Parte 5 Un'idea terribile

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Siamo rimasti un tempo incalcolabile seduti su quel tronco in quella radura. E non dico incalcolabile perché è stato particolarmente lungo, ma intendo che in quella bolla il tempo sembrava non si calcolasse proprio. Come se fossimo veramente in un buco nero. Il sole si era fatto più alto e i raggi più caldi, e intanto noi continuavamo ad alternare lunghi silenzi piacevoli a qualche parola qua e là.

Lui mi ha parlato della sua carriera in banca, delle sue origini in un'altra città vicina, del fatto che si cerchi sempre di ritagliare del tempo libero per occuparlo in attività che vorrebbe ricordarsi una volta che la vita gli scorrerà davanti al momento della sua morte.

Io gli ho accennato qualcosa sulla fine della mia relazione, sul fatto che non c'erano motivazioni palesi agli occhi di chiunque altro perché fosse necessario interrompere quella relazione. Da una prospettiva esterna, tutto funzionava a meraviglia tra me e Emanuele, anche agli occhi di lui. Ma un giorno avevo realizzato che tutta la nostra relazione si reggeva su basi molto fragili: ero io a sostenere tutto permettendo che le cose funzionassero, ma ogni volta che perdevo un colpo, si ripercuoteva tutto sul nostro rapporto. Filippo mi ha ascoltata con interesse e rispetto, senza interrompermi e senza fare domande.

Dopo un po', sulla strada del ritorno, mi fermo e trovo il coraggio di parlargli di una cosa che avevo sulla punta della lingua.

"Filippo" mi inumidisco le labbra. "Tua moglie... non l'ho ancora conosciuta."

Lui si ferma e fa un passo indietro. Gli vedo per la prima volta un'espressione mai letta sul suo volto. E' smarrito? E' scocciato? Lui chiude gli occhi per qualche secondo e poi sospira.

"Sì, sai, non è molto socievole" Abbassa gli occhi. Sembra un argomento di cui non ha molta voglia di parlare.

"Avevo quasi pensato di presentartela ieri sera. Quando sei rientrata."

Sento tutto il sangue del mio corpo riversarsi nelle tempie. Allora ieri sera mi ha vista. Mi ha vista mentre li osservavo turbata. E davanti a me ha cominciato a massaggiare sua moglie sapendo che lo stavo guardando.

Decido di non rispondere perché ho paura di tradirmi. Accenno un sorriso imbarazzato e poi riempio il silenzio.

"Beh, sembra che il nostro giro sia quasi finito." Ci troviamo ormai al delimitare della fila di alberi dietro cui si intravedono già le nostre case. Chissà perché sento che, nonostante abitiamo di fianco, è meglio che ci salutiamo e separiamo qui, lontani da occhi indiscreti.

"E' stato davvero piacevole, ti ringrazio."

"Grazie a te, Marta. Chissà che ci ricapiti l'occasione di stare un po' da soli." Si avvicina a me, poggia la mano destra sul mio fianco, provocandomi sussulti ovunque, poi china il capo per darmi un bacio sulla tempia. Il tocco delle sue labbra è, come tutto in lui, delicato ma anche deciso. Presente.

Rimango immobile mentre si allontana senza dire più una parola. Sento una sensazione di vuoto nel punto lasciato libero dalle sue labbra.

E ora devo trovare le forze per andare al lavoro.



Esco dalla doccia per la quarta volta oggi. Sarà la calura estiva della sera, o sarà qualcos'altro, ma sento un bollore lungo tutto il corpo che riesco a placare solo con un bel getto di acqua ghiacciata. Mi costringo a pensare al lavoro, alle amiche, a qualsiasi cosa piuttosto che alla sensazione travolgente che mi ha lasciato rivivere mentalmente questa mattinata.

Filippo è bello, è magnetico, ha una voce così calma e sicura. Mi sa leggere dentro, sa fin dove può arrivare con le parole e sa quali parole mi calmano. Ci conosciamo da così poco. Vorrei sapere tutto di lui. Tutto tranne di sua moglie.

Sua moglie! Ma lui, lui si ricorda di avere una moglie? Questa mattina sembrava in un altro universo, finché non gli ho riportato io alla mente l'esistenza di quella donna.

Potrebbe essere mio padre. Ogni tanto questo pensiero torna alla ribalta senza che possa controllarlo. Chiudo gli occhi stringendoli forte. Però non è una novità per te, cara Marta.

Mi stropiccio gli occhi. E' vero: ho sempre avuto un debole per uomini più grandi di me. Da adolescente mi interessavano sempre ragazzi che avevano almeno compiuto vent'anni. Ricordo ancora la mia cotta giovanile per il mio professore che aveva venti anni più di me. E l'uomo più adulto con cui sia mai stata ne aveva quindici più di me. Che saranno mai allora trent'anni di differenza, dopotutto?

Mentre rifletto su tutto ciò, e l'altro lato della mia testa mi convince a distrarmi pensando a qualsiasi altra cosa, mi trovo a passare davanti alla mia porta finestra avvolta nell'asciugamano. E' socchiusa e sono tentata di dare un'occhiata fuori, in una direzione ben specifica. Il giardino di Filippo.

Mi avvicino all'apertura ed eccolo, sta innaffiando la siepe e i vasi sparsi nel giardino. Rimango fissa a osservare la sua delicatezza mentre sfiora le foglie e la concentrazione nei suoi occhi. D'un tratto lui alza lo sguardo verso la mia finestra. Sta cercando me?

Sono nascosta dalle tende e so che non può vedermi, ma questa volta mi viene un'idea terribile. Terribilmente eccitante.

Distolgo lo sguardo da lui e mi costringo a dirigerlo in alto sulle tende della finestra, che scosto leggermente con il braccio alzato, provocando lo stridio degli anelli sul bastone metallico. Ora ho attirato nuovamente la sua attenzione, lui sa che sono qui e può certamente vedermi: sono sicura che non si sia certo voltato a guardare altrove, ma continuo a tenere lo sguardo in alto.

Sistemo la tenda e poi sciolgo il turbante che ho in testa sempre avendo cura di rimanere davanti alla finestra, osservando altrove noncurante; libero i miei capelli umidi e li friziono leggermente movimentandoli con le dita e facendo ruotare il collo. L'asciugamano mi copre a malapena le ginocchia ed è legato all'altezza del mio seno. I capelli mi ricadono sulle spalle e sgrondano gocce d'acqua sul mio petto. Continuo a non guardare nella sua direzione, immaginando accaldata la sua reazione.

Sono eccitatissima dalla situazione, quasi non mi riconosco. Mi sembra di essere ebbra d'alcool, e presa dalla frenesia passo allo show finale. Mi volto di schiena e slaccio l'asciugamano legato sul mio seno e lo lascio cadere a terra. Voglio che mi veda, che mi intraveda, ma che voglia vedere ancora di più. Ora che mi trovo di schiena e le mie natiche sono al vento, in bella vista per Filippo, finalmente rivolgo gli occhi verso di lui, piegando la testa al di sopra della spalla. So che mi stai guardando. Questo spettacolino l'ho preparato tutto per te.

Lui è completamente sconvolto. Gli occhi sono più scuri, le pupille dilatate. I muscoli delle braccia tesissimi e le labbra socchiuse. Noto anche che qualcosa nei suoi bermuda sembra reagire alla mia vista.

Gli lancio un altro rapido sguardo beffardo e poi rientro in camera. Il tutto è durato non più di cinque secondi.

Non so cosa mi sia preso.

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