Capitolo 56: Gli occhi di Lara

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Si dirigono verso l'appartamento di Clara attraversando Piazza Castello e tagliando per via Roma. Imboccano via Po e camminano in silenzio sotto i portici che brulicano di gente, soprattutto ragazzi e studenti universitari.
Superano una serie di bancarelle che vendono libri usati, e Spartaco si domanda fino a che ora lavorino, dal momento che sono ormai le dieci.
<<Notti bianche. Si fermano fino a mezzanotte, a volte anche più tardi>> dice Clara, come se gli avesse letto nel pensiero.
Incrociano un paio di artisti di strada intenti a ritrarre i passanti che lo desiderano, e venditori di rose pakistani e indiani che spingono a mano vecchie biciclette con cestelli pieni dei fiori attaccati al manubrio. 
Raggiungono la traversa parallela a Palazzo Nuovo, sede universitaria che ospita le facoltà di Lettere e Giurisprudenza. Spartaco solleva gli occhi verso la punta della Mole che si erge dietro gli edifici. Giochi di luce verde, bianca e rossa la illuminano dei colori nazionali, e l'effetto è incantevole.
<<Bello>> commenta.
<<Già. La città è migliorata parecchio, durante gli ultimi anni. In realtà, i lavori grossi sono incominciati quando Torino è stata selezionata per ospitare le Olimpiadi Invernali del 2006.>>
<<Ricordo il periodo.>>
<<Sì. È stato l'anno in cui Lara è partita per la Toscana con il suo futuro marito.>>
Spartaco annuisce. Si fermano al rosso di un semaforo, e vedono Piazza Vittorio aprirsi di fronte a loro, oltre la prossima traversa.
<<Nel 2006 avevamo ventitré anni. Il piano per rinnovare Torino aveva preso il via con i lavori di costruzione della metropolitana. Poi il Comune è passato alla riqualifica dei quartieri difficili. Quartieri come San Salvario sono stati rinnovati dall'apertura di parecchi locali e punti di ritrovo per i più giovani. Ricordo una delle ultime serate trascorse insieme a Clara, a cena al ristorante Argentino di Via Sant'Anselmo. Lo ricordo perché...il suo amico l'aveva raggiunta.>>
Clara si interrompe. Il semaforo diventa verde e attraversano la strada. Raggiungono l'ultima arcata di portici prima che Via Po incroci Piazza Vittorio, e si fermano davanti al secondo portone. La donna scuote la testa e apre la borsetta in cerca delle chiavi.
<<Non pensavo... a tutte queste cose... da una vita.>>
<<Cos'era successo al ristorante argentino? Ricordi?>>
Si stringe nelle spalle armeggiando con il mazzo, alla ricerca della chiave giusta.
<<Nulla di particolare. Il ragazzo non era entrato. Era rimasto fuori. Aveva bussato contro il vetro. Quando Lara si era accorta di lui, mi aveva chiesto di pazientare qualche minuto. Si era alzata e l'aveva raggiunto all'esterno. Erano rimasti a parlare per un po'. E poi lei era tornata dentro.>>
Spartaco la osserva rimanendo in silenzio. Non vuole interrompere il filo dei ricordi, perché sa che è una corda sottile, usurata. E che potrebbe spezzarsi da un momento all'altro.
<<Era... un po' scossa. L'avevo notato. Ma anche in quella circostanza, era rimasta sul vago. Avevo cercato di domandarle qualcosa, ma...>>
Clara esita. Sposta lo sguardo a terra, sulla strada. Allunga la chiave verso la serratura.
<<Avrei dovuto capirlo. C'era qualcosa che non andava, nel ragazzo. Era... così ovvio. E se... se fosse stato lui...>>
Sospira, chiude gli occhi. Quando li riapre, rimane immobile e fissa il portone davanti a loro. <<Io...come ho fatto a non pensarci per tutto questo tempo?>>
Spartaco le si avvicina. Allunga un braccio e posa la mano sulla sua spalla. La guarda negli occhi.
<<Non potevi immaginare un bel niente, Clara. Ci hai pensato soltanto adesso perché sono stato io a indirizzare i tuoi ricordi. Stiamo parlando con il senno del poi. È facile fare congetture, adesso. Non dimenticare che sono soltanto ipotesi. Non è detto che sia stato il ragazzo a ucciderla. Sono teorie.>> Si interrompe, si volta verso l'ingresso del palazzo, poi di nuovo verso Clara. <<È per questo che siamo qui.>>
La donna sospira.
Poi, lentamente, annuisce.
Apre la porta ed entrano nell'atrio dell'elegante palazzina.

Nello stesso momento, Teodoro si trova a cento metri di distanza da loro.
È seduto al tavolino di una delle due caffetterie principali di Piazza Vittorio, proprio dal lato dei portici sotto i quali abita Clara.
La ragazza che ha scelto beve un drink da sola, un paio di tavolini alla sua destra.
La sta studiando.
Fissa le labbra rosse che si muovono mentre parla al telefono con qualcuno.
Anche il cocktail che sta sorseggiando è rosso. Potrebbe essere uno Spritz, o magari un Negroni.
Però, a Teodoro piacerebbe che fosse un Bloody Mary.
È un nome che lo stimola. Gli accende i pensieri. Li tinge di sangue.
Immagina i dettagli.
La vede nuda nella vasca da bagno. La testa reclinata all'indietro. Il braccio sinistro che pende fuori dal bordo.
Sente le gocce d'acqua che scendono dal rubinetto.
Plink.
Plink.
Plink.
Immagina la lama del rasoio che utilizzerà per fare il lavoro. 
Pensa a come saranno gli occhi della ragazza, una volta che la vita li avrà abbandonati.

Saranno gli occhi di Lara, sussurra.
Saranno gli occhi di Lara.

Verdiana leggeva il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora