.
Due ragazzi disperati col bisogno di amarsi.
Non aveva più senso per me aspettare.
Tutti quei discorsi, quei ma, quei se, con lui non contavano più.
Ero li per lui e per il suo amore e niente mi avrebbe fatto tornare indietro o pentirmi di ciò che sarebbe successo.
Per me era tutto complicato ma Emiliano aveva capito tutto. Mi abbracciava e cercava di infondermi tranquillità.
Non sapevo bene cosa stava succedendo. Non era perfetto, Non era stupendo. Ma era tutto ciò che volevo: essere la sua donna e amarlo completamente. Senza ma, senza se. Senza paura. Senza pregiudizio. Senza pentimento.
Ci addormentammo abbracciati e sereni. Ogni tanto sentivo abbaiare i cani e mi rendevo conto che non ero a casa mia, ma questo pensiero mi dava gioia e così tornavo a dormire e a sognare.
L'indomani aprii un occhio.
Cominciavo ad abituarmi ad aprire gli occhi e ritrovarmi accozzata vicino a lui. Ma questa volta era diverso. Questa volta non eravamo io e lui...ma Noi.
Emiliano mi stava fissando divertito. Il suo sorriso stupendo sulle labbra. Non era più teso come la sera prima e finalmente mi disse:
"Se la vita è un attesa sarò felice di aspettare fino alla prossima volta che dormiremo ancora insieme" ... e detto questo mi prese il viso tra le mani e mi baciò.

La Storia di Tiffany. || Emis KillaWhere stories live. Discover now