Marea

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"Buongiorno" sussurro sul suo orecchio appena la sento svegliarsi nel mio abbraccio.

"Che ore sono?" chiede Emma ancora con le palpebre chiuse, immersa nella speranza che sia troppo presto per svegliarsi.

"Quasi le otto, Rossa" le dico sorridendo. "Direi che è ora di alzarsi"

Lei si volta e ci ritroviamo faccia a faccia. Mi stampa un bacio sulle labbra e io fatico a lasciar finire quel contatto. Lei si mette a sedere mentre si stiracchia sbadigliando. "Andiamo a fare colazione, dai" mi prende per mano e usciamo dalla stanza.

Il corridoio è illuminato dalla luce del sole riflessa dalle increspature dell'acqua. Il legno del pavimento sembra muoversi sotto i nostri piedi e le finestrelle aperte lasciando entrare un'aria che sa di salsedine. Passo dopo passo arriviamo al ponte principale, svoltiamo l'angolo e per un pelo non ci scontriamo con due persone.

"Ciao" mi saluta Ravic. I suoi occhi verdi mi tengono bloccato, come se fossi chiuso in un pugno.

"Io ti aspetto dentro, Manuel" dice Emma staccandosi da me.

"Come avete dormito tu e lei?" chiede il mio amico appena l'interessata svolta l'angolo.

"Benissimo" rispondo io con un sorriso sarcastico.

"Dobbiamo parlare, Manuel"

Guardo Jason con finta sorpresa. "Davvero? Non l'avrei mai detto."

"Metti da parte il sarcasmo per una volta" dice Ravic. "Siamo seri"

"Mi dispiace per quello che ho detto, non volevo farmi i cazzi tuoi. Ho sbagliato. Lo ammetto." Continua il biondino.

la verità è che sto tenendo il muso per non dargliela subito vinta, ma in realtà mi è praticamente passata.

"Non fa niente, la mia reazione è stata come quella di una bomba a orologeria. Sono solo sensibile all'argomento, ma tanto sono sicuro che anche mia zia vuole spedirmi da uno psicoso."

"Perché non vuoi parlarne con noi?" si intromette Ravic.

"Non sono pronto e basta"

"Okay" Ravic mi lascia respirare.

"Amici come prima?" chiede esitante Jason.

"Certo" gli do una pacca amichevole sulla spalla e raggiungo Emma e le ragazze nella sala da pranzo. "Come stai, priminha?" stuzzico Celeste vedendola faticare a tenere aperte le palpebre.

"Sto per morire" commenta lei sbadigliando.

"Attivati! Si torna a Roma!" Vorrei nascondere la mia euforia al pensiero del ritorno a Colle Veio, ma non ci riesco: stare qui mi piace, ma mi manca la mia moto. Ho bisogno di farmi un bel giro. "Dov'è Sharon?" chiedo cercando di non suonare seccato.

"Credo sia ancora in camera sua: non l'ho vista." Mi dice Micol addentando un biscotto.

"Vado a cercarla" giro i tacchi e scendo le scale fino alle camere da letto. "Sharon, Sharon, Sharon...io voglio tornare dal mio bolide" ripeto fino alla nausea mentre cammino sul legno, sovrastando lo strusciare dei calzini sul pavimento. Finalmente sono davanti alla porta della sua camera, abbasso la maniglia e faccio per entrare. "Andiamo, Shar..." non riesco nemmeno a finire la frase perché la trovo che mi guarda come un cerbiatto nel bel mezzo di un'autostrada. Indossa solo un pezzo di stoffa che dovrebbe essere una camicia da notte, ma che le copre a malapena il seno e il sedere, i capelli cadono disordinati sul lenzuolo e noto uno sbaffo di rossetto sopra il labbro superiore. E tutto sarebbe anche normale, dopotutto è camera sua, ma a stonare c'è un tipo, nel suo letto. Che mi guarda con lo stesso terrore di Sharon. I capelli ricci sono disordinati, sulle labbra ha il segno rosso dei baci appena ricevuti e i suoi vestiti semplicemente non ci sono. L'unica cosa che lei gli ha lasciato addosso sono un paio di boxer blu scuro.

Io che sento i tuoniWhere stories live. Discover now