Dimmi davvero chi sei

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Quello che ho letto, le parole della mia compagnia di classe, mi rimbombano in testa. Mentre mangio il tintinnio della forchetta contro il piatto è il nome del ragazzo, le gocce che mi cadono dal bicchiere sono lacrime versate e le briciole di pane sulla tovaglia scura stelle nel buio della notte.

Non so come sia possibile, ma quando finisco di mangiare e caricare la lavastoviglie è ora di andare a prendere Celeste a scuola. Questo pomeriggio ho intenzione di farla lavorare sui movimenti che deve fare per aiutarmi a guidare con lei in sella.

Sua madre tornerà tardi, ho tutto il tempo per iniziarla al mio mondo.

Prendo la mia copia delle chiavi di casa, il mio casco e le chiavi della moto dalla tasca della giacca ed esco. Il tragitto per arrivare da mia cugina è diverso da quello di stamattina, adesso sono assente, viaggio in un altro tempo continuando a rimuginare su quello che ho letto. Micol è davvero brava e ora capisco perché ha così tanta paura di ciò che potrebbe renderla felice. In questo mondo lei è un tipo di ragazza molto rara. Adrian è stato la persona che l'ha cambiata senza mai cambiarla davvero. L'ha sbloccata, ecco il termine. La Micol che sto conoscendo io è sempre stata lì, solo che aveva bisogno di una spinta per uscire allo scoperto.

Parcheggio davanti all'uscita della scuola di Celeste e aspetto che suoni la campanella. Quando il trillo rompe il silenzio del pomeriggio la vedo schizzare fuori dalle porte a vetri e venirmi in contro. Con lei c'è anche la sua amica, Emma. Mi sembra una brava persona e, se devo essere del tutto sincero, è davvero bella. Sono felice che Celeste sia sua amica.

"Andiamo o ci sono cambiamenti nel programma?" chiedo vedendo che Emma resta al fianco di mia cugina.

"No, tutto resta com'è, ma pensavo di presentarvi ufficialmente."

"Non serve, priminha . Lei è Emma, ​​io sono Manuel. Molto piacere di conoscerti." Dico rivolto alla ragazza che mi osserva il volto. "Abbiamo del lavoro da fare, Celeste. Tua madre non deve beccarci, ricordi?"

"Tu ricordi come si chiama?" chiede sorpresa mi cugina tornando sul discorso che ho cercato invano di sviare.

Certo, perché non dovrei ricordarmelo? L'ho vista stamani e non sono passate nemmeno sette ore da quando l'ho conosciuta. Vorrei rispondere, ma preferisco stare zitto.

"Vi lascio, è arrivato mio padre. A domani, Celli." Emma saluta Celeste con una carezza sulla spalla e me con un cenno della mano. Non posso ignorare il fatto che mentre si allontana mi lancia qualche sguardo finché anch'io non mi decido a voltarmi nella sua direzione e incrociare i suoi occhi grigi come il cielo più fosco. Lei arrossisce e abbassa lo sguardo fissandosi le scarpe, imbarazzata. Quella ragazza è così carina quando arrossisce. Sorrido pensando a lei che si aggrappa alle mie spalle, seduta dietro di me sulla mia moto, ma scaccio quell'immagine tornando a concentrarmi su mia cugina che sta aspettando di salire sull'Aprilia.

"Allora, andiamo o no?"

"Certo, salta su" la incito indicandole il casco che tengo appoggiato tra i gomiti e il serbatoio della motocicletta.

In meno di venti minuti siamo di nuovo a casa sua. Le do una mezz'ora per sistemarsi e tornare nel cortile dove io resto per preparare quello che mi serve per la prima "lezione".

Quando la vedo tornare si è infilata un paio di pantaloni della tuta che le arrivano al ginocchio e una maglietta a maniche corte in cui potrebbe stare due volte. Noto che sotto non porta niente e questa cosa mi manda parecchio in tilt. Da quanto non bacio qualcuna? Accidenti, saranno solo due settimane!
A casa avevo una semi relazione con Mariana, siamo amici da tutta la vita e tra noi si è formato un legame che supera l'amicizia, ma non arriverà mai a trasformarsi in amore. Lo sappiamo entrambi e ci sta bene così. Questa "relazione" funziona proprio perché nessuno vuole niente di serio. Quello che abbiamo, o meglio, che avevamo prima che me ne andassi, era semplice affetto reciproco. La gente ci avrebbe etichettato come amici di letto, ma lei per me non è uno stupido oggetto da prendere e buttare quando ha finito di farti divertire. Mariana è una ragazza splendida, a cui voglio un mondo di bene e che non farei soffrire per nulla al mondo. Io le piaccio e lei piace a me. Abbiamo avuto tante delle nostre prime volte insieme e il nostro rapporto si basa sul costruirci delle esperienze per non andare in agitazione quando ci troveremo innamorati per davvero. Siamo entrambi il campo di prova dell'altro e ci sta bene così. Nessuno fa soffrire nessuno e non entrano in gioco i sentimenti. La prima volta che ci siamo baciati l'abbiamo messo in chiaro: se ci fossimo infatuati l'uno dell'altra avremmo messo fine a questa situazione. Stessa cosa se uno dei due finisse per trovare qualcuno che gli piace sul serio. Sono le regole. Ma ora non contano più, non finché non tornerò a casa, ma a quel punto le cose saranno sicuramente cambiate.

Io che sento i tuoniWhere stories live. Discover now