Quello che ho omesso nel corso della storia

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A volte non diciamo le cose per non sembrare cattivi, altre per convincerci che i fatti possano andare in modo diverso, altre volte vogliamo soltanto dimenticare di aver fatto qualcosa. In tutti questi casi stiamo omettendo parti della nostra storia e io ne ho omesse molte nel corso dell'estate.

Me ne accorgo solo ora, alle sei del mattino, dopo essermi svegliato nel salotto di Sharon. Lei dormiva sull'enorme poltrona nera a lato del divano su cui riposavo io. Era distante da me, ma abbastanza vicina da poter pensare che mi stesse sorvegliando, o meglio, proteggendo dai miei stessi pensieri.

Quando l'ho vista ancora con gli occhi chiusi e i capelli per la prima volta spettinati ho deciso che non volevo essere lì al suo risveglio e allora sono uscito dal suo appartamento per tornare da Celeste.

Infilo le chiavi nel portone e muovo i primi passi all'interno dell'appartamento per rimettermi a dormire, ma vengo bloccato dal rumore della televisione accesa. Mi giro e scopro una Veronica Lodge intenta a proporre un fine settimana nella baita di famiglia.

"Non pensavo fossi già sveglia"

"Non sono già sveglia, Manuel" nemmeno si gira verso di me per dirmelo. "Io sono ancora sveglia"

"Non hai dormito dopo che sei tornata dalla festa?"

"No" mette in pausa l'episodio.

"Perché?"

"Troppi pensieri. Troppe domande."

"Riguardo a cosa?"

"Riguardo a te in realtà" eccola, si gira e punta i suoi due grandi occhi azzurro cielo nei miei e come al solito ci cado dentro perdendo di vista il bordo sul quale mi stavo affacciando fino a un secondo fa.

"Perché?"

"Perché hai incasinato tutto. Hai fatto come gli uragani che fanno danni e poi scompaiono."

"Ma io non sono scomparso. Io sono qui e ho intenzione di restare." Mi avvicino a lei e le accarezzo i capelli con fare dolce. "Buonanotte, priminha"

Sto già per imboccare il corridoio quando lei mi chiama.

"Manuel"

"Sì?" mi aspetto di sentirmi augurare la buonanotte, nonostante l'ora non proprio convenzionale, ma lei, per l'ennesima volta da quando la conosco, decide di stupirmi. "Non sei più tornato, alla festa. Noi dovevamo parlare."

"Di cosa?"

La verità è che credo di sapere cosa ha da dirmi, ma mi sto aggrappando alla remota possibilità che lei non stia puntando proprio a quello. Mi dimentico, però, che io non credo nelle possibilità, ma nelle probabilità. E queste, non sono sicuramente dalla mia parte stasera.

"Di quello che ha detto Emma. Su noi due."

"Tu hai qualcosa da dire? Perché io non trovo nulla da aggiungere." Commento piatto cercando di rientrare nel mio guscio di ghiaccio per proteggermi dall'ondata di fuoco che Celeste sta per liberare.

"Sì. Io ho qualcosa da aggiungere."

"Allora parla. Esponi la tua tesi. Magari troviamo un motivo per cui riprendere la faccenda." Lei mi osserva cercando di capire che intenzioni abbia, senza arrivare al semplice fatto che ho deciso di omettere dalla mia storia troppe cose. Cose che verranno a galla ora. Cosa che mi toccherà ricordare durante la notte. Cose chi mi ricorderanno quello che lei è capace di farmi.

"Hai mai pensato a come ci siamo guardati sulla barca? Come le tue iridi si completano con le mie? Ti sei accorto del modo in cui ridiamo quando stiamo insieme? Come hai stretto la mia mano mentre correvamo in ospedale o ancora come ti sei fatto investire piuttosto di lasciarmi scappare? Hai mai pensato a quella notte? Ti sei mai chiesto che cosa sia successo? Io, fossi stata in te, sarei venuto a chiedermelo."

Io che sento i tuoniWhere stories live. Discover now