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Il week-end si stava concludendo e io nella mia stanza ripensavo a tutte le cose che erano successe in pochi giorni.

Sembrava che fosse passato un mese e invece tutto era accaduto in pochi giorni.

Il telefonino si illuminò. Era Lorenzo che mi augurava la buonanotte.

"Buonanotte principessa, ce la farai ad addormentarti?" domandava.

"Mah chissà...ho troppe cose a cui pensare " rispondo.

"Bhe io dico che ti devi concentrare soltanto su una!" tutte le emoticon che seguivano mi facevano sorridere da sola come un ebete.

"Guarda che non sei il mondo...fai parte del mondo ☺ " volevo provocarlo un po', ma in fondo era anche un modo per coccolarlo. "Comunque ora passo e chiudo altrimenti non mi alzo" e spensi il cellulare.

L'indomani mattina ovviamente ero rintronata. Tutto avevo in mente meno il latino o la matematica o altra diavoleria che avrei dovuto affrontare.

Arrivo davanti alla scuola e mi rendo conto che qualcosa non va.

In effetti alcune lenzuola verniciate con slogan "la scuola è nostra, la scuola è vostra, occupiamola per un bene comune" non facevano pensare a nulla di buono.

Tentai di capire un po' ciò che stava succedendo ma l'ingresso era consentito soltanto per quelli che andavano verso l'assemblea, tutto il resto era sprangato a muro fatto con i banchi.

Non avevo nessuna voglia di partecipare ad assemblee varie, non avevo proprio la testa. Nessuna delle mie compagne si vedeva all'orizzonte.

Messaggini di whatsapp iniziavano ad arrivare dal gruppo scuola e dicevano tutti la stessa cosa: "ce ne stiamo andando perché non abbiamo voglia di assemblee e comizi vari"

Ero un po' scocciata. Che cazzo potevano almeno aspettarmi.

Mi avviai a passo lento verso la fermata del tram. Avvisai i miei che non entravo e che sarei andata nel vicino centro commerciale perché almeno sarei stata un po' al caldo.

Mia madre approvò in pieno e mi chiese se avessi abbastanza soldi. La rassicurai dicendo che avevo almeno dieci euro e che me li sarei fatta bastare.

Infilai le cuffie e entrai nel mondo fantastico del Rap.

In poche fermate arrivai al centro commerciale e mi persi tra le bancarelle natalizie che profumavano di dolci, oppure di candele profumate, di caffè dai bar...ogni odore o profumo mi provocava gioia, tutto era perfetto...ero innamorata ☺

Ad un tratto mi sentii chiamare." Tiffany..."

Il suono di quella voce conosciuta, all'inizio mi infastidì, poi invece fui contenta di incontrare qualcuno, anche se questo era Emiliano. Forse avrei ammazzato la noia con qualcuno.

"Ciao Emiliano che ci fai da queste parti?" chiesi.

"Mah, niente di particolare ero a caccia di imput" sorrise con fare da fighetto.

"Che?" decisamente non lo capivo.

"Si cammino in mezzo alla gente, ascolto i discorsi, mi guardo intorno e cerco imput per nuove "barre"....

Le barre ovviamente erano le strofe delle canzoni, ma i rapper facevano i diversi chiamandole barre.

"Invece nella mia scuola c'è occupazione e ho deciso di venire a farmi un giro, non avevo voglia di rientrare così dopo il week end del mio compleanno.

"A proposito, non ti ho fatto nemmeno il regalo" si scusò.

"Non importa Emiliano, sarà per l'anno prossimo, quando diventerai famoso me ne farai due" sorrisi e vidi che il suo sguardo si illuminava.

"Allora, pensi che fino all'anno prossimo ci parleremo ancora! Wow"

Accidenti stavamo parlando da almeno dieci minuti e non avevamo ancora tirato fuori l'acido che di solito non si faceva aspettare.

Pensai che fosse il clima natalizio e decisi di non rovinare tutto con le mie unghie da gattina.

"Ok, a questo punto facciamoci un giro per i banchetti no?" mi prese sottobraccio e iniziammo a passeggiare per le bancarelle.

La casetta degli alberi di natale continuava a suonare musiche natalizie e ogni tanto Emiliano ci bisbigliava sopra e provava a fare rima.

Mi veniva da ridere. Come si fa a rappare sulle basi natalizie...mah

Tutto quello che ci circondava faceva atmosfera e forse in tacito accordo non parlavamo perché avevamo paura di rovinare quel momento.

Ad un certo punto ebbi un brivido, Emiliano mi guardò e mi disse:

"Ma tu stai gelando! Perché non l'hai detto che avevi freddo? Saremmo entrati nel bar o nel ristorante "

" In effetti non me ne ero accorta..." risposi sottovoce.

Mi prese le mani gelate tra le sue e mi portò ad un banchetto dove vendevano sciarpette e cappellini vari del Trentino, fatti a mano. Prese un berretto rosso con il pom pom, una sciarpetta rossa e un paio di muffole rosse grosse e ci infilò subito le mie mani, che già sentirono il sollievo del bel calduccio.

Pagò una cifra che mi sembrò spropositata, ma lui era felice ed aveva un sorriso strano che non avevo mai visto.

Si fermò a osservarmi. Mi sentivo buffa con tutti quegli accessori rossi, ma non dissi nulla.

Sollevò il mio viso nascosto dal berretto rosso e mi guardò diritto negli occhi, prese il mio viso tra le mani e continuò a guardarmi.

Ero sicura che, da lì a poco mi avrebbe baciato così come ero sicura che, ancora una volta non sarei stata in grado di respingerlo:

Invece lui mi diede un pizzico sulle guance e mi baciò sulla punta del naso.

"Ora va decisamente meglio direi" e detto questo si allontanò di colpo.

Rimasi a osservarlo quasi delusa ma lui fece finta di niente, mi afferrò per quegli enormi guantoni rossi e mi condusse verso la porta del ristorante.

"Ora direi che è proprio ora di pranzo" e aprendo la porta mi fece entrare per prima.


La Storia di Tiffany. || Emis KillaTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang