Parte 13 Colori

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Questo divano è molto comodo. Passo una mano sul tessuto e percepisco una trama in rilievo. Apro gli occhi appiccicati, lentamente, la testa mi pulsa. Ma cosa succede?

Avverto il peso di qualcuno a fianco a me che affossa il divano. Filippo?

"Ehi, come ti senti ora?" La sua voce calma e tranquillizzante fa fare una capriola al mio cuore. Apro definitivamente gli occhi ed eccomi seduta un po' scomposta su un divano dal tessuto giallo, nel salotto di una casa che non è la mia, con le gambe incrociate tra loro e le braccia quasi annodate. Filippo mi osserva un po' preoccupato ma attentamente, mi rivolge poi un debole sorriso.

Ho improvvisamente un flash di tutto quello che è successo. Emanuele sul prato, le sue mani intorno ai miei polsi, Filippo che lo allontana, Filippo che mi si avvicina e mi stringe a sé quando mi vede sul punto di crollare sulle mie stesse gambe. Il mio pianto incontrollato, i miei tremiti esplosivi, e lui che con il suo abbraccio prova a prenderli su di sé per calmarmi. Poi altri vicini che escono per chiedere cosa sia successo, qualcuno che mi scruta preoccupato mentre Filippo spiega in poche parole l'accaduto a bassa voce tranquillizzando gli avventori, poi sempre Filippo che mi prende per mano e mi conduce a casa sua, mi porta sul divano, mi dice di prendermi il mio tempo mentre lui mi avrebbe preparato un bicchiere d'acqua. Devo poi essermi addormentata senza forze nel suo salotto.

"Quanto... quanto tempo è passato?" chiedo con la voce impastata.

"Solamente una decina di minuti. Spero che ti senta meglio. Vuoi bere?" Mi indica il bicchiere sul tavolino. "Ti ho portata qui da me perché casa tua era chiusa e non volevo perdere tempo chiedendoti le chiavi. Pensavo volessi sederti per riprenderti e rimanere un po' sola il prima possibile. Spero non sia un problema."

Io mi riscuoto e cerco di rilassare i muscoli delle braccia che sembrano avere vita propria. Sono un po' imbarazzata all'idea che mi abbia vista in quelle condizioni. Mi passo una mano sul viso, vorrei coprirmi e scomparire del tutto.

Lui mi accarezza delicatamente un braccio soffermandosi sul polso che Emanuele ha stretto con tanta forza. Segni rossastri ne solcano la superficie. Filippo fa una smorfia di rabbia sfiorandomi la pelle livida che in quel punto inizia a diventare giallastra. Sembra così turbato. Ma quando si accorge che sto seguendo il suo sguardo, cambia espressione e mi osserva in viso sorridendo. Sta cercando di non farmi pensare a quello che è accaduto.

Succede tutto in una frazione di secondo. Premo improvvisamente le mie labbra sulle sue; lui, stupito, resta fermo per qualche istante, poi ricambia il bacio socchiudendo le labbra. Ora finalmente le nostre lingue si incontrano ed è come se si conoscessero da sempre. Mi stringe forte i fianchi mentre io lo scavalco e mi posiziono sopra di lui sul divano. Mi sento comandare da qualche forza interiore che non so spiegare. Un attimo prima ero disperata, senza forze, delusa, debole, e ora sono qui a prendermi con le unghie quello che voglio. Lo voglio. Voglio Filippo. Non mi interessa niente, di sua moglie, di suo figlio, della sua età, di Emanuele, di quello che è giusto o sbagliato. Sembra tutto di poca importanza di fronte all'energia che stiamo sprigionando qui e ora.

La mente mi riporta ad appena due giorni fa quando, sul mio letto, avevo tanto desiderato averlo dentro di me, e decido che stavolta non voglio fermarmi per nessun motivo. Continuiamo a baciarci come due selvaggi, sembra che non ci serva nemmeno più respirare. Affannata, lo guardo negli occhi e chiedo, senza pensarci: "Tu mi vuoi?"

Lui con il fiato corto sussurra: "Più di quanto abbia mai voluto qualcosa nella vita" E mi attacca nuovamente le labbra. Mi lascio sfuggire un gemito mentre lui appoggia le mani sui miei glutei, stringendo con decisione. Continua a baciarmi mentre mi sbottona la camicia in fretta, lo lascio fare e lo aiuto a sfilare le maniche. Le nostre labbra non si lasciano per un secondo. Io faccio passare le mie mani sotto la sua tshirt per esplorare il suo petto e i suoi addominali, che trovo rigidi e in tensione. Lui sospira quando le mie dita raggiungono la sua schiena e scorrono impercettibilmente verso il basso. Infine gli tolgo la tshirt con fare impaziente. Filippo mi bacia il seno mentre le sue dita slacciano il reggiseno. Intanto io mi muovo sopra di lui e posso sentirlo attraverso il tessuto dei miei slip rispondere decisamente ai miei stimoli. Mi sento completamente zuppa, di eccitazione e di sudore, e non riesco più a respirare.

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