I segreti di Sveva Santos

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Ho passato letteralmente quattordici anni della mia vita a sforzarmi di essere il massimo per chiunque incrociasse la mia strada e adesso sono stanca.

Non posso tirare avanti se sento che il mio corpo non fa altro che spingermi a tornare indietro.

Ho voluto rendere tutti fieri di me, tutti, nessuno escluso, anche la gente che non conoscevo. Ho cercato l'approvazione di persone delle quali non mi interessa un accidente e chiesto scusa sempre, anche quando non credevo di avere nessuna colpa. E l'ho fatto perché forse volevo l'amore di una sola persona, una persona che ha deciso di non darmi quel dannato sentimento alla fine dei conti. L'ho fatto perché cercavo la sua approvazione anche quando quella persona mi ha abbandonato come se fossi un dannatissimo giocattolo o una gara dalla quale aveva deciso di ritirarsi all'ultimo.

I miei fratelli non hanno mai voluto avere a che fare con me e lui. Erano felici che io fossi felice, ma non avrebbero voluto che lo fossi con Alessandro. Non lo volevano nella mia vita.

Forse avevano ragione.

Frese leggere troppi libri dove la protagonista con la sindrome della crocerossina incontra e aggiusta il ragazzo che vive una vita sregolata mi aveva dato alla testa in quegli anni.

Probabilmente mi da alla testa anche ora.

Gabriel non mi ha mai perdonata per averlo sposato senza avere la certezza che avrebbe messo la testa a posto.

Michael alla fine l'ha fatto, ma solo quando sono rimasta incinta e single.

Li ho chiamati entrambi migliaia di volte negli anni, ma nessuno dei due voleva mai parlare con la sorella che aveva finito per innamorarsi del ragazzo tossico. E che l'aveva anche spostato ignorando tutti gli avvertimenti su quanto avrebbe reso la mia vita infelice.

Alessandro non aveva reso la mia vita infelice però. Sicuramente l'aveva resa imprevedibile, positivamente e negativamente, ma non mi sono mai pentita di averlo sposato.

Non è mai stato facile, mai, ma lo rifarei mille volte.

Alessandro Cavallaro è stato il mio primo amore. Sono riuscita a farlo durare per nove anni e non ho pensato una sola volta di aver buttato via quegli anni.

Se non ci fossero stati non avrei la mia bambina.

Celeste mi ha chiesto tante volte perché gli zii che vedeva nelle fotografie in casa nostra non venissero mai a trovarci. Io le ho sempre risposto che vivevano solo troppo lontano.

Non ho mai parlato di quello che è successo quando avevo diciassette anni.

Un giorno Michael aveva risposto a una mia telefonata, avevo praticamente perso le speranze di sentire i miei fratelli, ma alla fine lui aveva risposto.

L'aveva fatto semplicemente perché il suo matrimonio era fallito e aveva capito che a volte non abbiamo potere sul nostro cuore. Anche Deidre Donovan si era rivelata una persona alquanto diversa da quello che aveva fatto credere per anni.

Siamo stati al telefono per tutta la notte e lui mi ha raccontato di suo figlio, Manuel, cresceva con il suo carattere dolce, ma sapeva già che perdere sua madre lo avrebbe reso più duro. Io gli ho raccontato di Celeste, del mio divorzio e di come mi ero laureata.

Poi gli ho chiesto di venire a trovarmi. Lui ha accettato.

Una settimana dopo Celeste conosceva suo zio Micha. Gabriel l'ha solo sentito al telefono qualche volta, lui usava la scusa dello zio famoso per nascondere il fatto che non voleva avere a che fare con me e la famiglia che mi ero creata.

Io ho usato la scusa della sorella chirurga per non andare al suo funerale.

Sono stata una stronza vendicativa? Probabilmente sì.

Io che sento i tuoniWhere stories live. Discover now