I miei genitori probabilmente non sono stati dei genitori modello, troppo permissivi, poco apprensivi, a tratti anche poco amorevoli, ma i miei zii erano troppo rigidi e severi, e non si sono mai preoccupati di nascondere ciò che pensavano di me: ero solo un peso.

« Ringraziaci, perché se sei in questa casa e non in un orfanotrofio è solo merito nostro »

« Sai cosa succede alle ragazze della tua età che non hanno una famiglia? Finiscono in strada a fare le prostitute. Forse avresti dovuto farlo anche tu, a quest'ora avresti portato il pane a casa e non recato solo fastidio »

« Se osi lamentarti di nuovo non mangerai per i prossimi tre giorni e non sto scherzando »

Queste tre frasi erano quelle che sentivo più spesso, mediamente mi venivano ripetute una volta al giorno, forse anche due.. ero solo uno stupido e inutile fardello.

Fra le tante e nuove regole che mi erano state imposte ce n'era una molto rigida, che riguardava le uscite: « Non puoi mettere piede fuori casa senza il nostro permesso ».

E così è stato per tutti e tre lunghi e terribili anni che ho trascorso fra le mura di quella casa.

Chiedere il permesso per qualsiasi cosa.

Scusarsi per qualsiasi cosa.

Sentirsi un peso per qualsiasi cosa.

Trascorrevo tutte le mie giornate in quel cottage apparentemente idilliaco, immerso nel verde, e a pochi minuti dalla città di Edimburgo.

Ed è stato così per due anni, uscivo solo per fare la spesa, per sbrigare le faccende domestiche, mai una giornata al mare come quando ero piccola, mai una gita in montagna, mai un piccolo viaggio fuori città, se non una volta a York, sempre per affari di lavoro che riguardavano i miei zii.

Iniziava a maturare in me il desiderio di fuga e di ribellione, ma non ne avevo mai avuto l'occasione, almeno fino a quella sera.

Zio Thomas aveva portato a spasso il cane, un Pit bull aggressivo con chiunque che, mette paura anche solo a guardarlo, e la zia si era addormentata perché aveva la febbre alta.

Non so cosa mi sia passato per la testa, ma sapevo il giro che Thomas faceva ogni volta che portava la bestia a spasso, così sono uscita e sono corsa via, percorrendo la strada opposta.

Durante quella corsa disperata avevo il timore e l'ansia di vedermeli sbucare dinanzi e di essere aggredita da quel cane, eppure non successe, riuscii ad arrivare ad Edimburgo, dopo una lunga e interminabile corsa.

Avevo attraversato ettari e ettari di terreno incolto, boschi, stradine sterrate, avevo trovato il sentire che conduceva alla città, perché quando cerchi la libertà fai di tutto per cercare di spiccare il volo.

Ma una volta in centro il vuoto.

Cosa avrei dovuto fare? Dove sarei dovuta andare?

Dalla polizia non potevo, avrebbero avvisato i miei zii.

Fuggire non era una valida alternativa, non avevo nemmeno due spiccioli con me.

Midnight in ParisOnde histórias criam vida. Descubra agora