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Guardavo la neve cadere sui vetri della macchina e il panorama fuori dal finestrino era fantastico.
Natale e Santo Stefano erano volati. Ognuno di noi si era concentrato sulla partenza e avevamo rallentato le comunicazioni. Qualche sms con Lorenzo e alcuni organizzativi nel gruppo.
Finalmente eravamo quasi arrivati a destinazione e non stavamo più nella pelle. Cantavamo a squarcia gola le canzoni di Max Pezzali e ci sentivamo felicissimi.
Max ci aspettava felice e per dimostrarlo ci offrì subito una cioccolata calda.
Poco dopo eravamo organizzati e pronti per andare a sciare. Che splendore.
Verso le due del pomeriggio, mentre stavamo sciando, il profumo di cibo buono ci assalì facendoci deviare verso quell'odore.
Entrammo in una baita strana. Poco arredata e con i muri di pietra. Un bellissimo camino faceva l'unico arredo oltre ai vecchi tavoli di legno.
Il padrone ci fece mettere comodi e invece di portarci il caffè che avevamo ordinato ci portò dei piatti con polenta, spezzatini e carne arrosto. Non era tantissima ma era sufficiente per sfamarci. Ci domandavamo come avremmo potuto pagare ma lui disse di mangiare tranquilli e scaldarci con il fuoco del camino.
Dopo averci lasciato per un po' tranquilli si sedette al tavolo con noi e ci fece domande retoriche, tipo da dove arrivavamo o quanti anni avessimo.
Era un tipo anziano ma simpatico e iniziò a raccontarci da dove arrivava e perché era finito in quel posto sperduto con tre amici strampalati come lui.
Capimmo che il motivo principale era la perdita prematura della moglie, ad un certo punto nel parlare ci disse:
"Quando vedo ragazzi sani e sereni come voi, non posso fare a meno di avvicinarmi. Vi consiglio di rimanere sempre voi stessi, di non usare la cattiveria gratuita e di essere sempre grati per quello che avete...ogni tanto parlo con il mio 'amico' lassù, anche se con lui sono un po' arrabbiato... gli chiedo di fare un patto... Se mi dicessero che ho un brutto male e mi restassero cinque anni di vita io gliene regalerei quattro, ma ...vorrei indietro almeno un anno con mia moglie, poi concluse dicendo "ragazzi, se pensate di fare la cosa giusta, siete giustificati, perciò buttatevi perché i rimpianti sono la sola cosa che poi resta" disse con un sorriso triste.
Emiliano lo stava guardando con gli occhi spalancati. Se avesse mosso un sopracciglio sarebbero scese le lacrime, alzò le spalle e disse:
"anch'io darei un anno della mia vita in cambio di un altro mese con mio padre..."
Ero seduta sulla sua sinistra così mi venne spontaneo girargli le braccia intorno alle spalle e lo strinsi forte. Con il braccio sinistro nascosi le lacrime che scendevano direttamente nel mio pile e gli scrollai i capelli con un gesto affettuoso.
Quell'uomo si scusò con lui dicendo che non poteva immaginare che ragazzi giovani come noi avessero già conosciuto il dolore.
Il cuore di Emiliano batteva forte, Chiara e Francesca piangevano e i ragazzi giravano i pollici concentrati per evitare di commuoversi.
Era un momento straordinario. Di sofferenza ma anche di unione. Nessuno di noi avrebbe mai immaginato che Emiliano se ne uscisse con una frase del genere e questo, ce lo fece apprezzare ancora di più.
Fu lui stesso che a un certo punto scrollò le spalle e ritrovando il suo sorriso appena arrogante esclamò: " minchia quanto abbiamo mangiato bene in questo posto!" e si alzò per stringere la mano a quel signore e gli chiese il nome. Rispose di chiamarsi Vasco.
"Vasco, torneremo presto a trovarti. Questo è un posto magico" e così dicendo ci alzammo tutti e iniziammo a metterci i giubbotti.
Vasco non volle farsi pagare altro che il caffè che avevamo ordinato e ci fece promettere di tornare a trovarlo prima della ripartenza.
Tornammo sulle piste e prima che fosse tardi, tornammo all'ultima risalita che ci avrebbe accompagnato da Max.
Nel frattempo erano arrivati anche Rasta ( chiamato così per i suoi Dred, ma in realtà si chiamava Alessandro) , Federico e Juri.
Quando gli impianti chiusero e anche l'ultima persona se ne andò, il posto diventò davvero affascinante. Un locale caldo, tutto per noi e in mezzo alla neve. Ci sentivamo sul tetto del mondo.
La sera, dopo un sonnellino e una bella doccia eravamo pronti a fare un po' di casino, così seduti sui banconi sorseggiamo un boccale di birra mangiando hamburger e patatine.
La musica sempre più alta e noi sempre più spensierati iniziammo a fare tutti i giochi più stupidi. Tabù... Indovina Chi... L'assassino... E Obbligo Verità.

La Storia di Tiffany. || Emis KillaWhere stories live. Discover now