Capitolo 8: La veggente

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Nadia Del Rio ha iniziato a fare i conti con le "percezioni" molto presto.
Il primo episodio che riesca a ricordare risale ai giorni dell'asilo.
Durante una torrida mattina di giugno, la sua classe era in giardino a giocare.
Uno scivolo, due altalene, qualche pallone. Completini rossi per le femminucce e blu per i maschietti. L'erba del prato tagliata di recente.
Le due maestre che parlottavano tra loro.
Una giornata come un'altra, ma Nadia sentiva che qualcosa nel suo stomaco non andava bene. Per i suoi pensieri di bambina, non c'era una spiegazione precisa. Era un mal di pancia qualsiasi.
Che cosa ripeteva sempre la mamma? Basta con i lecca lecca. Troppa cioccolata, Nadia. Ti verrà male al pancino, lo sai?
Male al pancino.
Sì, lei aveva mangiato troppa cioccolata la sera prima. Barrette su barrette. Si era data un bel da fare anche con le caramelle gommose ricoperte di zucchero che le piacevano tanto
C'erano stati molti modi per eludere la sorveglianza di casa e rimpinzarsi di nascosto.
Ma...
Il punto era che non si trattava di un vero mal di pancia, e Nadia in qualche modo riusciva a rendersene conto.
C'era qualcosa che non andava con il pancino, d'accordo, però...
Le grida dei suoi compagni le sembravano sempre più forti.
E poi...
(l'altalena)
Le maestre non stavano guardando l'altalena.
E invece avrebbero dovuto.
Nadia sentiva che lo strano malessere era in un certo modo collegato con l'altalena.
La osservava oscillare avanti e indietro. Avanti e indietro.
E capiva che qualcosa non andava, ma non riusciva a tradurre i pensieri e a renderli espliciti.
Non avvicinarti all'altalena, però.
NON AVVCINARTI ALL'ALTALENA.
Un bambino l'aveva urtata, facendola scivolare a terra.
L'aveva guardato, poi aveva visto un pallone rosso e nero volarle sopra la testa.
La sensazione che fino a quel momento era stata soltanto di pancia aveva iniziato ad espandersi in tutto il corpo. Continuava a non essere in grado di definirla, però, anche perché non aveva termini di paragone. Era la prima volta che le capitava. Aveva sentito soltanto una grossa tensione, e aveva iniziato a sudare, pur da ferma.
Sì, faceva caldo, ma...

RESTA LONTANA DALL'ALTALENA.

Perché? Si era domandata.
Perché dovrei restare lontana da...
Aveva guardato verso il seggiolino che andava avanti e indietro.
Era occupato da Teo il Piccolo, il quale si era guadagnato il soprannome in quanto in classe c'era anche Teo il Grande.
Teo il Piccolo si sarebbe fatto spingere ancora un bel po', ma il compagno di giochi che lo stava facendo divertire si era stancato e se n'era andato.
Così Teo aveva lasciato la giostra.
Le maestre continuavano a parlare. Alcune bimbe si erano disposte in cerchio e si tenevano per mano, canticchiando.
Il pallone rosso e nero era di nuovo volato a pochi centimetri dalla testa di Nadia, spaventandola.
Quando era tornata a rivolgere lo sguardo verso l'altalena, aveva visto un bambino di cui non conosceva il nome sedersi sul seggiolino.
Le bimbe in cerchio cantavano sempre più forte, e giravano.
Giravano...
Giravano...
Come la sua testa.
Si era sentita confusa, quasi stordita.
Il bambino sull'altalena aveva piantato i piedi a terra per darsi la spinta.
Era andato avanti, poi indietro.
Una volta, due.
Tre.
Non era arrivato alla quarta.
La trave di sostegno in alto aveva ceduto. Il legno si era spezzato, e la struttura che reggeva il seggiolino era crollata.
Il bambino era caduto a terra.
Si era fatto molto male, ma la trave non l'aveva colpito.
Si era salvato per miracolo.
Nadia aveva osservato la scena rimanendo immobile, pietrificata. Non era stata in grado di spiegarsi nulla, naturalmente. Aveva soltanto sentito di dover restare lontana dall'altalena, e così aveva fatto

Ci ripensa mentre è sul balcone dell'albergo a fumare, appoggiata alla ringhiera. Ha iniziato a piovere, ed è quasi piacevole dopo il gran caldo del pomeriggio.
Le tornano in mente, subito dopo, le parole della ragazza in libreria.
Se è vero che sei una sensitiva, forse non mi prenderai per pazza come hanno fatto altre persone prima di te.
Le aveva detto qualcosa del genere. Più delle parole, però, erano stati gli occhi di Verdiana-così le aveva detto di chiamarsi- a colpirla. Il modo in cui l'aveva guardata. Con un'intensità disarmante. Come a implorarla di crederle.

So che morirai, Nadia. So che succederà di qui a due giorni. E potrebbe accadere in una camera d'albergo. Devi stare lontana dalle camere d'albergo.
Stai lontana dalle camere d'albergo.

Certo, come no. Era appena arrivata a Baia Azzurra. C'erano solo alberghi, da quelle parti. E inoltre era l'ultima occasione che aveva per cercare di aggiustare ciò che restava del suo matrimonio. Sapeva che se quella vacanza non avesse funzionato, tra lei e suo marito sarebbe finita. Lui l'avrebbe raggiunta di lì a qualche giorno. Era ancora impegnato per lavoro, ma Nadia teneva molto ai giorni che li attendevano. Era decisa a far sì che le cose tra loro tornassero a posto.
E poi lei era una sensitiva. Non aveva mai voluto sfruttare le percezioni per arricchirsi, ma sapeva che funzionavano. Se fosse stata in pericolo, qualcosa nel suo corpo e poi nella sua testa si sarebbe attivato. Adesso non era più una bambina. Era diventata brava, con il tempo. Molto brava. Aveva imparato a leggere i segnali.
L'unica cosa anomala che aveva provato era stata l'attrazione verso la libreria. Come se una forza l'avesse spinta lì.
Come se...
Una piccola luce alla sua sinistra la distoglie da quei pensieri.
Si gira per guardare meglio e vede che si tratta di una sigaretta accesa nel buio. C'è qualcuno sul balcone della camera accanto alla sua.
È un uomo alto, avvolto dall'oscurità.
Nonostante la tenebra della sera, Nadia riesce a vedere i suoi capelli. Sono lunghi, ondulati.
È vestito di nero. Sembra atletico.
Torna ad osservare il cortile interno dell'albergo. Che peccato non aver trovato una stanza con vista mare, pensa. Proprio un peccat...
<<C'è qualcosa di molto intimo nel restare ad ascoltare la pioggia, non trova?>>
Si volta. Il suo vicino è girato verso di lei.
E la sta fissando.

Verdiana leggeva il futuroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora