Capitolo 57: Le luci della città

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L'appartamento di Clara è al sesto piano, l'ultimo della palazzina.
La donna gli fa strada e Spartaco rimane colpito dall'ampiezza del salone. Osserva i due grandi divani ad L, in pelle chiara, e il tavolino al centro del locale. Sopra, un paio di romanzi e diverse riviste di moda. In fondo, davanti alla porta finestra affacciata sull'esterno, il tavolo da pranzo.
È rotondo, in cristallo. Al centro, c'è una bottiglia di Cortese delle Langhe aperta, accanto a due calici pieni per metà.
<<Scusa per il disordine>> dice Clara. <<Prima che Alex perdesse la testa, stavamo bevendo un goccio. Non sono brava a tenere gli stronzi fuori dalla mia vita.>>
<<Complimenti. Appartamento magnifico>> le risponde Spartaco, ignorando il commento e osservando i quadri appesi alle pareti.
<<Vado a cercare gli annuari. Puoi accomodarti sul divano oppure salire in terrazza, se preferisci.>>
<<In terrazza?>>
Annuisce. Con un cenno del capo indica la scala a chiocciola situata all'estremità sinistra del salone.
<<Vieni, ti accompagno.>>
Salgono scalini stretti e ripidi, e Spartaco, con la sua mole, ci passa al pelo.
Quando arriva in cima, ha il fiatone. Si sente in colpa per la scarsa attività fisica degli ultimi mesi, e giura in silenzio che recupererà almeno un po' di forma entro la fine dell'estate.
Si guarda intorno, e ciò che vede è un altro elegante salotto. Ci sono un paio di poltrone in pelle, un lungo divano e un tavolino. Due alte colonne in marmo sostengono un arco che collega il locale a una piccola cucina. Clara entra e apre il frigo.
<<Vuoi bere qualcosa?>> gli domanda.
<<Una birra andrà benone, se ce l'hai.>>
Gliela porge dopo averla stappata.
<<Puoi aspettarmi in terrazza. Spero di trovare tutto in fretta.>>
<<Grazie, Clara. Non credevo che ti avrei trattenuta così tanto.>>
<<Non preoccuparti. Lara era la mia migliore amica. So...so che sto facendo la cosa giusta.>>
Spartaco annuisce e lei si volta e torna di sotto.
Con la birra in mano, l'investigatore apre la porta vetrata ed esce in terrazza.
È molto spaziosa. Un grande semicerchio sospeso su Piazza Vittorio.
Ci sono due poltrone in vimini, una sedia a dondolo e un altro tavolino di cristallo con sopra un posacenere in ceramica. All'interno, diversi mozziconi di sigarette lunghe e sottili sporchi di rossetto. Li osserva pensando di non aver visto Clara fumare, durante la sera.
Si appoggia con in gomiti al parapetto e guarda le luci della città.
Piazza Vittorio dall'alto sembra ancora più vasta. Gli torna in mente di aver letto da qualche parte che è la piazza più grande d'Europa. I tavolini dei locali all'aperto sono ovunque, e le vie brulicano di vita, movimento e divertimento.
Spinge lo sguardo fino al fiume. Si stende nero e silenzioso nella sera. Ad illuminarlo, le luci dei locali affacciati su entrambe le rive. La zona dei Murazzi del Po è stata per anni il fulcro della movida studentesca, ma Spartaco sa che incidenti, violenze, annegamenti e soprattutto lo spaccio di droga hanno portato alla chiusura di molte attività nel corso del tempo. Manda giù un sorso di birra e pensa che le cose belle sono così, certe volte. Belle e pericolose.
Osserva la chiesa della Gran Madre, che si erge maestosa dall'altra parte del Po, come un guardiano silenzioso della città.
Dietro, la collina.
C'è stato, in passato, e ricorda di essersi perso tra le strade strette e boscose, dove il verde la fa da padrone, le ville sono antiche e maestose e l'aria che si respira è misteriosa come le tante leggende custodite da Torino.
Beve un altro sorso di birra e riporta lo sguardo sui tavolini dei locali in piazza. Vede gruppi di amici, coppiette, gente solitaria.
Ripensa all'omicidio di Via San Massimo.
Lui potrebbe essere qui, si dice. In mezzo a questi ragazzi.
Nascosto tra loro.
Forse sta cercando la prossima vittima, adesso.
Forse l'ha già trovata.
Immagina che Nadia e Verdiana ormai si siano addormentate. Sono state giornate piene, intense. È giusto che abbiano staccato la spina per qualche ora. È dispiaciuto per non averle avvertite, e impreca in silenzio contro i cellulari moderni, che sembrano esaurire definitivamente la batteria ogni volta che un nuovo modello sbuca sul mercato.
<<Bella vista, vero?>>
Si volta e Clara è in piedi sulla soglia della terrazza. Ha raccolto i capelli biondo cenere in una coda alta, ed è scalza. L'abito nero, illuminato dalla luce morbida delle lampade attaccate al muro, mette in evidenza le curve del corpo.
Ha impiegato un po' a tornare, e Spartaco si domanda se abbia fatto fatica a recuperare ciò che stava cercando o se invece si sia data una sistemata, nonostante non ne avesse bisogno. Nessuna delle due ipotesi corrisponde alla verità, ma l'ex commissario ancora non può saperlo.
La donna gli si avvicina. In una mano stringe una birra, nell'altra un paio di volumi rettangolari, non tanto spessi.
Gli annuari.

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now