Capitolo 23

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Jacqueline rimase immobile, lo sguardo fisso su quei dannati documenti. Non aveva la più pallida idea di come reagire ma, in ogni caso, difficilmente sarebbe riuscita a fare qualsiasi cosa. Quei documenti nelle mani di Luke erano la fine della felicità che aveva raggiunto a Sydney e lo sapeva bene.

«Allora?» chiese di nuovo Luke, facendole distogliere lo sguardo dalle carte d'identità. Puntò gli occhi nei suoi e li vide gelidi, pieni di confusione, delusione e rabbia. «Chi cazzo sei?» quasi urlò, notando che lei continuava a rimanere in silenzio.

«Luke,» mormorò lei, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. «Posso spiegarti tutto,» continuò. Tuttavia, rimase a fissare quei documenti, senza sapere cosa dire effettivamente. Come avrebbe potuto spiegare tutto quello che aveva passato a Londra? Non aveva idea di come iniziare e, in realtà, aveva anche paura che Luke potesse provare disprezzo per lei e abbandonarla.

«Sto aspettando,» disse il ragazzo, impaziente, facendole spostare lo sguardo su di lui. A quel punto Jackie non riuscì più a trattenere le lacrime, che iniziarono a scorrerle sul viso senza sosta. Luke sospirò e si risedette sul letto, afferrando quegli inutili pezzi di carta. Jacqueline gli si avvicinò con lentezza e timore, per poi osservarlo mentre studiava con attenzione i vari dati segnati sulle carte d'identità. «Qual è il tuo vero nome?»

Jackie iniziò a tremare e afferrò il labbro inferiore fra i denti per non singhiozzare perché la sua risposta ne avrebbe sottintesa un'altra: avrebbe ammesso di aver mentito a Luke per tutti quei mesi ed era ciò che a lui davvero importava. «Jacqueline Williams,» rispose in un sussurro e mai aveva odiato esserlo, prima di quel momento. Luke sussultò, per poi alzarsi dal letto e uscire in fretta dalla stanza, senza dire una sola parola. Jackie provò a fermarlo senza ottenere però dei risultati, così si arrese, indossò di nuovo i jeans e la sua maglietta, piegando quella di Luke e appoggiandola sul suo letto, e mise i documenti in tasca. Si guardò intorno e non riuscì a trattenere dei singhiozzi al ricordo di quello che era successo appena alcune ore prima: Luke aveva detto che non l'avrebbe mai lasciata andare, ma ovviamente non avrebbe mantenuto la sua promessa, avendo scoperto che per tutti quei mesi Jackie non aveva fatto altro che riempirlo di menzogne sul suo nome e persino sul giorno del suo compleanno.

Uscì dalla stanza e si diresse velocemente verso l'ingresso. Aprì il portone, dopo aver dato un'ultima occhiata alla buia casa Hemmings, ma si fermò quando la luce si accese, rivelando l'alta figura di Luke. I suoi occhi erano lucidi e arrossati, come se avesse pianto, e Jackie sentì il suo cuore spezzarsi a quella vista. Lei era la causa del suo dolore e non sarebbe mai riuscita a perdonarsi per aver fatto piangere il ragazzo che amava. Avrebbe voluto con tutta se stessa avvicinarsi a Luke e abbracciarlo, ma sapeva che non era il caso, così si voltò per uscire dalla casa di Luke e, soprattutto, dalla sua vita.

«Non andartene, per favore,» disse Luke in un sussurro a malapena udibile e Jacqueline sussultò per la supplica nelle sue parole. «È buio fuori,» continuò, mettendo in chiaro quale fosse il motivo per cui le aveva chiesto di restare. Jackie aveva creduto solo per un brevissimo istante che Luke potesse desiderarla ancora nella sua vita, eppure quel misero momento era stato in grado di farla sentire più viva che mai e, dopo le ultime parole del ragazzo, aveva perso ogni speranza, ogni pensiero positivo era svanito dalla sua testa, lasciando una totale desolazione.

«Non importa,» rispose semplicemente, senza voltarsi verso di lui poiché sapeva che la vista dei suoi occhi azzurri sarebbe bastata a farla cedere, a farla illudere di poter risolvere tutto. Uscì e chiuse il portone dietro di sé, per poi essere travolta dall'aria fredda della notte. Iniziò a correre e ignorò le varie suppliche di Luke, che evidentemente era uscito per fermarla. Le lacrime iniziarono a scorrere nuovamente e le offuscarono la vista, senza permetterle di vedere con chiarezza dove fosse diretta ma, in realtà, non le importava granché. Sarebbe stata felice di perdersi e trovarsi in qualche angolo sperduto della città, senza sapere come tornare a casa: avrebbe almeno avuto qualche preoccupazione che potesse distrarla da tutto il dolore che provava in quel momento. Continuò a correre per numerosi minuti e si fermò solo quando le gambe iniziarono a bruciarle per lo sforzo a cui non era assolutamente abituata. Si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato e non si accorse di essere in mezzo alla strada fino a quando dei fari non la illuminarono. Si alzò di scatto per la paura e la macchina frenò a qualche centimetro da lei, producendo un rumore assordante.

Daisy || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now