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Kayla
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Quando ero una bambina mia madre mi diceva che non dovevo avere paura della morte, perché la vera minaccia sono quelle persone che abilmente si muovono fra di noi portando una maschera fatta di buone intenzioni.
Gli stessi che poter difendere i propri interessi personali sono in grado di fare agli altri  le peggiori atrocità, a mente lucida e a sangue freddo.

All'epoca non ci credevo molto, ero solo una bambina innocente, che nonostante non vivesse la vita che tutte le bambine della sua età sognano, vedeva sempre il buono nelle persone.

Ma poi io stessa l'ho sperimentato sulla mia pelle.

Io stessa sono stata vittima di questi uomini.

Ed è per questo che non ho più paura della morte.

Ho sempre pensato che sciogliere la mia vita nella morte avrebbe dato pace a quelle sofferenze che mi portavo dentro da quando ero soltanto una bambina.

Non ricordo un solo giorno che sia stato felice, un solo giorno che sia stato tranquillo.

Ho sempre pensato alla morte come una via di fuga dai mali, e ci ho provato, ci ho provato più volte a farla finita, eppure non ci sono mai riuscita.

La prima volta che ho tentato il suicidio avevo soltanto quindici anni.

« Cosa potrà mai aver passato una ragazzina di soli quindici anni per ridursi in questo stato? »

Erano queste le parole che avevo udito dai medici che mi avevano assistito la sera del 25 novembre 2017, dopo essere stata recuperata dalle acque del Forth.

Se dovessi raccontare con esattezza cosa accadde quella sera probabilmente non sarei in grado di farlo, la mia mente si è sempre rifiutata di elaborare tali ricordi e, a furia di ignorare questi pensieri, li ho quasi rimossi.

Forse dire che li ho quasi rimossi è un esagerazione, diciamo che giacciono nel mio subconscio e che, nel corso di questi anni, ho fatto il possibile per non farli emergere. Eppure la visita di quel ragazzo sconosciuto dal bell'aspetto ha fatto scattare in me qualcosa.

Merito davvero di vivere una vita che non mi appartiene?

Merito davvero di dover dipendere sempre da qualcuno?

Merito davvero di non essere felice e di restare inerme per il resto dei miei giorni?

Il mio soggiorno a Parigi non mi ha cambiato l'esistenza come speravo, ma mi ha insegnato che la felicità non la puoi ottenere guardando la tua vita dall'esterno come mero spettatore nell'attesa un miracolo. La felicità va costruita con le proprie forze, giorno dopo giorno, e che anche quando vediamo tutto nero dobbiamo ricordarci che siamo solo e soltanto noi gli artefici del nostro destino.

E so che per poter andare avanti devo fare un tuffo nel passato, devo prendere di petto quel dolore che ho provato e affrontarlo, perché è solo così che posso superarlo e andare avanti.

Ed è per questo che devo immergermi, per la prima volta dopo tanti anni, nei ricordi vaghi e confusi della fatidica sera del 25 novembre del 2017.

Quando mi sono trasferita a casa dei miei zii materni la mia vita è cambiata totalmente e anche le regole che mi venivano imposte nella quotidianità erano state stravolte.

Midnight in ParisOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz