Epilogo

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«Almeno le sai fare le pancake?», dissi ridendo, seduta sul bancone. Accanto a me, Calum cercava di cucinare la colazione per entrambi nonostante fosse ora di pranzo.

Calum mi lanciò un'occhiataccia. «I capolavori richiedono tempo, bambolina».

Scossi la testa. «I capolavori, mica un paio di pancake».

«Se non la smetti non ti faccio mangiare», borbottò Calum, «Non solo cucino per te, ti lamenti anche».

«Io ho mangiato già a casa», replicai, facendo un'occhiata scettica a Calum.

Il moro si morse il labbro inferiore. «Sei stata tu a dirmi che avevi fame», ribatté lui, «E cito testuali parole, "il sesso mette fame, lo sapevi?"».

Arrossii. «Hey, avrò bruciato un sacco di calorie oggi, mi merito una piccola ricompensa», mi difesi, facendo ridere Calum.

«Sei così carina quando ti metti sulla difensiva, bambolina», mugugnò il moro, spegnendo il fornello e piazzandosi in mezzo alle mie gambe, «E comunque lo so che il sesso mette fame, ho molta più esperienza di te, ricordi?».

Mi imbronciai mentre Calum mi baciava. «Grazie per avermi ricordato che non ho uno straccio di esperienza con il sesso», borbottai, facendolo ridere, «E comunque ti conviene non chiamarmi più bambolina».

Calum inclinò la testa di lato. «Perché? Pensavo ti piacesse», disse, confuso.

«Mi piace un po' troppo», ammisi, arrossendo quando Calum, dopo avermi guardato per qualche secondo, scoppiò a ridere.

«Ti eccita, vero?», mi coprii la faccia con le mani, «Oh, la mia piccolina è imbarazzata?», rise Calum, cercando di spostare le mie mani.

«Non rideresti così tanto se ci fossi tu nella mia situazione», borbottai, lanciandogli un'occhiata glaciale.

Calum mi afferrò le mani, intrecciando le mie dita con le sue. «Scusa... Bambolina», disse, scoppiando a ridere.

«Smettila!», sbottai, completamente rossa in viso mentre Calum si teneva la pancia dalle risate.

«Va bene, va bene, la smetto», disse, arrendendosi, «Forse è meglio che ritorni a cucinare».

«Ecco. Non hai mai detto niente di così vero», concordai, incrociando le gambe sul bancone.

Osservai Calum mentre cucinava, i suoi lineamenti erano affilati ma morbidi, è una cosa strana da dire ma è così. Calum è un misto di varie cose; è morbido ma duro allo stesso tempo, è caldo e freddo insieme, è dolce ma sa essere davvero stronzo quando vuole. Non pensavo che una persona potesse essere così complicata.

«Se fai una foto dura di più», borbottò Calum, ridendo mentre mi lanciava una breve occhiata.

Mi strinsi nella sua maglietta dei Nirvana, respirandone il profumo. «Hey, adesso non posso neanche guardare il mio meraviglioso e bellissimo fidanzato?».

«Meraviglioso e bellissimo? Wow, mi sento lusingato», Calum mi sorrise calorosamente dopo avermi squadrata per qualche secondo, «Mi piace come le mie magliette ti stanno addosso. Avrei dovuto permetterti di usarle, in gita».

«Eh, meglio tardi che mai Hood. Allora, vuoi una mano con quelle pancake? Mi scoccio di stare seduta qui senza far niente», chiesi, scendendo dal bancone.

Calum fece spallucce. «Potresti mettere le gocce di cioccolato nell'impasto. Oppure... Potresti inginocchiarti davanti a me e-».

«No, quello decisamente no», lo interruppi imbarazzata, «Allora, le gocce di cioccolato?».

Never been kissed || Calum HoodWhere stories live. Discover now