Capitolo 7

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Aveva storia alla prima ora e pensò che il lunedì mattina sarebbe stato una condanna per tutte le future settimane: odiava quella materia o, forse, odiava il fatto di non riuscire a studiarla con la dovuta attenzione, finendo sempre per perdersi dietro ai suoi stupidi pensieri.

Si guardò intorno più volte ma, con tutta quella confusione, non sarebbe mai riuscita a trovare l'aula della professoressa Moore e, di certo, arrivando in ritardo si sarebbe già guadagnata una terribile reputazione. Sentiva l'ansia crescere dentro di sé e si pentì di aver detto a Dan che avrebbe potuto raggiungere la sua classe da sola, senza bisogno che lui l'accompagnasse. Afferrò la cartina della scuola, che in segreteria le avevano fornito, e cercò nuovamente di orientarsi in quell'edificio enorme. Era una delle aule in fondo al corridoio e, considerando il distributore automatico che aveva accanto, non doveva trovarsi molto lontana, sempre che quel disegnino sulla mappa indicasse davvero la macchinetta di merendine alla sua destra. La rimise nello zaino e, fortunatamente, riuscì a raggiungere la sua meta senza aver avuto prima un attacco di panico.

Almeno una ventina di ragazzi era già lì dentro a parlare e Jackie trattenne un sospiro di sollievo, notando che non ci fosse alcuna traccia della professoressa Moore. Entrò nell'aula e, quando tutti gli sguardi si puntarono su di lei, sentì le guance andarle a fuoco dall'imbarazzo. Fino a qualche mese prima non avrebbe mai reagito in quel modo, ma sapeva di essere cambiata, per quanto le dispiacesse. Sentiva di non essere più se stessa, così infilò una mano nella tasca dei jeans per sfiorare un'altra volta i documenti, in cui almeno la ragazza della foto era ancora la vecchia Jacqueline Williams, e un briciolo di sollievo le invase il corpo, ma non abbastanza da scacciare l'ansia che provava.

Jackie si sedette al primo banco libero e sperò che la Moore arrivasse in fretta, in modo che tutti si concentrassero su qualcosa che non fosse guardarla con così tanta intensità. Alcuni secondi passarono e la ragazza pensò che nessuno le avrebbe rivolto la parola, quando una delle tante ragazze le si avvicinò, appoggiando la mano sullo schienale della sedia e abbassandosi verso di lei. «Ciao, sei ripetente?» le chiese con un sorriso, forse alludendo al fatto di non averla vista prima in quel corso.

Jackie scosse la testa e la osservò meglio. Aveva i capelli di un castano scuro con dei riflessi sul biondo, la pelle olivastra, gli occhi ambrati dietro a degli enormi occhiali dalla montatura rossa e dei lineamenti delicati. Era molto carina e Jacqueline la ringraziò mentalmente per averle tolto l'imbarazzo di stare in silenzio sotto lo sguardo di tutti. «Mi sono trasferita da Londra.» rispose e lo sguardo della ragazza si illuminò.

«Davvero? È fantastico, ho sempre voluto visitare Londra. Io sono Mia e tu?» le porse la mano che Jackie non esitò a stringere dopo essersi alzata, notando la notevole differenza d'altezza fra lei e Mia, che la arrivava a malapena alla spalla.

«Mi chiamo Daisy.» rispose, non prima di aver tentennato a lungo sulla risposta da dare, non essendo ovviamente abituata al suo nuovo nome. Si guardò un istante intorno, sperando che ognuno fosse tornato agli affari propri, ma si ritrovò circondata da tutte le ragazze del corso.

«Oh, loro sono-» Mia provò a presentare le altre ragazze che, però, la interruppero per dire da sole il proprio nome. Tutte quante le si avvicinarono per baciarle le guance e, dopo essersi irrigidita inizialmente, Jackie ricambiò il gesto affettuoso ricevuto. Non era molto abituata a una cosa del genere, visto che a Londra difficilmente lo faceva persino con i suoi amici di vecchia data a cui era affezionata in maniera incredibile, ma le fece piacere essere accolta in maniera così calorosa e si sentì in colpa per aver dimenticato quasi subito il nome di praticamente tutte quante. Si ricordava solo di Mia e che una ragazza dai capelli color mogano e gli occhi vagamente a mandorla si chiamava Chloe, mentre quella bionda con un brillantino al naso era Hayley. Si era inoltre accorta del fatto che alcune ragazze avevano lo stesso nome, quindi non sarebbe stato troppo difficile memorizzarlo in futuro. Peccato che quella fosse solo la prima ora e che per altre cinque avrebbe dovuto sentire il nome di almeno un'altra cinquantina di studenti.

Daisy || Luke HemmingsWhere stories live. Discover now