Kiss my neck

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Capitolo 3.

«Hei rossa, anche tu qui?» domandò ridendo e mordendosi il labbro inferiore. Oddio, Nathan. Tra tutto quello che avevo pensato potesse succedere durante questa serata, non avevo immaginato di incontrare il cameriere del mio hotel nella stessa discoteca in cui ero con la mia amica e Dan. Istintivamente mi sistemai i capelli e bevvi l'ultimo sorso di drink presente nel bicchiere. Il barman ci osservò curioso.
«Che ci fai qui?» domandai a mia volta, aggrottando la fronte. La mia domanda lo fece ridere, si sedette accanto a me su uno sgabello e ordinò un drink al barman, che ormai si era interessato molto alla nostra conversazione «Dopo le undici e un quarto, circa, sono libero e sono uscito per svagarmi. Non sono un cameriere ventiquattro ore su ventiquattro, sono comunque giovane...» mi spiegò con un tono di voce serio, ma anche con un pizzico di divertimento nella voce. Effettivamente aveva ragione, mi ero concentrata sul fatto che fosse un cameriere, dimenticando che avessimo la stessa età e che dovesse anche lui svagarsi.
«Scusa...» esclamai ridendo e ravviandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Non sapevo esattamente che cosa dire o fare con lui, quindi decisi nei buttarmi in mezzo alla pista e ballare un po'. Posai il bicchiere sul bancone con decisione e mi alzai dallo sgabello «Vado a ballare!» lo avvisai. Lui annuì e bevve un sorso del suo drink. Perché lo avevo avvisato? Non mi conosceva e non gli importava nulla di me, non eravamo nemmeno arrivati insieme. Perché mi ero sentita in dovere di avvisarlo? Forse perché era l'unica persona che al momento conoscevo e con cui potevo affrontare la serata, dato che la mia migliore amica era da qualche parte com il suo nuovo 'ragazzo'.

Mi infilai in mezzo alla pista, sorpassando la massa sudata di ragazzi intenti a ballare, e iniziai a scuotermi a ritmo della canzone 'Headlights'. Ero talmente presa dal brano che non mi ero resa conto che un gruppo di ragazzi si era fermato a fissarmi; uno di loro, in particolare, si avvicinò a me prendendomi per i fianchi ed attirandomi verso di lui. Il mio cuore iniziò a battere più forte perché era alquanto sconveniente comportarsi in questo modo e non mi sembrava un gruppo alquanto affidabile. Mi fermai e rimasi impassibile davanti al ragazzo biondo, il quale, nonostante tutto, mi prese per mano e cercò di spostarmi dal centro della pista «No!» sbottai «Perché?» domandò divertito. Nella mia mente cercai la prima scusa credibile per togliermi da una situazione simile, peccato che fosse offuscata dall'alcol che scorreva in tutto il mio corpo. «Perché...perché...sono con il mio ragazzo!» inventai la prima cosa che mi venne sul momento, agitando le mani davanti a me come una ragazza problematica. Era colpa della situazione anomala. Lui rise «Ah, sì? Il tuo ragazzo? Io sinceramente non lo vedo ora, ti lascia ballare da sola in questo modo in mezzo alla pista?» «...poi non mi sembrava che ti dispiacesse quando ti ho avvicinata a te! Il tuo ragazzo è invisibile o non è geloso? Sai, io non sono geloso del fatto che tu sia fidanzata, mi va bene lo stesso, mi piace la condivisione!» si leccò il labbro inferiore.
Allarme pervertito, andai nel panico. Non sapevo come comportarmi in questo momento, me l'ero sempre cavata, ma ora non sapevo che cosa fare.

Blair e Dan non li vedevo da una ventina di minuti e non mi sembrava fossero nei paraggi, probabilmente si erano appartati da qualche parte per fare chissà che cosa. La prima cosa che mi venne da fare fu voltarmi verso il bancone per vedere se Nathan fosse ancora lì e non appena mi accertai che fosse così mi venne un'idea malsana, ma che mi avrebbe aiutata. «È là al bancone!» indicai il cameriere che era intento a bere ancora il suo drink. Oh, quanto mi sarebbe costata questa idea pazza e surreale, mi sarebbe costata cara. Ero masochista, pazza, dovevamo togliermi l'alcol. Corsi verso di lui, spingendo le persone in mezzo al mio cammino, e mi posizionai davanti a lui, ma in modo che il gruppo di ragazzi potesse vedermi. Non stavano credendo alla storia che avevo inventato, così decisi di compiere una follia. Avevo già detto che ero masochista? Masochista! Masochista! Ascoltare la propria coscienza saggia no? Non bisognava mai fidarsi delle idee di Jenna Finley, perché era sempre pronta a combinare guai.

Summer love (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora