Capitolo 53: Ricordando Lara

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Il ristorante si trova all'inizio di Via Pietro Micca, poco distante da Piazza Castello.
<<Oh, per fortuna. Siamo arrivati. Come ti spiegavo, ho pranzato qui qualche anno fa... davvero niente male.>>
Clara Ravanelli solleva le sopracciglia, osservando l'insegna luminosa.
<< "Da Marcello">> legge. <<Non ci sono mai stata.>>
<<Ti piacerà, credo. Se il cuoco è rimasto lo stesso, andiamo sul sicuro.>>
Entrano e un cameriere li accompagna a un tavolo appartato, in fondo, accanto alla grande vetrata che dà sull'esterno.
Le luci che illuminano il locale sono basse, accoglienti. L'ambiente è elegante ma allo stesso tempo mantiene un piacevole senso d'intimità.
Ordinano un antipasto a base di vitello tonnato e verdure, poi due primi: agnolotti al sugo d'arrosto, accompagnati da una bottiglia di Nebbiolo.
Spartaco osserva Clara mentre assaggia la carne. I suoi movimenti sono aggraziati e adesso che può guardarla meglio gli sembra ancora più attraente.
<<Allora, Spartaco. Immagino che la parola spetti a te.>>
L'investigatore sorride. Abbassa gli occhi sul piatto che ha davanti, già vuoto, e sente lo stomaco brontolare. Afferra un pezzo di pane, fa la scarpetta con la salsa del vitello. Clara lo osserva e sembra titubante.
<<Oh, scusami. Sai, questa è la parte migliore, per quanto mi riguarda. La scarpetta.>>
Solleva la mano libera come se stesse scacciando delle mosche fastidiose, e continua a pulire il piatto.
<<Va bene, Clara. Vuoi arrivare al dunque ancora prima che ci abbiano portato gli agnolotti. Potrebbe essere una buona idea. Sarò rapido, in questo caso.>>
<<Grazie. Sai, sono piuttosto... curiosa. È la prima volta che incontro un...investigatore privato.>>
<<Già. Beh, non è proprio come si vede nei film. Sparatorie, inseguimenti e belle donne. Tranne che per le belle donne, in questo caso.>>
Lo dice sorridendo e lei arrossisce.
<<Perdonami. Parlo troppo. E a sproposito. Mia madre, buon' anima, lo ripeteva di continuo.>>
<<Non importa. Ma ti prego, continui a tenermi sulle spine.>>
<<Scusami. Sono venuto a cercarti perché vorrei parlare con te di Lara Beltrami.>>
Clara socchiude le labbra e non riesce a trattenere un'espressione di sorpresa. Rimane immobile per una manciata di secondi, poi annuisce con il capo, lentamente.
<<Certo. Capisco. Lara.>>
<<Già.>>
<<Che cosa... vorresti sapere?>>
Spartaco si volta verso la vetrata. Osserva la via elegante sotto i portici del centro. Sono diversi da quelli di via Po, pensa. Questi sono portici borghesi. Da gente adulta, ricca, raffinata. In via Po, invece, coprono storie di gioventù. Di studenti universitari. Di pizze al trancio e venditori ambulanti di rose.
<<Eravate molto amiche, giusto?>>
<<Sì. Abbiamo frequentato insieme il liceo. Il nostro legame è nato in classe. Ma perché mi chiedi di lei? È una storia vecchia. E triste, soprattutto.>>
<<Lo so.>>
Spartaco non ha intenzione di entrare nei dettagli. Sta cercando delle conferme, più che altro. E non vuole spaventarla.
<<Sto indagando su un caso, Clara. Ma non voglio farti perdere troppo tempo. Ho soltanto qualche domanda su Lara.>>
La donna annuisce, poi beve un sorso di vino e Spartaco fa lo stesso. È eccellente, pensa.
<<So che avete frequentato il liceo insieme, e so che Lara è rimasta a Torino fino all'estate del 2006. Ha poi lasciato la città quando le mancavano pochi esami alla laurea. Si è trasferita in Toscana, dove ha vissuto ancora tre anni prima di venire assassinata. Corretto?>>
<<Sì. Direi di sì. Non sono brava con le date, ma... dopo il liceo siamo rimaste ottime amiche, nonostante abbiamo preso strade diverse.>>
<<D'accordo. Ricordi che Lara sia tornata a Torino nel maggio del 2009? Un mese prima di morire?>>
Clara socchiude le labbra e Spartaco nota la sorpresa sul suo volto.
<<Sì, certo. È tornata qui perché gliel'ho chiesto io.>>
<<D'accordo. E quanto si è fermata?>>
<<Un... un fine settimana, mi sembra.>>
<<C'era un evento musicale, è così?>>
<<Sì. Gli...>> scuote la testa, lasciando la frase a metà. Il cameriere porta via i piatti vuoti dell'antipasto.
Spartaco le riempie il bicchiere, che è già vuoto, e fa altrettanto con il proprio.
<<Gli MTV Days>> dice Clara, dopo aver bevuto un sorso. <<Lo ricordo bene. Una serie di concerti per il weekend, in piazza Castello.>>
L'investigatore annuisce. La storia quadra con ciò che Verdiana ha visto e che poi suo padre le ha confermato. Lara era tornata a Torino per incontrarsi con la sua amica Clara Ravanelli.
<<Per quale motivo le hai chiesto di raggiungerti, Clara?>>
La donna esita. A Spartaco sembra di notare un velo di tristezza sul suo viso, adesso, ma non può esserne certo. Forse è soltanto l'immaginazione. O forse no.
<<Beh... è trascorso parecchio tempo. Non penso abbia importanza, ormai, vero?>>
<<Potrebbe averne. Per me.>>
Manda giù un altro sorso di vino, poi riprende a parlare. Senza guardarlo.
<<D'accordo. Lara... era la mia migliore amica. Se avevo bisogno di un consiglio importante, mi rivolgevo a lei. Non alla mia famiglia- anche se non mi hanno fatto mai mancare niente a casa, anzi. Sono nata e cresciuta nell'agio. Persino oggi... non si può certo dire che mi lamenti. Dopo la morte di mia madre... ho ereditato una piccola fortuna.>>
Beve un altro sorso di vino, si volta verso la vetrina del ristorante e il suo sguardo rimane sospeso sulla città per un lungo momento.
<<Scusami, sto divagando.>>
<<Non preoccuparti.>>
<<Avevo chiesto a Lara di raggiungermi per via di un ragazzo. Avevo perso la testa per lui, ma la storia...>> si interrompe, guarda il calice, che è vuoto. Spartaco lo riempie di nuovo. Per metà.
<<Insomma, era una relazione difficile. Non... non credo che fossimo destinati a...>>
Si stringe nelle spalle. L'espressione del suo volto è triste, e Spartaco immagina che la ferita non si sia mia chiusa del tutto.
<<Avevo bisogno di un'amica. Della mia migliore amica. Per mandar giù il fatto che tra me e lui... non avrebbe funzionato. Mai.>>
L'investigatore annuisce. Il cameriere arriva al tavolo con i due piatti di agnolotti, preannunciati dal profumo intenso del sugo d'arrosto
<<Buon appetito>> dice, sorridendo, dopo averli serviti.
<<E Lara ti ha raggiunta.>>
<<Già. Senza esitare. Era... fatta così. Una delle persone più straordinarie che abbia mai conosciuto, sai?>>
Spartaco annuisce assaggiando il primo agnolotto.  Mastica lentamente, gustandolo. Il cuoco non è cambiato, pensa. Per fortuna.
<<Come si chiama il ragazzo di cui eri innamorata?>>
<<Erik.>>
<<Mi dispiace che non abbia funzionato, tra voi. Che problema aveva, per dirti di no?>>
Clara arrossisce. Lo guarda per un istante, poi abbassa gli occhi verso il piatto.
Spartaco le sorride.
<<Voglio dire, sei... beh, sei una gran bella donna, Clara. Immagino che gli uomini perdano la testa per te.>>
Annuisce, mandando giù un boccone. Tutto, nel modo in cui si comporta, emana grazia.
<Così mi metti in imbarazzo.>>
<<Perdonami. Non era mia intenzione.>>
Clara sospira. Scuote la testa.
<<Scusami. È solo che... era da un pezzo che non pensavo a lei. Mancherà sempre.>>
<<Già. Non ci si abitua mai. Dicono che il tempo curi le ferite, ma sono stronzate. Il tempo passa, ci fa invecchiare. Le ferite invecchiano con noi.>>
Dopo aver pulito il piatto, fa di nuovo la scarpetta. Manda giù un altro sorso di vino, svuotando il calice, e lo riempie ancora. La bottiglia è finita.
<<Sono d'accordo con te. Sulle ferite e tutto il resto. È la vita, giusto?>>
<<Giusto. Erik era con voi, la sera degli Mtv Days?>>
<<No. Era partito per le vacanze. Con un'altra ragazza.>>
Spartaco annuisce. Non può fare a meno di notare ancora una volta quanto il tono della donna sia afflitto, carico di amarezza. Nonostante gli anni trascorsi.
<<Lara...ti ha aiutata?>>
Lei sorride. Annuisce.
<<Oh, sì. Lo faceva sempre. Nonostante avesse altro per la testa.>>
<<Che cosa?>>
<<Beh...>>
Si interrompe. Abbassa lo sguardo sul piatto, pieno ancora per metà.
<<Ero la sua migliore amica, e certe cose le capivo. Non so perché non abbia mai voluto dirmi la verità.>>
<<La verità?>>
<<Sì. Il motivo per cui lei e il suo futuro marito avessero deciso di lasciare Torino, quando a entrambi mancava così poco per la laurea.>>
<<Che cosa ti ha detto?>>
Scuote la testa lentamente. Intreccia le mani.
<<Che volevano cambiare aria. E che si erano stancati della città. Non ci ho mai creduto.>>
<<Perché no?>>
<<Non mi aveva mai raccontato nulla su questo presunto malessere improvviso. Ed erano davvero ad un passo dalla laurea. Un anno, al massimo. Non aveva nessun senso.>>
<<Quale idea ti sei fatta?>>
Clara esita. Osserva gli agnolotti rimasti nel piatto. Socchiude le labbra.
Quando torna a parlare, il tono della voce è più basso.
<<Non lo so. L'impressione che ho avuto è che stesse... scappando da qualcosa. Da qualcuno.>> Si interrompe. Gioca con la forchetta, rigirando gli agnolotti rimasti. <<Il fatto che poi sia morta assassinata... beh, lascia pensare a tante ipotesi. E fanno tutte paura.>>
Spartaco annuisce. Ha avuto quasi tutte le conferme che cercava. Le visioni di Verdiana erano corrette. Lara scappava da qualcuno. Con ogni probabilità, dalla persona che alla fine l'ha uccisa.
<<Ti ho fatto passare l'appetito, eh?>>
La donna scuote la testa. I suoi occhi sono lucidi. Apre la borsetta e tira fuori un fazzoletto di seta, con incise le iniziali del proprio nome in rilievo.
<<Scusami>> dice.
<<Scusami tu, Clara. Non volevo rovinarti la serata. Mi... mi dispiace.>>
<<Non importa. Ci penso spesso, comunque.>>
Il cameriere arriva al loro tavolo.
<<I signori gradiscono altro?>>
<<Due caffè, grazie>> risponde Spartaco.
<<Oh, non sono certa di volere del caffè.>>
<<Non importa. Berrò anche il tuo, nel caso non ti andasse. C'è ancora qualcosa che ho bisogno di chiederti, Clara.>>

Verdiana leggeva il futuroWhere stories live. Discover now