Capitolo 59: "A volte è solo una brutta giornata"

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Spartaco percorre i portici fino a quando non raggiunge la traversa in cui si trova l'albergo. Ha portato con sé uno degli annuari di Clara, e conta di restituirglielo il giorno seguente. Tornerà a farle visita. Vuole accertarsi che stia meglio e scambiare ancora due parole con lei. Non intende crearle problemi per la questione della coca, ma è dispiaciuto per la sua situazione.
Non crede di poter fare granché. Sa che certe persone, semplicemente, non vogliono esser aiutate. Qualcosa in Clara-nello sguardo, nella luce instabile dei suoi occhi, pure magnetici come calaminte- gli fa intuire che lei sia una di queste.
Si domanda quanto gli eventi del passato possano aver inciso nel farla diventare la donna che è. Perdere la migliore amica è un grosso trauma, e crede in ciò che le ha detto: certe ferite non si chiudono. Ma non...
<<Sei tornato, finalmente.>>
Solleva gli occhi e si rende conto di essere arrivato davanti all'albergo.
Verdiana è seduta a uno dei tavolini del piccolo dehor coperto dai portici.
Ha una lattina di Coca Cola aperta di fronte a sè. Con la cannuccia.
Spartaco le sorride e le siede accanto.
<<E tu che cosa ci fai sveglia?>>
La ragazza afferra la bibita e manda giù un sorso, lo sguardo fisso sulla strada.
<<Non ho sonno. Nadia ha avuto una specie di visione, e una crisi. Ho provato a chiamarti, ma il tuo telefono è andato.>>
Spartaco cerca i suoi occhi, che continuano a fissare un punto indistinto nell'oscurità. C'è meno gente in giro, adesso. Da un locale poco distante giunge prepotente l'odore di kebab e cipolle. Un ragazzo con i rasta, che sembra piuttosto brillo, è intento a ordinare e ripete più volte che il kebab deve essere molto, molto piccante.
<<Come sta adesso?>>
<<Dorme.>>
<<Che cos'ha visto?>>
Verdiana scuote la testa.
<<Difficile dirlo. Era davvero fuori di sé. Ha detto che...>>
Si interrompe. Sposta gli occhi sulla lattina di Coca Cola. La fa girare, stringendola tra indice e pollice.
<<Ha detto che è entrata in...sintonia con lui. Qualcosa del genere.>>
Spartaco annuisce restando in silenzio, per capire se Verdiana abbia altro da aggiungere.
E la ragazza, infatti, riprende a raccontare.
<<Ero nella mia stanza e l'ho sentita gridare. Delle urla strazianti. Disperate. Ho avuto paura, Spartaco. Sono uscita e ho raggiunto la sua camera. Ho bussato. Quando mi ha aperto... sembrava che avesse visto un fantasma. Piangeva, si dimenava. Strillava.>>
Si interrompe di nuovo, avvicina le labbra alla cannuccia e manda giù un sorso. Scuote la testa, lentamente.
L'investigatore la osserva e per la prima volta da quando si sono conosciuti, gli sembra diversa. Come se non avesse diciott'anni, ma almeno dieci di più.
Verdiana si strofina gli occhi e nasconde il volto tra le mani. Quando riprende a parlare, la voce è rotta, stanca.
<<Ha detto che lui è vicino. E che ha visto ciò che sta per fare. Ha visto...>>
Si blocca. Le parole, strozzate, non ne vogliono saperne di venir fuori. Deve sforzarsi per riuscire a terminare la frase.
<<Ha visto come la ucciderà. Nadia ha detto...>>
L'investigatore continua a guardarla in silenzio.
<<Mi ha spiegato che cosa ha in mente. Vuole replicare ciò che ha fatto a mia madre, il bastardo. La ucciderà nella vasca da bagno. Intende preparare tutta la scena, capisci? Nadia... non sapeva nulla di come mamma è stata assassinata. Ma... me lo ha descritto. La radio. Le scarpe da danza classica. Il modo in cui il rasoio...>>
Si ferma. Non riesce a spingersi oltre.
Spartaco le si avvicina. Le posa la mano sulla spalla. Stringe.
Visti uno accanto all'altra, sembrano usciti direttamente dalla canzone di Lucio Dalla. Il gigante e la bambina.
<<Va bene così, Verdiana. Non c'è bisogno che tu vada avanti. Ho capito.>>
<<No, non va bene. Io... sono stanca, Spartaco. Stanca di... tutto questo.>>
<<Lo so. È il minimo. Ma finirà.>>
Lei solleva lo sguardo e i suoi occhi incrociano quelli dell'investigatore.
Per qualche ragione, nel momento in cui si guardano, si sente più tranquilla. La morsa al petto si allenta. La tristezza si allontana, anche se sarà soltanto per poco. Un'illusione, magari. Ma per Verdiana significa molto.
<<Sei una ragazza forte, Verdiana. Più di tutte le tue coetanee.>>
Spartaco scandisce le parole lentamente, tenendo gli occhi fissi nei suoi.
<<Ad essere sincero, penso che tu sia molto più in gamba di gran parte degli adulti che ho conosciuto.>>
Verdiana prende la lattina di Coca e beve dalla cannuccia finché non arriva a raschiare il fondo.
<<Tutta questa faccenda finirà, prima o poi. Ma voglio essere sincero con te. Il dolore per la morte di tua madre non sparirà. Soltanto...>>
Esita. Si guarda intorno. Un tram passa davanti a loro, e i piccoli finestrini sembrano tanti occhi spettrali fissi nel buio.
<<Sai che cosa ho imparato, con il tempo?>>
Verdiana scuote la testa. Sente un gran magone in gola.
<Che cosa?>>
<<Che non è una brutta vita. A volte...>>
Si stringe nelle spalle. Un ragazzo a bordo di un monopattino attraversa sfrecciando l'incrocio sul lato opposto della strada. Spartaco ripensa a Clara. All'espressione triste dei suoi occhi. A quanto gli fosse sembrata perduta.
<<A volte è soltanto una brutta giornata>> dice.
Poi appoggia gli annuari sul tavolino e li fa scorrere verso Verdiana.

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now