Parte 35 Come lo hai capito?

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Siedo con le gambe incrociate su una delle panche antiche ai lati della sala d'ingresso sul retro da parecchi minuti, ormai. Mi sento un po' osservata, con tutti questi busti di marmo, ritraenti chissà quali nobili passati per questo castello a scrutarmi. Ormai gli ultimi raggi di sole sono scomparsi da un po', e all'interno le luci sono già accese. Dalla vetrata che dà sull'esterno, noto che sul prato sono posizionate candele e lanterne a illuminare i gazebo.

"Marta."

Mi volto di scatto. Non possono essere stati una statua o un dipinto, a chiamarmi per nome. Celeste, radiosa, è in piedi di fronte a me, le mani giunte sul ventre. Mi riserva un bellissimo sorriso. E' strano sentire il mio nome pronunciato dalla sua voce. Oggi, non mi ha praticamente mai rivolto la parola.

"Mio padre è proprio là fuori".

La neo sposa alza il mento in direzione di una porta aperta sul giardino esterno. Sul mio volto appare un'espressione stranita. Il cuore si ferma, il collo si imperla di sudore.

"Cosa? Tuo... tuo padre?", balbetto con difficoltà, faticando a tenere il ritmo dei miei neurotrasmettitori che stanno mandando infiniti messaggi di urgenza, e pericolo, ai muscoli. "Cosa intendi?"

"Lo sai, cosa intendo." Si solleva la gonna dell'abito con attenzione, e si accomoda a fianco a me sul cuscino chiaro. Mi rivolge uno sguardo calmo. "Se questo fosse un film, che ne so, una rivisitazione moderna di Cenerentola, questo sarebbe proprio il momento perfetto per raggiungerlo per l'ultimo ballo. E per la dichiarazione d'amore."

Cerco di mascherare la mia reazione, ma il mio volto mi tradisce. Impallidisco, il mento prende a tremare, una nuova consapevolezza si fa strada nel mio cervello. Celeste sa. Sa cosa c'è tra me e suo padre.

"Tu... lo sai?"

Mi sono ormai voltata nella sua direzione, con l'atteggiamento di chi è pronto a prendersi un dardo dritto tra gli occhi. Lei stende bene la gonna sulle sue cosce assottigliando la piega che si era creata.

"Tranquilla. Ti ho odiata tantissimo solo per qualche ora. Qualche giorno, forse. Ora, lascia che ti dica tutto quello che devo dirti, senza interruzioni"

Ora alza lo sguardo verso di me. I suoi occhi sono calmi, ma avverto che si sta sforzando per non cedere all'istinto. Ogni sua parola è pesata e misurata con attenzione. Prima di riprendere a parlare, prende fiato, chiude gli occhi ed espira lentamente. Mi fa pensare ai personaggi dei film che ripetono un discorso preparato in precedenza su un pezzo di carta, dopo aver fatto mille prove allo specchio. Potrebbe essere andata proprio così. Non so come mi sento: sono terrorizzata, stupita, curiosa, in colpa.

"Quando ti ho conosciuta, ho subito capito che saremmo diventate amiche. Ci capiamo benissimo, io e te. E quindi ho deciso di parlarti dei miei problemi personali. Mi sono confidata con te perché avevo paura che accadesse tutto questo. Che la mia famiglia si sgretolasse." Su quest'ultima parola si sofferma incerta. Deve farle male anche solo ammettere che le cose siano andate esattamente così. Il suo sguardo duro provoca in me una fitta di rimorso dritta al cuore. Questo è il ricevimento del suo matrimonio, e lei sta provando sentimenti negativi per causa mia.

"E tu, che sapevi tutto, eri proprio tu che la stavi facendo sgretolare. Mi avevi addirittura confessato di avere una relazione molto complicata con qualcuno. E parlavi di mio padre!". Ora Celeste ha perso parte del controllo che deve essersi imposta di mantenere. La sua voce è diventata stridula, e percepisco chiaramente ogni sfumatura della sensazione che deve aver provato nello scoprire della mia relazione con Filippo. Il mio senso di colpa si gonfia ancora di più avanzando nel mio cuore.

"Ma poi ci ho riflettuto." Arrivata al culmine della rabbia, ora Celeste ne discende. Punta gli occhi sulle figure geometriche sul pavimento di fronte a sé, e parla con tono basso e calmo. "Non è stato per nulla facile, ma alla fine ho capito. Ho realizzato che tu non c'entravi niente, in tutto questo. Eri solo..." alza gli occhi di nuovo su di me, che sono completamente inerme di fronte alle sue parole. Mi scruta all'interno dell'anima. "Eri solo un incidente di percorso".

Vicino al cuoreWhere stories live. Discover now