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Aurore

Non ho molta voglia di andare alla festa di Maëlle, l'unica cosa a cui riesco a pensare è Aleksander.
Negli ultimi mesi abbiamo litigato molte spesso, andava via spesso, ma dopo qualche giorno ritornava sempre, cosa c'era adesso di diverso? Perché non mi sta cercando?

Nemmeno i preparativi per la festa mi distraggono dal pensiero dell'unico ragazzo che avevo mai voluto in vita mia. Il mio sguardo infatti ricade ogni secondo sullo schermo del cellulare bloccato per cercare di vedere se mi ha scritto, ma ovviamente non arriva mai nulla.

In bilico su cosa fare alla fine cedo alla tentazione. Con uno scatto veloce afferro il cellulare poggiato sul materasso e compongo il suo numero.
Una serie di squilli, poi la segreteria telefonica, come al solito.

Sto per avere una crisi dalla disperazione, odio essere ignorata. Prendo un respiro profondo e inizio a camminare per tutta la stanza affondando le unghia nei miei stessi palmi per cercare di controllare la rabbia.

Sono stanca, stanca di essere ignorata, stanca di essere presa in giro, stanca di essere così dannatamente innamorata di una persona che mi sta trattando come la cosa più scontata al mondo.


La festa non è una  delle migliori organizzate da Maëlle, non ci sono molte persone, solo una musica altissima e assordante che mi fa scoppiare la testa.

La voglia di andare via è molto alta.

« Posso portarti qualcosa da bere, Auro? » sento una voce familiare alle mie spalle.
Mi volto immediatamente e riconosco subito Elia. Nonostante non ci vedevamo da qualche anno non era cambiato molto, sempre altissimo muscoloso e biondissimo. Il suo sorriso è sempre molto dolce, i suoi lineamenti delicati, nel vederlo dinanzi a me quasi resto incantata.

« Si, grazie »

« Era da molto che non ci vedevamo, va tutto bene? »

Molto che non ci vedevamo? È serio?
Ci eravamo lasciati anni fa perché doveva trasferirsi in una nuova città e adesso che cosa ci fa di nuovo a Parigi?

« Bene, grazie » sono fredda, distaccata. Sta per rispondermi ma lo precedo. « Come mai da queste parti? Sei ritornato? »

« Mi sono infortunato, la mia esperienza all'estero non è andata a buon fine »

Elia è da sempre stato un tipo sportivo, ci siamo conosciuti proprio in una palestra a pochi passi dall'università. Elia non studiava, eppure passava ore nella biblioteca della mia università solo per potermi parlare, aveva fin da piccolo il sogno di diventare un calciatore e nonostante l'età aveva ancora la possibilità e la voglia di fare carriera.

Quando ci siamo lasciati in aeroporto ero più che sicura che quando ci saremmo rivisti lui sarebbe stato un giocatore affermato, probabilmente in uno dei club più famosi al mondo ed io, invece, una scrittrice alle prese con la pubblicazione dell'ennesimo libro, eppure eccoci qua, a casa di una vecchia amica a bere spritz sul divanetto in terrazza.

C'è un palese imbarazzo fra noi due, ma esattamente cosa dovrebbero dirsi due ex che hanno chiuso improvvisamente la loro relazione e che non si sono visti e sentiti per anni? È strano essere di nuovo insieme.

« Non sei cambiato affatto » la mia voce stavolta è sempre più nervosa e tesa.

« Sempre lo stesso, forse un po' meno imbranato »

Le sue parole mi strappano una leggera risata e con il suo senso dell'umorismo riesce a spezzare la tensione che si era creata fra noi. Non cala più il gelo fra noi due anzi, iniziamo a parlare un po' di tutto, dei due anni trascorsi lontani, delle mie sessioni di studio interminabili e dei suoi allenamenti sempre più duri.

La conversazione è diventata così piacevole che non mi sono nemmeno resa conto che si è fatto tardissimo e quando, poggiando casualmente lo sguardo sul cellulare, vedo che ormai sono già le due scatto in piedi all'istante.

« Cavolo è tardissimo io devo andare »

« Ti riaccompagno io, non preoccuparti »

Scesi in strada Elia mi passa il suo casco, come al solito era molto premuroso, e dopo avermelo allacciato e controllato che fosse ben stretto mi fa cenno di salire sulla sua moto.

Stringo le mani suoi suoi fianchi facendo affondare i polpastrelli nel tessuto morbido della sua maglietta, mentre lui mette in moto il gioiellino appena acquistato.

In men che non si dica arriviamo a destinazione, non sono solita tornare così tardi a casa, anche quando stavo con Aleksander mi riaccompagnava presto e, probabilmente, era questo uno dei motivi per i quali la mia famiglia lo adorava.

Saluto Elia con un tenero bacio sulla guancia, i suoi occhi sembrano essere più luminosi non appena le mie labbra sfiorano la sua pelle. È così timido che dopo qualche istante mi saluta con un cenno della mano e mette in moto.

Lo guardo allontanarsi e quando ormai la sua moto non è più nella mia traiettoria visiva mi avvicino all'ingresso di casa. Frugo nella borsa alla ricerca delle chiavi, ma il buio non mi aiuta così ci metto un po'.
Quando le ho finalmente in pugno sento una voce alle mie spalle.

« Ti fai seriamente riaccompagnare a casa da quello sfigato? »

Sobbalzo. Non mi sono accorta della presenza di un'altra persona nei dintorni, ma riconosco immediatamente la sua voce.

« Mi hai spaventata, Kaden »

« Non era il mio intento signorina, torni davvero a casa con quello sfigato? »

« Non è uno sfigato, è un bravissimo ragazzo »

So che la mia affermazione lo avrebbe fatto arrabbiare, Elia e Kaden non si sopportano affatto.

« Stai difendendo un codardo che ti ha mollato ed è fuggito »

Resto per un istante senza parole.
Kaden non mi ha mai parlato in questo modo.
Aggrotto le sopracciglia in una smorfia, adesso sono infastidita. Odio quando qualcuno si prende la briga di parlarmi in quel modo, soprattutto quando il "qualcuno" in questione è una persona che in fondo non mi conosce tanto bene.

« Però ora sei fortunata a stare con Aleksander, il mio amichetto sa come trattare le donne »

Palesemente non è a conoscenza della rottura, ma non ho intenzione di affrontare l'argomento alle due di notte davanti al portone di casa mia con mia madre probabilmente appostata davanti all'ingresso a sentire tutta la conversazione.

« Kaden sei ubriaco? » Gli sussurro preoccupata.

Non è solito bere, non lo conosco bene ma in fondo è un bravissimo ragazzo che si tiene lontano da alcol e ogni tipo di droghe, ma questa sera sento che c'è qualcosa che non va.

Restiamo entrambi in silenzio per qualche secondo, siamo così vicini che riesco a guardarlo nei suoi bellissimi occhi verdi.

« È Blanche »

« Sta bene? »

« Mi ha mollato, certo che sta bene »

Oh Kaden, siamo sulla stessa barca.

Posso  comprendere il suo dolore perché alla fine mi sento anch'io allo stesso modo. Anche io ho usato l'alcol e le feste per cercare di dimenticare Aleksander eppure non ci sono riuscita.

Sono pessima nei consigli d'amore e non siamo abbastanza lucidi per affrontare una conversazione di tale portata così mi offro di riaccompagnarlo a casa, ma ovviamente rifiuta.

« Va a dormire ragazzina, domani hai i corsi »

È l'ultima cosa che gli sento dire prima di vederlo allontanarsi da me e sparire all'angolo della strada.

Midnight in ParisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora