Capitolo 16

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"I pregi ti fanno impazzire inizialmente. Poi ti innamori delle debolezze dei difetti e degli errori passati. Non c'è nulla di più affascinante di un passato lacerato in un presente tremolante."

Capitolo 16.

Entro nella sua stanza molto lentamente, e richiudo la porta alle mie spalle stando attenta ad non fare rumore. Mi avvicino al suo letto...

Lui dorme beato, a pancia in giu, con le coperte disordinate, che gli arrivano solo fin sopra la zona lombale. Gliele rimbocco dolcemente, cercando di essere delicata. Mi siedo al bordo del letto e lo osservo. Puzza ancora un po' di alcool, ma i ragazzi hanno fatto un buon lavoro. Gli accarezzo la guancia con le dita. La sua pelle è così morbida, e i suoi respiri, musica per addormentarsi.

Vedo qualcosa illuminarsi, così mi alzo, e vado verso la fonte della luce, il suo cellulare... Lo prendo e noto che non ha un blocco, così lo apro. Vado su Whatsapp...

Scorro le conversazioni, ma con mio grande stupore, l'unica che trovo è di 'El♥'. Mi sorprende mi ha salvata con un cuore accanto, ed il mio nome abbreviato.

Sorrido leggermente, e decido di rimetterlo a posto.

Faccio il giro del letto, e mi siedo sulla sedia vicino a lui...

"Cos'hai in quella testa?" sussurro dolcemente scuotendo il capo, sapendo di non ricevere risposta.

"Piccola..." dice lui assonnato, aprendo leggermente gli occhi.

"Sono El..." lo informo, pensando che avesse sbagliato persona.

"Lo so." afferma, sistemandosi meglio sul letto, e mettendosi a sedere, con la schiena contro la testiera.

Non perdo tempo, e parlo, senza riflettere. "Dovevi parlarmi." inizio abbassando lo sguardo.

"Già, dovevo." dice in risposta. La sua voce è diversa... Sembra morbida, soffice, quasi come se fosse un bambino in difficoltà, che cerca di chiedere aiuto.

"Cosa volevi dirmi?" azzardo guardandolo, per quanto mi riesca possibile.

Lui sorride leggermente e svia il discorso, con un piccolo 'nulla.'

Non me la bevo...

"Dimmelo." lo supplico.

Lui sbuffa, ma poi parla. "Volevo darti il benvenuto nella mia famiglia. Sai, il test e tutta l'altra merda..." dice gesticolando, ma mi accorgo, del tremore nelle sue parole.

"Capisco." affermo incerta. "Ma come mai hai bevuto?" domando cambiando argomento.

"Problemi..." risponde vago.

Cerco di investigare. "E c'è una possibile soluzione?"

Lui scuote il capo. "No, purtroppo no..."

Sorrido guardandolo.

"Che hai da ridere?!" chiede stupito, ma allo stesso tempo divertito.

"Sei buffo..." spiego. "Hai fatto una gran bella cazzata" continuo.

"Per te..." mormora, ed io, in preda all'ansia, faccio finta di non sentire.

"Ti lascio riposare." mi alzo, diretta alla porta della stanza, e mentre cammino, ad ogni passo, sento che la distanza tra me e lui aumenta. Mi sento in imbarazzo, ma al tempo stesso, vorrei solo che il tempo si fermasse.

"No, aspetta..." sussurra debole facendomi voltare.

Lo guardo con aria confusa, mentre lui, fa segno con la mano di avvicinarmi.

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