Fifteen.

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-Luke!- quasi urlò Magdaleine, quando lo vide passare tra i tavoli della mensa.
Si alzò di scatto, facendo quasi impaurire il povero ragazzo che aveva al suo fianco.
Si erano ritrovati casualmente vicini nell'ora di latino, avevano parlato per un po' e tra una parola e l'altra si erano messi d'accordo per pranzare assieme.
Era uno sfigato in cerca di popolarità, questo lei lo sapeva bene.
Aveva dei capelli orribili, si vestiva come un punk ed era un nerd fissato con i videogiochi, eppure si era ritrovata spesso a ridere per le sue battute e trovare interessanti alcuni suoi lati.
Non era male, ma rimaneva comunque un perdente, agli occhi di Mag.
-Dove vai?- domandò Michael; così si chiamava.
-Scusami, ma adesso devo proprio andare. Ci sentiamo più tardi- lo liquidò velocemente e, prendendo la giacca e la borsa, corse verso il biondo.
Quest'ultimo si era alzato dal letto con il piede sbagliato, quella mattina.
Tutto era cominciato da Calum che gli aveva comunicato che la sera stessa non si sarebbe svolto l'incontro e ciò stava a significare che non avrebbe ricevuto soldi, quindi sua madre non avrebbe potuto preparare un pranzo degno del suo nome il giorno seguente.
Inoltre, aveva anche bucato una ruota della sua macchina mentre era diretto verso la scuola, cosa che lo fece imbestialire.
Aveva cominciato la giornata nel peggiore dei modi, quindi non avrebbe gradito altri distrurbi per il resto del giorno.
Sbuffò quando sentì la voce fastidiosa della Webster dietro di lui; decise di non fermarsi e di continuare il proprio cammino verso i bagni maschili.
-Luke, ehy!- si sentì prendere dal braccio, ma fortunatamente lui era più forte di quella ragazzina.
-Luke!-.
Esasperato si girò, inchiodandola al muro di fianco alla porta dello sgabuzzino dei bidelli.
La vide arrossire, ma non ci fece molto caso.
-Cosa c'è?-. I suoi occhi erano fuoco puro in quel momento, così tanto che dovette sfogare la sua rabbia dando un pugno sulla parete candida rovinata dal tempo.
-Uh, allora ci sente il biondino!- scherzò lei, non avendo più un minimo di timore dinanzi a quelle iridi così profonde quanto misteriose.
Quella volta non lo avrebbe fatto scappare, quella volta gli avrebbe tirato le parole da bocca se non le avesse detto tutto subito.
-Non scherzare, Webster- sibilò lui tra i denti, avvicinandosi senza accorgersene.
Solo in quel momento notò auanto belli fossero gli occhi della mora; erano ghiaccio, in grado di gelarti con una sola occhiata.
-Che paura- alzò gli occhi al cielo, facendo finta di tremare.
Luke pensò solo che stava giocando con il fuoco.
-Io sono Lucifer, dovresti aver paura di me- la guardò fissa negli occhi, i loro nasi si sfioravano.
-Lucifero prima era un angelo- mormorò, per poi allontanarlo, -oggi a casa mia alle cinque, devi raccontarmi tutto-.
-Cosa stai blaterando?-.
Lei ridusse gli occhi a due fessure, -tu mi nascondi qualcosa, i tuoi occhi lo fanno, ed io sono determinata a scoprire tutto-.
E per quanto fosse stata superficiale, bastò solo quella frase, a Lucifer, per cominciare tremare tutto.

Lucifer. // Luke Hemmings.Where stories live. Discover now