Capitolo XV

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Dieci. Undici. Dodici.

L'ultimo rintocco echeggiò nella villa silenziosa, rimbombando dall'ingresso al salotto dove le tre donne sedevano in attesa.

Dio, ora spacco quella cazzo di pendola.

Ellen non si era mai accorta di quanto fosse fastidiosa: suonava ogni quarto d'ora, ricordando loro l'incessante scorrere del tempo; era un rumore tanto contenuto da non svegliare alcun abitante della casa durante la notte, ma in quella interminabile notte Ellen riusciva a udire perfino ogni singolo crepitio del fuoco.

Michael e Alexander erano usciti intorno alle nove, in modo da avere maggiori possibilità di essere reclutati per l'incarico delle dieci; una parte di Ellen aveva sperato che rientrassero nel giro di un'ora, spiegando che gli irlandesi non avevano più posto per altri marinai.

A mezzanotte, ancora nessuna notizia.

Ogni tanto Jeremy si affacciava in salotto con la scusa di non potersi ritirare finché la padrona di casa non fosse andata a dormire, e alla fine Lilyan aveva ceduto, permettendogli di controllare il camino, servire dei dolci, sostituire le tazze vuote con tazze calde e fumanti. Janet stava bevendo parecchio tè e ogni volta che lo avvicinava alle labbra le dita strette intorno alla ceramica tremavano; Lilyan, che appariva più tranquilla dell'amica, era ugualmente tesa, e a rivelarlo era il pallore innaturale del suo volto. Entrambe stavano provando a leggere, ed entrambe erano ferme sulla stessa pagina da venti minuti.

Ellen da quaranta.

Conosceva e condivideva il motivo del loro nervosismo. Un conto era sentire il sudore freddo sulla nuca, la visione spaventosa del proprio avversario, la sensazione di essere sul punto di morire, un altro era attendere, e senza sapere cosa. Per quanto potevano immaginare, i due uomini erano al sicuro, e si erano anche guadagnati un discreto gruzzolo per un lavoro da fare in fretta e furia, aiutando la criminalità organizzata di Arkham a crescere prosperosa; oppure - e questo contorceva lo stomaco di tutte le presenti - potevano essere già morti. Forse fin dalle dieci, o anche dalle nove e cinque minuti, una volta giunti fuori di casa. Forse erano già cibo per i pesci, e forse...

Smettila.

Era sciocco pensare alle ipotesi peggiori, lo stavano già facendo Janet e Lilyan. Nessuna di loro parlava, nessuna guardava l'altra, ciascuna concentrata sul proprio libro e sulle proprie preoccupazioni. Era insopportabile aspettare, e per la prima volta Ellen sperò che, la prossima volta che il gruppo avrebbe corso un pericolo mortale, questo avvenisse davanti ai suoi occhi, in sua presenza, anche nel caso che la sua vita venisse messa a rischio. Voleva vedere, ed era frustrante che quella serata fosse giunta proprio adesso che lei aveva cominciato a tirare fuori un briciolo di coraggio.

Mezzanotte e un quarto.

Jeremy entrò, mise altra legna, portò l'ennesima torta già divisa in fette. Con estrema e incredibile calma ne servì un pezzo su un piattino e la porse a Ellen, che fece un vago segno del capo per ringraziarlo; a Janet tolse la tazza ormai vuota, restituendola piena di liquido ambrato che corresse con un goccio di latte, mentre per Lilyan portò una seconda coperta, che le adagiò sulla schiena. Ellen guardò sul tavolino e scoprì che quella era la terza fetta di torta che Jeremy le aveva servito. Erano tutti dolci differenti, tutti al cioccolato. Probabilmente li aveva preparati per tenersi occupato, oppure stava cercando quello che Ellen avrebbe finalmente mangiato. Lei però aveva lo stomaco chiuso, nelle narici ancora il tanfo di pesce andato a male con cui Michael l'aveva lasciata.

Si alzò, un movimento brusco che attrasse l'attenzione delle due donne, il cui sguardo corse subito alla finestra.

«Vado in bagno» annunciò. Non era vero, ma doveva fare qualcosa.

Il Richiamo di Cthulhu: Il GuardianoWhere stories live. Discover now