Capitolo 21

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[A/N] Non è corretto, quindi ci saranno più errori del solito. E molto probabilmente è abbastanza inesatto, perché non sono mai stata ad Amsterdam e quindi tutto ciò che ho scritto è basato sulle ricerche che ho fatto. Ad ogni modo, godetevi il capitolo! ♥


***



Mi ci volle un po' per riprendermi da ciò che era successo - e anche quando ci riuscii, qualcosa mi riportava sempre a quello. Come la doccia, che alla fine ero stata costretta ad usare; il solo pensiero di cosa Calum ci avesse fatto dentro mi faceva sentire... strana. Decisamente.

Dopo essermi asciugata mi diressi alla mia valigia, decidendo di indossare una felpa ed un paio di skinny jeans. Raccolsi i miei capelli in una treccia, non avendo la minima voglia di sistemarli in qualche modo.

Dopo aver riempito la borsa con le cose di cui avrei avuto bisogno durante la giornata, scesi di sotto per la colazione. La signorina Smiths e Calum erano già al tavolo; la nostra accompagnatrice riempiva di domande il moro, al quale lui rispondeva quasi sempre con monosillabi. Mi sedetti accanto a loro dopo aver preso ciò che volevo dal buffet della colazione, salutando entrambi con un «buongiorno» a mezza voce.

«Buongiorno Danielle», mi salutò Calum, rivolgendomi un'occhiata breve prima di tornare concentrato al suo toast, «Dormito bene? Ieri mi sembravi stanchissima».

Deglutii a vuoto. «Ho dormito una meraviglia. Il letto in camera mia è comodissimo».

La signorina Smiths guardò prima me e poi Calum con un mezzo sorriso. «Calum, tu hai dormito bene?».

Calum annuì, senza staccare i suoi occhi dal toast che stava divorando. La sua mano sinistra si posò sulla mia coscia e io quasi non sputai i cereali che avevo in bocca. «Beh, ciò che ha detto Danielle vale anche per me», rispose, facendo salire la sua mano pericolosamente, «Lei, signorina Smiths? Ha dormito bene?».

Trattenni il fiato mentre le dita affusolate di Calum accarezzavano il cavallo dei miei skinny jeans, mordendomi il labbro inferiore per non far notare alla signorina Smiths dello stato in cui Calum mi stava mettendo.

Avrei dovuto fermarlo? Ovvio.

L'avrei fatto? Sicuramente no.

Diamine, avevo bisogno del tocco di Calum più di quanto avessi bisogno dell'ossigeno.

«Io, se devo essere sincera, non ho dormito proprio granché. Forse il fuso orario, non so, fatto sta che adesso sono davvero stanca».

Calum allontanò bruscamente la sua mano dal mio corpo, ottenendo un'ochiataccia da parte mia che fu ricambiata con un sorrisetto sghembo che mi fece venire voglia di prenderlo a pugni. «Già, il fuso orario può essere davvero infame a volte», disse calmo, prendendo un sorso di succo d'arancia.

La signorina Smiths annuì, prima di alzarsi. «Adesso però non è il tempo per essere stanchi. Vi aspetto nella hall dell'albergo, okay?».

Finii la colazione per prima e mi alzai subito da tavola, per evitare di parlare con Calum. Ero sicura che ci fosse qualcosa di nascosto nel modo in cui si era comportato con me, qualcosa che avrebbe richiesto un sacco di parole e sinceramente non avevo molta voglia di parlare.

Sfortunatamente per me, Calum finì la sua colazione due secondi dopo che io ebbi finito la mia. Sentii i suoi passi riecheggiare nel corridoio vuoto dell'albergo, tuttavia non mi voltai.

«Suppongo tu non voglia parlare di ciò che è successo di sotto».

Mi voltai verso Calum, mio malgrado, e lo fissai confusa. «Perché dovrei voler parlare di ciò che è successo di sotto?».

Never been kissed || Calum HoodWhere stories live. Discover now