Capitolo XXIII

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Prima di assegnarli ai loro nuovi alloggi, il professor Cutty li accompagnò in infermeria. Fu un bene: Alexander si reggeva in piedi a malapena, e per una volta non poteva incolpare il soprannaturale per le continue fitte alle tempie – i pugni di Pain si erano abbattuti anche lì. Michael aveva fatto il possibile per nascondere la profondità del taglio sul braccio a Ellen, ma fu presto chiaro che era stata tale ferita a fargli perdere i sensi durante l'ennesima tortura, quando il generale aveva infierito su quello stesso punto. Il medico dell'esercito, abituato a ricucire lesioni ben peggiori, si era occupato prima di loro e poi di Ellen, a cui aveva dato un paio di analgesici per sopportare il dolore intercostale. Ciascuno di loro sarebbe dovuto rimanere a riposo per qualche giorno, ma dubitavano sarebbe stato tanto semplice.

«Come ti senti?»

«Chiedimelo quando l'analgesico avrà fatto effetto.»

Michael rise, poi osservò Ellen con una punta di apprensione. «Non è il tuo primo antidolorifico, vero?»

«Non il primo che vedo, ma... non ne ho presi spesso.»

«Sei fortunata.»

«Ti sembra il caso di dirlo?»

Lilyan e Janet erano rimaste con loro, e sebbene non presentassero segni di lotta Cutty aveva insistito affinché fossero visitate. Quando Janet vide la confezione delle pasticche in mano a Ellen, però, allungò il palmo, e lei comprese. Sentì su di sé lo sguardo di Michael mentre si intascava l'intero barattolino, approfittando della distrazione del medico militare, ma quando si voltò lui era tornato a concentrarsi sulla propria fasciatura.

«Meglio di quella improvvisata?»

«Molto meglio. Non so in quali condizioni quel bastardo tenga le proprie armi, e temevo che il braccio mi sarebbe andato in cancrena prima del decimo ciclo di torture.»

«Oh, no, non sarebbe accaduto.» Cutty era apparso alle loro spalle. Il camice bianco, la gracilità e la capacità di apparire all'improvviso lo facevano assomigliare a un fantasma, ma per fortuna era davvero lì, e li aveva tolti dalle grinfie di Pain. Di sicuro nascondeva qualcosa, tuttavia per un po' Ellen lo avrebbe considerato come il loro salvatore. «Se il dottor Hubert ha terminato con voi, desidererei farvi fare un giro della base.»

Acconsentirono volentieri, seguendo Cutty attraverso i locali situati lungo il primo e unico piano. L'odore di intonaco fresco che proveniva da un'ala ancora chiusa diede a Ellen la conferma della sua recente costruzione. Fu lieta di giungere in prossimità della mensa, così il naso poté cogliere profumi migliori: zuppa di legumi, cipolle stufate, tacchino arrosto.

Si avvicina il Ringraziamento.

Era uno strano pensiero: si trovavano all'interno di una base militare, circondati da soldati in divisa e distanti dall'atmosfera familiare di Chateaubriand Manor, eppure quell'ambiente era tanto diverso dalla cella e dalla stanzetta degli interrogatori da sembrare che appartenesse a un altro mondo. Solo in quel momento tutti si accorsero di non mangiare dalla mattina precedente; si sentivano deboli, ma lo stomaco si era chiuso nelle ore passate in prigione.

Cutty attese che si nutrissero prima di proseguire con l'esplorazione, e a stomaco pieno a Ellen fu chiaro il motivo di quella farsa. La base pullulava di soldati, un dettaglio che il loro "salvatore" si stava preoccupando di ribadire senza farne parola. Potevano essere stati liberati dalla cella, potevano mangiare e muoversi senza un fucile puntato addosso, ma rimanevano prigionieri. Pain era il bastone e Cutty la carota, niente di più e niente di meno. Dovevano essere cauti.

«Sappiate che il generale Pain riceverà una severa ammonizione per il modo in cui siete stati trattati» promise Cutty mentre Ellen ripuliva il piatto dai residui di zuppa, raccogliendo ogni fagiolo e rondella di carote. «I miei ordini erano di portarvi qui, ma non aveva accennato a un trattamento del genere. Mi rincresce davvero sapere cos'abbiate dovuto passare.»

Il Richiamo di Cthulhu: Il GuardianoWhere stories live. Discover now