Capitolo VI

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Il mattino successivo alla confisca del proprio lavoro da parte dell'esercito americano, Ellen era ancora incerta su come agire. Aveva detto la verità soltanto a Janet, generando in lei l'indignazione che si era aspettata. Le parole dell'archeologa erano state una sequela di: «Come si sono permessi? Il decano Miller ne è al corrente? Dovrei assolutamente parlarci! Cosa ne pensa la professoressa Baker? Qualcuno deve avere fatto una soffiata...». Ellen aveva sorvolato sulle informazioni più allarmanti, come il fatto che la sua camera e lo studio della Baker fossero stati scandagliati da cima a fondo, o che la professoressa di Biologia Animale fosse in partenza per qualche angolo remoto della Polinesia. Con tutto ciò che stava accadendo ai residenti di quella villa nel quartiere di French Hill, credeva fosse meglio farle ignorare ulteriori notizie che potessero gettarla nel panico.

Da parte sua, il collegamento tra l'esercito e i libri di Silas McCrindle era palese, doveva solo comprendere di quale natura fosse. Da quando Janet le aveva rivelato di essersi portata dietro, la notte dell'attacco, i due tomi trafugati allo Ye Olde Booke Shoppe, Ellen aveva scorso il legame tra il desiderio dell'eremita di lasciarli celati e l'improvvisa apparizione di quelle creature, tuttavia era ancora incapace di spiegarlo anche a se stessa. In realtà, la tesi di Janet doveva essere ormai confutata dall'assenza di ulteriori attacchi da quando i libri erano tornati a Chateaubriand Manor, e forse davvero la prima ipotesi – secondo cui le creature erano state attratte dal sangue dell'archeologa – era stata quella esatta. Nonostante tutto, i dubbi si susseguivano nella sua testa, uno dietro l'altro, ed essere rimasta senza materiale da analizzare sul campo la rendeva maggiormente irrequieta.

Aveva chiesto a Janet di tenere il segreto con i suoi amici di Boston, spiegando che era troppo stanca per tornare al Campus quella sera, per cui avrebbe continuato ad approfittare per una notte ancora della sua stanza nella villa, ma ora doveva trovare un'altra scusa o dirle la verità: «Janet, io in quel cazzo di dormitorio non ci voglio tornare.»

Sospirò, riflettendo che ormai erano due i dormitori da cui intendeva stare alla larga: non si sentiva sicura nella stanza che le era appartenuta per anni, non dopo che dei militari avevano toccato i suoi oggetti personali. Per fortuna, al momento di trasferirsi nella camera di Janet si era portata dietro i libri e gli appunti sugli esami da dare e i pochi vestiti che possedeva, e perfino la divisa della Miskatonic University. Del resto, non le importava alcunché.

Doveva dire la verità a Janet o avrebbe dovuto inventare una scusa? Oppure doveva limitarsi a trovare un altro posto in cui dormire?

Sospirò e riportò l'attenzione sul libro di Fisiologia che teneva in grembo, scaldata dal fuoco che scoppiettava nel camino del salotto. Non era sola: sulla poltrona di fronte sedeva il detective Blake. Anche lui era concentrato su un mucchietto di fogli, che esaminava con attenzione tale da lasciare il caffè preparato da Jeremy a raffreddare, intonso, sul tavolinetto che li separava. Aveva fatto appena un cenno quando lei era entrata nel salotto e da allora non le aveva rivolto parola. Considerando il suo consueto silenzio nelle poche occasioni insieme, come durante i pasti, Ellen si era sentita a proprio agio e aveva deciso di smettere di cercare un posto in cui studiare. Le piaceva la stanza di Janet, ma la sua amica aveva lasciato lì tutti i suoi abiti, e il suo muoversi avanti e indietro, oltre a disturbarla, la faceva sentire tesa, con il timore che l'archeologa potesse chiederle quando intendesse restituirle la camera e tornare al Campus. In cucina si affaccendava Jeremy, il maggiordomo, e nelle altre stanze poteva apparire da un momento all'altro la persona da cui le premeva di più stare alla larga.

Condividere il salotto con un silenzioso detective le era sembrata la scelta migliore.

Di certo, però, non si stava dimostrando la più adatta a farla concentrare su Fisiologia. Adesso che si era ricordata della sua presenza, Ellen cominciava a porsi diverse domande su Blake. Non si era rasato e i suoi occhi erano rossi, sintomi che indicavano la preoccupazione lacerante e la notte insonne. Sfogliava i documenti e gli articoli di giornale con estrema cura, cercando di non tralasciare indizi, ed Ellen voleva davvero chiedergli se avesse bisogno di una mano. Non le interessava essere di aiuto, ma spostare i propri pensieri su qualcosa di fruttuoso, visto che Fisiologia non andava giù – no, in realtà sapeva ogni manuale a memoria ed era sciocco insistere in un inutile ripasso.

Il Richiamo di Cthulhu: Il GuardianoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora