Parte 6 Una rivolta dentro di me

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Oggi ho messo da parte tutta questa situazione assurda. Ma cosa sto facendo? Sto flirtando con un uomo sposato che potrebbe essere mio padre e che abita nella casa a fianco alla mia? Do la colpa di tutto alla rivoluzione sentimentale che sto vivendo, o al caldo di queste giornate. Mi sforzo, no, mi impongo per oggi di darci decisamente un taglio.

La giornata inizia serenamente senza intoppi. Emanuele mi ha scritto un altro messaggio che ho ignorato, mentre anche il suo amico Mauro ha fatto un tentativo di attirare la mia attenzione. Non avrei voluto che venissero coinvolte altre persone.

Quando sono uscita di casa per andare al lavoro non ho visto Filippo da nessuna parte. Non nascondo di essere rimasta qualche minuto fuori dalla porta per attenderlo invano. Che imbarazzo! Mi comporto come una ragazzina.


Oggi per fortuna il mio turno in ufficio finisce presto e alle 15 sono già davanti casa nostra; trovo mio padre in giardino ad innaffiare peonie. Mi saluta spiazzandomi.

"Finalmente hai l'occasione di fare un po' di socializzazione. E' da tanto che non esci un po'. Filippo venerdì organizza una cena in giardino da lui. Siamo tutti invitati!"

Rimango di sasso ma devo cercare di non darlo a vedere. Mi sforzo di produrre un sorriso tirato e annuisco. "Ok, e chi sarà invitato?"

"Praticamente tutti i vicini, e se non sbaglio anche qualche suo amico. Vedrai, è sempre così bravo a coinvolgere gli altri!"

Butto uno sguardo verso il giardino di lui. Non si muove nulla. Realizzo che oggi è giovedì, il che vuol dire che questa cena si terrà già domani sera. Ma perché ieri non me ne ha parlato?


Nel pomeriggio esco a fare qualche commissione in centro. Sono a piedi, il caldo è indescrivibile e il sole minaccia di farmi friggere la pelle. Mi consolo all'idea di entrare al supermercato dove l'aria condizionata mi potrà dare ristoro.

Giro velocemente tra gli scaffali per recuperare gli ingredienti per la cheesecake che intendo portare domani sera alla cena di Filippo. Non vorrei proprio, ma mi ritrovo a pensare a questo evento veramente troppo spesso. Da una parte mi alletta l'idea di entrare un po' nel suo mondo, e perché no, di controllare come lui si comporterà con me in presenza di altri. Il problema è che, tra gli altri, ci sarà certamente sua moglie. Come sarà?

Penso a questo mentre mi avvicino alla cassa. Davanti a me un ragazzo piuttosto giovane con un cappellino in testa sta posando i suoi pochi acquisti sul nastro con fare disinvolto. Mentre osservo distrattamente la situazione, vedo un'ombra passarmi davanti e vengo leggermente spinta sul braccio da qualcuno. Una donna di mezza età mi ha superata e ora si rivolge al giovane.

"Ragazzo, fammi passare."

Il tono non ammette assolutamente scuse e il ragazzo, guardandola mortificato, non apre bocca e si sposta lateralmente per permetterle di passare. Una volta che la donna lo supera emettendo un verso di scherno, noto il giovane guardarmi allibito.

Non reggo.

Avanzo leggermente e apro la bocca, non ancora sicura di quello che avrei detto.

"Mi scusi" esclamo con tono contrariato "le sembra il modo di comportarsi?"

La donna si volta lentamente come il cattivo che svela il suo volto in un film thriller. Vedo il suo caschetto scuro scuotersi e poi mi guarda in volto alzando un sopracciglio.

"Prego?"

Non tollero questo tono di sufficienza.

"Se aveva bisogno di passare prima lei, avrebbe potuto chiederlo gentilmente. Senza dover spingere le altre persone."

La signora, gelida, serra la mascella e si volta di nuovo di fronte a sé ignorandomi. Mormora un "Ma tu guarda..." e scuote la testa.

Decido di desistere. Sbuffo con i lampi negli occhi e mi rassegno: al mondo ci sono persone che non meritano nemmeno una risposta.


Stasera il caldo è veramente insopportabile, temo seriamente di sciogliermi da un momento all'altro. Le lenzuola sono appiccicaticce, mi muovo e rimuovo sul materasso ma non riesco quasi a respirare. Mi volto verso la porta finestra e decido di cercare refrigerio all'esterno.

Scendo in giardino scalza, nel pigiama leggero. E' piuttosto buio e l'unica luce arriva dalla luna e da alcuni faretti nel prato in lontananza.

Mi siedo sulla poltroncina sul prato, incrocio le gambe e appoggio i gomiti sui braccioli guardando il cielo. C'è talmente tanta afa che stento a distinguere le stelle. Poggio il mento sulla mano destra e inspiro forte.

Sono giorni strani. I miei sentimenti sono in guerra dentro di me. Chissà se dai miei occhi si può leggere quello che ho dentro.

E' normale che ci sia una rivolta dentro di te, Marta. Hai rivoluzionato completamente la tua vita in poche settimane. Prendo in considerazione questa voce nel cervello, ma no, mi rendo conto che ha ragione solo in parte. C'è qualcos'altro che ora turba le mie interiora.

Sono ore che non pensi ad Emanuele.

Alzo la testa di scatto, colpita improvvisamente da questo pensiero. E' vero. Mi sono seriamente distratta. Distrazione? E' così che vuoi chiamarla?

Scuoto la testa. Sono troppo stanca per pensare.


Mi sveglio nella maniera più strana del mondo. Sento il volto umido. Sono in una posizione strana, le ginocchia mi dolgono e ho mal di testa. Inspiro aria pulita e sento odore di erba, apro leggermente gli occhi e mi sento abbagliata. Li richiudo subito e mi porto un braccio davanti al viso a schermire la luce.

Mi stiracchio le braccia e le gambe e finalmente il mio cervello inizia a ingranare. Sono fuori casa: mi sono addormentata sulla poltroncina in giardino.

Mi scappa un sorriso, mi stropiccio gli occhi e guardo davanti a me.

Filippo. Appoggiato con i gomiti al cancello. Mi sta studiando.

Quando nota che lo sto guardando si riscuote leggermente imbarazzato.

"Scusami, davvero. E' che... eri molto bella mentre dormivi"

Sono immobilizzata, il cuore non batte nemmeno più. Mi stava guardando? Da quanto?

Si passa una mano tra i capelli e sorride guardando in basso. "Davvero, non voglio sembrarti un maniaco o qualcosa del genere. Ma stavo pensando che avrei dovuto svegliarti. Forse sei in ritardo per il lavoro".

Sbarro gli occhi. Accidenti! Saranno almeno le 07:30. Mi rendo conto di non avere ancora aperto bocca. Io e lui non ci vediamo dalla scena del balcone. Anche se non posso dire che ci siamo propriamente visti. L'ultima volta che ci siamo incontrati mi ha dato un bacio sulla fronte. Prende a scottarmi non appena ci penso. Mi alzo e gli vado incontro automaticamente.

"Spero di non aver fatto la sonnambula mentre mi guardavi. O aver parlato nel sonno, o qualcosa del genere"

"No, no, niente di simile. Sarei curioso di sapere di cosa parleresti nel sonno, però"

Stacca le mani dal cancello e fa un passo indietro.

"Ti aspetto stasera." E fa un gesto del capo rivolto in direzione della sua casa. Mi fa un occhiolino.

"Non vedo l'ora". Rispondo raggiante.

E sul serio, non vedo l'ora.

Vicino al cuoreWhere stories live. Discover now