Capitolo XX

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Uno sparo partì nel silenzio calato fra loro; il proiettile forò il muro, appena rasente al braccio di Lilyan: se Michael non avesse spostato Ellen di peso, costringendo la Colt a modificare la traiettoria, dell'ereditiera sarebbe rimasto solo un guscio vuoto.

Ellen fu buttata a terra con tale forza da perdere conoscenza, e soltanto grazie a uno schiaffo ben assestato al viso da parte della stessa Lilyan, che probabilmente nutriva anche del risentimento per essere quasi stata uccisa ben due volte, Ellen riuscì a rinvenire completamente, uscendo dallo stato di torpore che l'aveva avvolta.

«Che... che cosa...?»

Sgranò gli occhi, iniziando a ricordare, e subito la sua mano raggiunse l'addome. Era pulita. Incrociò lo sguardo di Michael, e per la prima volta vide qualcosa che aveva sempre collegato al proprio riflesso nello specchio: biasimo, puro e assoluto biasimo. Si voltò e cercò di rimettersi in piedi, avvertendo il fianco sinistro dolorare per la contusione; imprecando, e afferrando la mano che Janet le tendeva, si rimise in piedi.

«Stai bene?»

«S-sì... Voi?»

«Non preoccuparti, siamo illesi. Michael è tornato in sé prima che uno di voi due potesse agire.»

Fissò intensamente la sua amica, cercando di reprimere l'orrore per ciò che era avvenuto nella visione. Come aveva potuto spararle? Come poteva essere lei a confortarla, dopo ciò che era successo? Come...?

«Che cazzo ci fanno qua?»

Ellen seguì lo sguardo di Alexander, ritto dietro Janet: stava osservando qualcosa al livello del pavimento, e lei rabbrividì quando si rese conto che non reggeva più la cinghia della propria borsa.

«Merda» biascicò.

Per terra c'era la sua borsa, ora aperta a rivelarne il contenuto. Aveva cercato di tenersi il più possibile distante da Alexander, suggerendogli perfino di chiudere la fila con la seconda lanterna, perché temeva che il suo "potere mentale" fosse in grado di avvertire la presenza dei tre libri che lei aveva trafugato; eppure ora quegli stessi libri erano scivolati fuori dalla borsa, e il fatto che Ellen li avesse portati con sé era ormai noto a tutti.

«Come ti è venuto in mente?» sbottò Lilyan, il viso cereo. «Darcus potrebbe essere qui. Probabilmente è già qui, e sta venendo a prenderci!»

«No» la contraddisse Michael. Teneva il braccio con la pistola teso all'altezza della spalla, fissando qualcosa davanti a tutti loro.

«Michael, non...»

«Non la sto difendendo. Vi sto solo informando che Darcus non è qua.»

Indicò con un cenno del capo l'angolo in fondo a destra. Ellen sollevò la lanterna e allungò il collo: c'era una scala a chiocciola, i cui scalini erano messi tanto male da sembrare marci, e in cima una botola.

«Siamo arrivati alla chiesa» riprese Michael. «Deve esserci una sorta di protezione magica. Se Darcus fosse stato qua, sarebbe sceso allo sparo e ci avrebbe eliminati senza attendere oltre.» Si girò appena verso di Ellen, ma ancora una volta sembrava non sopportare l'idea di guardarla. «Sono passati almeno cinque minuti, e sentendoci litigare avrebbe scoperto che non ci siamo uccisi a vicenda, ma nessuno è ancora passato da quella botola.»

Prima che Michael finisse di enunciare la sua teoria, Alexander proruppe in un grido. Con orrore Ellen notò che era caduto in ginocchio, i palmi delle mani premuti contro le tempie, la mascella serrata nel tentativo di reprimere un altro urlo: forse Michael aveva ragione, ma non potevano rischiare. Janet si chinò per aiutarlo, scuotendo la testa perché era chiaro che nessuno di loro sapesse cosa fare, ma poi Alexander la scostò con un spinta e corse verso la borsa di Ellen. Nessuno fu abbastanza svelto da fermarlo quando afferrò uno dei libri e lo spalancò.

Il Richiamo di Cthulhu: Il GuardianoWhere stories live. Discover now