Desire and flowers

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Capitolo 6.
"You can never say never
While we don't know when
Time and time again
Younger now than we were before

Don't let me go, don't let me go
Don't let me go,
Don't let me go, don't let me go
Don't let me go"

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«Grazie di esserci, Nathan...» sussurrai stringendolo ancora tra le mie braccia. Lui ricambiò la stretta più forte e mi baciò teneramente la fronte «Non preoccuparti, Jenna...quando hai bisogno puoi trovarmi. Non meriti questo...» sussurrò lentamente. I nostri toni di voce erano molto bassi, come se non volessimo spezzare l'atmosfera che si era creata tra noi due. Quel ragazzo era una sorpresa per me perché dalla prima volta in cui lo avevo visto mi ero resa conto che non era come gli altri, avevano pensato al peggio per poi cambiare idea poco dopo.
Il suo abbraccio caldo aveva alleviato il dolore per il ricordo di Matisse. Per tutto questo tempo lui era sempre stato qui dolendomi il cuore e in una sera un ragazzo sconosciuto era riuscito ad attutire tutto ciò che provavo dentro. Eravamo ancora seduti sulla sdraio ad osservare il meraviglioso spettacolo del cielo stellato dopo esserci baciati, e se dovevo ammetterlo mi mancavano le sue labbra sulle mie, le sue mani che mi accarezzavano il volto, il suo profumo penetrante. Mi era piaciuto baciarlo, poter assaporare le sue labbra, entrare in simbiosi con lui diventando un'unica cosa sola. Era strano che io provassi così tante emozioni dopo quello che era successo con il mio ex. Troppo sdolcinata? Forse, ma era ciò che provavo e a cuore aperto lo esprimevo con facilità. A volte ero brava nel capire subito ciò che provavo, non ero come alcune ragazze che erano annebbiate da sentimenti contrastanti e non riuscivano a capire ciò che provavano realmente. Adesso ero in vacanza, volevo divertirmi e non pensare al mio ex, ma non pensavo di farlo iniziando a frequentare un cameriere dell'hotel in cui alloggiavo, questo non lo dicevo negativamente, ero solo sorpresa. Il destino era strano a volte, faceva in modo che persone sconosciute giungessero lungo il tuo cammino portando un bagaglio di emozioni felici o tristi. Qualsiasi fosse l'emozione riuscivano a lasciare un segno dentro di te, un insegnamento. Nathan era inceppato nel mio cammino durante questa vacanza con il suo bagaglio speciale.
Mi voltai lentamente verso di lui per guardarlo «A cosa stai pensando?» chiesi poco dopo. Il suo sguardo era perso nel cielo stellato e non pareva intenzionato a distoglierlo. Lui si voltò verso di me «Spero di vedere una stella cadente. Non ne ho mai vista una...». Sorrisi al sentir quella frase da parte sua e pensai al desiderio che volevo esprimere io, ovvero lui. Lui era il desiderio che volevo che si avverasse e forse si era già avverato questa sera, senza una stella cadente. Eh, meno male che dovevo cercare di non guardarlo minimamente e mi ritrovai a riflettere. Il primo giorno, ovvero ieri, mi ero imposta mentalmente di non provare nulla, di evitarlo e probabilmente non mi ero resa conto di quanto quelle sensazioni che solo lui sapeva provocarmi fossero forti. Mi aveva affascinata sin da subito. Solo quando l'avevo baciato avevo capito che provavo qualcosa di reale, niente di immaginario. Per un attimo pensai al sentimento, e se lui non fosse stato interessato alla sottoscritta? Cazzate, non dovevo pensare a questo perché se no non mi avrebbe invitata, baciata o semplicemente non mi avrebbe parlato.
Lo imitai alzando gli occhi verso il cielo per poterlo osservare attentamente e non distolsi lo sguardo neanche quando sentii la sua mano unirsi alla mia, intrecciando le dita. Gli avevo confidato di Matisse, mi ero sfogata e mi sentivo sollevata di questo, era come se mi fossi tolta un grosso peso di dosso ed ero contenta di averlo fatto con Nathan. Un peso perché Matisse lo era. La sua mano unita alla mia mi infondeva sicurezza, non volevo ritrarla e spezzare il momento, lo avevo lasciato fare perché aveva conquistato la mia fiducia. Ero sempre più convinta di aver fatto bene ad uscire con lui.
«Oddio! Nathan! Una stella cadente!» esclamai indicando un punto indefinito nel cielo scuro. Il suo sguardo si focalizzò nel punto che gli avevo indicato e la osservò, forse esprimendo un desidero. Il mio desiderio era proprio accanto a me, seduto che osservava il cielo. Nathan. «Hai espresso il desiderio?» gli domandai guardandolo.
«Sì» sorrise abbassando per qualche secondo la testa. Era molto dolce, la luce dei lampioni del lungo mare illuminava in parte il suo volto e non nascondeva il rossore sulle sue guance.
Mi alzai dalla sdraio e presi per mano Nathan, in modo da ridurre il rossore che aveva in volto, trascinandolo verso il mare. Mi piaceva stare in spiaggia di sera per via della quiete, il suono rilassante del mare, il cielo stellato. Adesso capivo perché a lui piacesse così tanto questo luogo. Lui parve confuso inizialmente, ma allo stesso tempo curioso, mi tolsi le scarpe e lui mi copiò. L'acqua del mare era fresca e al contatto con i piedi rabbrividii leggermente, mentre Nathan si risvoltava i jeans per mettere anche lui i piedi a mollo. Il tempo di girarmi due secondi e dell'acqua schizzò sulle gambe sorprendendomi. «Nathan!» lo rimproverai ridendo. Calciai anche io lo strato di acqua per ricambiare, ma lui mi prese per i polsi e mi attirò a sé. Eravamo di nuovo vicinissimi, al punto di sentire il nostro fiato addosso e pensai di baciarlo un'altra volta. Tutto questo vista la vicinanza e beh...viste le sue labbra irresistibili. Ci avvicinammo sempre più, sempre più vicini, finché il mio cellulare non iniziò a squillare di nuovo. Se era ancora Matisse...morte dolorosa lo attendeva. 

Summer love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora